Gli occhi di Caterina sono quelli di una ragazza che scopre e assapora il mondo nel pieno dei suoi 24 anni. Viene da Livorno, una città multietnica e culturale, dalla vocazione internazionale. Proprio come quella di Caterina che già l’anno scorso aveva fatto parlare di sé per aver ideato un frigorifero senza corrente. Questo progetto, Freeijis, le ha dato visibilità e aperto alcune porte.
Ho incontrato Caterina Falleni, durante i giorni del Pioneers Festival di Vienna: salta da un pitch a un panel con la facilità del veterano e di chi ha imparato tanto negli ultimi mesi. Caterina è stata, infatti, una delle ultime studentesse italiane alla Singularity University, l’istituto che seleziona talenti internazionali con l’obiettivo di far loro creare delle realtà in grado di cambiare il mondo nei prossimi anni.
Caterina ha partecipato al Pioneers Festival (vinta da Poikos con FlixFit)) per presentare X&Y Genomics, la società che ha fondato con un suo compagno di studi alla Singularity University e nel quale ha portato la sua esperienza di designer.
Era la sua prima partecipazione ad una Startup Competition e i 3 giorni dell’evento le hanno insegnato moltissime cose: ad esempio, la presentazione dei punti forti della sua impresa o i pitch di fronte a una platea di investitori, fino a quelle più strategiche di contenuto come il business model, il target, il go-to-market.
Durante una pausa dai lavori, ha gentilmente chiacchierato del progetto che l’ha portata a Vienna. Ne è nata un’ intervista.
Come definiresti X&Y Genomics in 3 parole?
Design, innovazione, personalizzazione genetica.
Io vengo dal mondo del Design, il mio cofondatore da quello della medicina, e volevamo unirlo con quello della tecnologia.
Cosa è esattamente X&YGenomics?
Vogliamo trovare una via di mezzo, una tecnologia, per trasformare il codice genetico, fatto di lettere e numeri, in una visualizzazione. Vogliamo creare una piattaforma che permetta di interagire con i propri genomi.
Puoi scegliere alcuni geni e così vedere come il tuo stile di vita – dieta, sport, smoking, ad esempio – può influenzare i futuri rischi di una malattia particolare.
Ci sarà una visualizzazione 3D dei proprio corredo genetico. Stiamo sviluppando un Minimum Viable Product (MVP) con dei dati che ci verranno forniti da un’entità esterna. Noi non li gestiremo a livello di sicurezza e lettura del DNA dato che ci sono già altri che lo fanno.
L’idea è di fare una partnership con queste aziende che detengono questa tecnologia. Su X&Y gli utenti saranno interessati a vedere la visualizzazione di questi dati e quindi ad avere anche questo prodotto, ad esempio, stampato in 3D, trasformato poi in un gioiello da indossare o in una scultura.
Come ti è venuto in mente?
Sono stata quest’estate alla Singularity University, ed il mio mondo era completamente distante. Lì c’erano dei laboratori, corsi opzionali, uno di questi si chiamava Bio-curious dove biotecnologi ed esperti in genetica ti accompagnano per mano a scoprire quello che c’è dietro le biotecnologie, come poter giocare – loro usano molto la parola play – con il DNA, nanorobots e molto altro.
Ci hanno anche fatto creare delle colonie di batteri fluorescenti (vd. post sul blog). E quindi ne sono rimasta affascinata: la prima cosa che ho detto è stata, da ignorante, che il DNA ci rende unici e ci distingue. Come tutte queste informazioni nascoste dentro di noi potessero essere più raggiungibili e comprensibili per chi, come me, non ci capisce niente. Trasformare dunque questa enorme quantità di informazioni in qualcosa di fisico: toccando e visualizzando riesci a capire e anche a dare più valore ed esser cosciente di quello che c’è dietro.
Nel DNA, si può scoprire il tuo passato, il tuo presente e il tuo futuro. Puoi capire la linea dei tuo antenati. Ho scoperto ad esempio di avere al 2% antenati cinesi e di poter sviluppare diabete di tipo 2 o altre malattie, o di assimilare lentamente il caffè.
Ma oltre a questo, dentro il DNA c’è scritto anche come puoi reagire a certi composti medici. Alla Singularity University abbiamo studiato le tecnologie esponenziali che potranno avere un impatto positivo su un miliardo di persone da qui a dieci anni. Come ad esempio il DNA sequence: con il continuo abbassamento del costo della tecnologia e la velocità di lettura, presto un grosso numero di persone (numero esponenziale) potrà usufruire dei benefici. Essendo questo un mercato ancora relativamente giovane è ancora poco esplorato soprattutto per la penetrazione nella vita quotidiana delle persone.
Cosa avete imparato in questi giorni a Vienna? Avete cambiato il vostro revenue model sulla base dei feedback ricevuti?
Avremo più o meno lo stesso revenue model ma miglioreremo la strategia in alcuni punti.Svilupperemo partnership con aziende di DNA scan, come 23andMe, per avere una convalidazione dei customers e offrire ai clienti finali diverse soluzioni.
Paura di fallire anche sei hai solo 24 anni?
Certo che si! In molti dicono “Fail fast, succeed faster” ma credo che la paura di fallire sia umana e salutare per tutti. Una delle lezioni più importanti che ho imparato è quella che si impartisce al bambino: finché non tocchi il fuoco, non impari che brucia.
Nel tuo blog hai scritto “Non sono un cervello in fuga, non sono fuggita, sono andata e poi tornata, da un’ esperienza che vorrei potesse essere di tutti, il mio intento non è quello di fuggire, cerco la mia strada, come tutti e colgo le occasioni che mi si presentano”. Poi hai spiegato la differenza tra mobilità e fuga oltre che ringraziare chi ha creduto in te. Quali sono ora i tuoi prossimi passi?
I miei prossimi passi sono capire il futuro di Freeijis l’apparato refrigerante che non utilizza energia elettrica al fine di poter valutare le diverse proposte per l’industrializzazione del prodotto e renderlo quindi realtà. Nel frattempo cercherò di focalizzarmi per capire anche il futuro di X&Y e preparare la tesi della specialistica all’ISIA di Firenze.
Per concludere cito una frase ispirazionale che Peter Diamandis, co-fondatore di Singularity University, ripeteva molto spesso: “The best way to predict the future is to invent it” di Alan Kay.
Zeno Tomiolo