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La storia di Pedius,l’app che consente ai sordi di utilizzare il telefono

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Qualche giorno fa Pedius, la startup nata per permettere a chi è sordo di utilizzare il telefono, ha vinto il premio nazionale della Global Social Venture Competition. Lorenzo Di Ciaccio, il fondatore, potrà andare in California a presentare il suo progetto alla finale mondiale dove, ne sono sicuro, si farà valere.

Conosco Lorenzo e conservo ancora le lettere che mi scrisse quando chiese di partecipare alle iniziative di InnovAction Lab. Quando Riccardo Luna mi ha chiesto questo breve contributo, ho riletto quelle lettere e ho pensato che la cosa migliore da fare fosse quella di riassumerle nei loro punti salienti, per provare a trasmettere al lettore le sensazioni che provai nel leggerle la prima volta: sono parole che dicono molto sul tipo di persona che c’è dietro ad un progetto come Pedius.

Posso solo sperare di essere riuscito a rendere il senso e la passione che si percepisce negli originali.

Ecco, in breve, ciò che mi scrisse:

Credo che nella vita ogni scelta abbia un suo specifico momento per essere fatta, passato il quale si trasforma in un rimpianto, un po’ come quando si salta un’uscita in autostrada: bisogna solo sperare che la prossima sia vicina.

Questa metafora si presta bene a descrivere quello che a lungo è stato il mio sentire: l’università è l’autostrada: nessuno spazio all’immaginazione, cartelli che si susseguono mostrandoci dove stiamo andando, ma senza mai dirci cosa abbiamo intorno e cosa stiamo perdendo sfrecciando a 130 fra gli Appennini; il lavoro è come un’uscita senza indicazioni: dopo averla presa ci sembra che ogni strada abbia le sue ragioni per essere percorsa, ma imboccandole ci accorgiamo che sono poche quelle che vanno lontano.

In entrambi i casi: in teoria, si è liberi di fare qualunque cosa; in pratica, il timore di sbagliare ci fa rimanere sui nostri passi.

Circa tre mesi fa ho conosciuto InnovAction Lab. Durante la presentazione dell’iniziativa venni colpito da una frase “le idee non valgono nulla se non hai il coraggio e la capacità di portarle avanti”. Ci ho pensato un po’ su, poi ho deciso: ho lasciato il mio lavoro a tempo indeterminato, mi sono rimboccato le maniche ed ho iniziato a seguire il mio sogno.

Conosco le statistiche, so’ che ci solo 5 startup su 100 che riescono a sostenersi e a produrre quello per cui sono nate, ma a me basta pensare che la probabilità di prendere un terno secco al lotto è una su 11478: piuttosto che sperare nella fortuna, preferisco puntare sulle mie capacità, sulla mia passione, sulla mia determinazione, sul mio coraggio: sono cose su cui posso sempre lavorare per migliorarle.

Voglio essere libero. E vivere una vita senza rimpianto.

AUGUSTO COPPOLA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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