Il sequestro dei server di Zservers
Recentemente, la polizia olandese ha portato a termine un’importante operazione, sequestrando 127 server appartenenti a Zservers, un provider noto per offrire servizi di hosting a cybercriminali, in particolare al gruppo LockBit. Questo intervento è il risultato di un’indagine che ha richiesto oltre un anno di lavoro investigativo, evidenziando l’impegno delle autorità nel contrastare il crimine informatico.
Il contesto del bulletproof hosting
Zservers è un esempio di ciò che viene definito bulletproof hosting, un servizio che consente di ospitare contenuti illegali senza richiedere l’identità dei proprietari. Questo tipo di hosting è particolarmente attraente per i criminali informatici, poiché offre un alto grado di anonimato e protezione contro le forze dell’ordine. I server sequestrati si trovavano in un data center situato a pochi chilometri dal centro di Amsterdam, un luogo strategico per le operazioni illecite.
Le sanzioni internazionali e i legami con LockBit
Le autorità di Stati Uniti, Regno Unito e Australia hanno già imposto sanzioni a Zservers e ai suoi amministratori, Igorevich Mishin e Aleksandr Sergeyevich Bolshakov, accusati di facilitare attacchi ransomware. Durante la perquisizione, sono stati rinvenuti strumenti utilizzati da LockBit e Conti, due dei gruppi di ransomware più temuti a livello globale. Le sanzioni impediscono a qualsiasi entità di intrattenere rapporti commerciali con Zservers, congelando anche i loro asset finanziari.
Prospettive future e indagini in corso
Nonostante il sequestro dei server, le indagini non si fermano qui. Le autorità stanno continuando a lavorare per identificare ulteriori complici e per comprendere meglio la rete di supporto che consente ai gruppi di ransomware di operare.
La lotta contro il crimine informatico è complessa e richiede una cooperazione internazionale, ma operazioni come quella di Zservers rappresentano un passo significativo verso la sicurezza informatica globale.