Sono le 4 di mattina. Un centinaio di ragazzi seduti davanti a un computer, circondati da lattine di Red Bull vuote, lottano contro il tempo per finire i loro mini-progetti software da presentare il giorno dopo.
È una scena non troppo lontana da ciò che accade durante una hackathon, evento per programmatori che sta diventando sempre più popolare anche in Italia. Ho parlato di ragazzi perchè la presenza femminile durante questi incontri è ancora piuttosto scarsa, e la domanda può sorgere spontanea: ci sono davvero così poche donne tecniche o non interessate a questo tipo di eventi?
È un dato di fatto che c’è ancora una minoranza di donne nel settore tecnologico, se ne parla fin troppo spesso (ed io non sono stata un’eccezione).
Ciò non toglie che anche le donne possano apprezzare il passare un intero weekend a programmare e sviluppare le proprie idee insieme. Lo dimostra la recente proliferazione di hackathon dedicate esclusivamente alle “geek girls” in diverse parti del mondo.
In Germania sono state le Berlin Geekettes a portare la prima hackathon femminile, lo scorso 1-2-3 Marzo. Io l’ho vissuta indirettamente attraverso la mia socia Johanna che ha partecipato e, pur non essendo presente, sono stata colpita dall’energia e dall’originalità di questo evento.
Alcune cose in particolare mi sono saltate all’occhio: ci sono foto di gente che mangia con gusto, che fa yoga, che cuce uccelli di stoffa, e c’è un clima piuttosto rilassato per essere un’hackathon.
Si toccano in parte degli stereotipi di genere, ma ci sono anche tante sorprese, come il numero di progetti presentati (30 su 80 partecipanti), che supera la media delle hackathon, e la loro notevole qualità.
Soprattutto si percepisce un grande investimento personale ed emotivo da parte sia delle organizzatrici che delle partecipanti. Jess Erickson, anima delle Berlin Geekettes e regina del PR berlinese in ambito startup, a fine evento ringrazia tutti con le lacrime agli occhi, esprimendo il significato che per lei e per il gruppo ha costituito il successo dell’evento.
“Quello che volevo ottenere” mi racconta in seguito Jess “era di coinvolgere le donne per creare innovazione, ma attraverso la collaborazione anziché la competizione, cosa che di solito caratterizza le hackathon”.
“Rispetto a tante altre hackathon a cui ho partecipato” dice Amélie Anglade, co-organizzatrice dell’evento “questa ha avuto sicuramente una qualità superiore di progetti presentati: idee originali con un design eccellente e soprattutto già online ed accessibili a tutti”.
Non solo, si nota che ci sono molti progetti che in qualche modo esulano dai temi solitamente associati ai team femminili. Tra i vincitori c’era sì un’app dedicata al monitoraggio delle attività dei bambini, Monkey See, Monkey Do ma anche una che permette di ascoltare la musica giusta durante attività sportive all’aperto, JourneyMix, una cintura per giocare a Tetris, WonderBelt, e un interferometro che produce laser e suoni, il Re-Vibe.
“Quello che mi ha stupito” aggiunge Johanna, che si è piazzata al secondo posto con Life in Music “è che non c’erano solo programmatrici ma anche designer, esperte di prodotto e ragazze che semplicemente volevano imparare. È stato bello fare un’hackathon così focalizzata sull’apprendimento”.
Un evento dunque non così centrato sulla programmazione come lo sono le hackathon, ma aperto alla collaborazione tra persone con diverse competenze in ambito tecnologico. Soprattutto, un ambiente accogliente per tante donne che spesso non hanno abbastanza fiducia in sé per confrontarsi con profili altamente tecnici.
“Sapevo che per molte era la prima esperienza di hackathon” dice Amélie “e volevo fare il possibile affinchè fossero incoraggiate a tornare ad altri eventi del genere”.
Questa hackathon incorona dignitosamente un anno di attività delle Berlin Geekettes e ne conferma un potenziale che va al di là di un semplice gruppo di supporto femminile.
In questo breve spazio temporale le BG hanno infatti organizzato alcuni tra gli eventi più interessanti della scena tech berlinese e hanno attirato l’attenzione dei media in tutto il mondo. “Ho semplicemente sentito che Berlino aveva bisogno di una struttura ‘grassroots’ che permettesse alle donne nel campo tecnologico di condividere le loro competenze ed esperienze”, spiega Jess. Resta comunque innegabile che le sue grandi doti di leadership e la sua capacità di attirare persone entusiaste e competenti abbiano fortemente contribuito ad alimentare questo fenomeno.
Quello che emerge è un progetto di grande respiro in grado di avvicinare non solo le donne che tecniche già lo sono, ma anche quelle che vorrebbero esserlo o non si sentono abbastanza sicure delle proprie competenze. E quelle come Johanna che, pure essendo tecnica tende ad evitare le organizzazione di sole donne, “perché di solito si focalizzano sui problemi di genere e si lamentano troppo della loro condizione. Le Geekettes sono diverse. Sono un gruppo startup figo che si dà il caso sia gestito da donne”.
Quando poi anche gente come me, che non si considera “geek” a sufficienza e ama passare i weekend in pace, si ritrova a pensare “accidenti, mi sarebbe piaciuto esserci!”, allora significa che le Geekettes hanno raggiunto un obiettivo davvero importante: portare le donne ad uscire di casa non per lottare contro il sistema, ma per divertirsi insieme.