La Società Geografica italiana – ospitata nella splendida villa Celimontana a Roma – non può certo definirsi un luogo dove si respira il futuro. È piuttosto un prezioso scrigno dove il passato della conoscenza, delle esplorazioni, dei viaggi scientifici viene preservato – e valorizzato – per le future generazioni. Eppure, anche questa settimana (dal 27 al 30 settembre), sarà il teatro del bel Festival della Letteratura di Viaggio, che dopo numerosi eventi legati al racconto del mondo attraverso diverse forme di narrazione, affronterà anche il tema dei viaggi nell’era digitale con un panel dal titolo “In Web We Travel“.
Sono, come mi è già capitato negli anni passati, tra coloro che dovranno perorare la causa del Web come alimentatore della fascinazione suscitata dai racconti di viaggio con mezzi non tradizionali.
Anni fa raccontai l’importanza della georeference on the road dei propri racconti (spesso in diretta), poi (parliamo sempre di qualche anno fa) dell’importanza assunta dai blog di viaggio quali vere e proprie forme di letteratura itinerante. E domenica di cosa parleremo?
Cosa è successo nel frattempo? Il Web è andato avanti; la gente ormai sa benissimo dove trovare le informazioni di cui necessita prima di un viaggio e sa altrettanto bene come e dove condividere commenti e impressioni al rientro. L’intera Rete, forse, è diventata un enorme blog di viaggio, fatto di una miriade di microblog di viaggi personali nel quotidiano grazie a Twitter, Instagram e così via. Si racconta con Instagram il percorso da casa all’ufficio, magari imbottigliati nel traffico, come se fosse l’avventura del dirigibile del generale Nobile.
Tweet più o meno concitati svelano le ansie di un check-in al volo alla stregua dei racconti dei viaggi di Livingstone.
Forse, e sottolineo forse, perchè vado al Festival a Villa Celimontana non solo per parlarne ma soprattutto per capirne di più, grazie al Web in questi anni abbiamo talmente interiorizzato la filosofia del viaggio che ormai permea il nostro linguaggio quotidiano. Se a questo si uniscono le innumerevoli opportunità di trovare offerte last-second a prezzi stracciati, contest online sul racconto delle proprie vacanze, blog tour, visite nei luoghi della letteratura (avete provato quello di Stoccolma dei luoghi della trilogia di “Millennium”?).
Possiamo dire che “in Web we travel all day”.
Ma il Web è anche un non-luogo dove i viaggi si possono anche immaginare, bluffare, inventare, millantare, sognare.
Mi viene in mente “L’Utopia”, il libro di Tommaso Moro dove si narra, tra l’altro, il viaggio che Raffaele Itlodeo, viaggiatore-filosofo, compie per primo nell’isola di Utopia. Si tratta di una societas perfecta, creata dal suo primo re Utopo, dove la cultura domina e regola la vita degli uomini. Nel dibattito sull’etimologia del neologismo “utopia” io mi schiero con chi lo interpreta come un non-luogo. C’è chi lo definisce un bel luogo e chi opera un sincretismo tra le due interpretazioni (e ora che ci penso forse anche a ragione) leggendolo quindi come un luogo perfetto che non esiste.
A me un non-luogo utopistico raccontato da un filosofo viaggiatore raccontatore di bugie (sapevate che in greco, il nome del protagonista Raffaele Itlodeo significa proprio “raccontatore di bugie”?) affascina e ricorda tanto il Web. Ecco perché ricordo ancora il blog che ho tenuto per anni – ahimè ora molto poco presidiato – dove il mio slogan era: “come altri viaggiatori ho visto più di quel che ricordo; e ricordo più di quel che ho visto”. Perché che cos’è il racconto del viaggio se non un racconto di un sogno? Si viaggia in tanti modi: a piedi, a cavallo, in auto, in aereo, in treno, in moto, con la fantasia.
Il Web allora è sicuramente la più grande agenzia di viaggi che l’umanità abbia mai conosciuto. Un non luogo dove chi non può viaggiare, è in grado di sognare i sogni di altri. E può farlo ogni giorno, ad ogni ora, in ogni momento. Ci vediamo domenica e ne parliamo insieme?