Un nuovo regime in un contesto di violenza
La Siria, dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad, si trova a fronteggiare una situazione di crescente instabilità. Ahmed al-Sharaa, ex leader di al-Qaeda e ora a capo di un governo tecnocratico, ha conquistato Damasco, ma governare si sta rivelando un compito arduo. La dissoluzione delle forze di sicurezza di Assad ha aperto la strada a un’ondata di violenza settaria, minacciando di riportare il paese in una guerra civile che non si è mai realmente conclusa. La legittimità del nuovo regime è ora sotto attacco, mentre gruppi pro-Assad riemergono, complicando ulteriormente il panorama politico.
Le tensioni etniche e religiose
La Siria è un mosaico etnico e confessionale, e le recenti violenze hanno messo in luce le fragilità di questa composizione.
Gli alawiti, una minoranza religiosa che ha sostenuto Assad, sono stati oggetto di attacchi e repressioni. Le esecuzioni sommarie e gli eccidi documentati hanno sollevato interrogativi sulla capacità del nuovo governo di mantenere l’ordine e la coesione sociale. La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di fazioni jihadiste che operano in modo semi-autonomo, rendendo difficile il controllo da parte del governo di al-Sharaa.
Le reazioni internazionali e le prospettive future
Le potenze internazionali stanno osservando con attenzione gli sviluppi in Siria. L’Unione Europea è preoccupata per un possibile nuovo flusso di rifugiati e sembra privilegiare la stabilizzazione del governo rispetto alle questioni umanitarie. Gli Stati Uniti, pur mantenendo operazioni militari nel paese, non hanno mostrato segni di riconoscimento del nuovo regime.
La mancanza di una strategia chiara da parte di Washington solleva dubbi sulla sostenibilità della loro presenza in Siria. Tuttavia, un accordo storico con le Forze Democratiche Siriane (SDF) potrebbe rappresentare un passo verso una maggiore stabilità, sebbene permangano incertezze significative.