Una mappa ci guiderà, ci metterà in contatto gli uni con gli altri, ci migliorerà la vita. Una mappa in fondo ci salverà. La rivoluzione digitale degli ultimi mesi passa attraverso la geolocalizzazione, il cambio di paradigma dal facebookiano “come stiamo” al foursquariano “dove stiamo”. E in fondo filosofeggiando, il “dove stiamo” ci indica anche il dove andiamo, il nostro itinerario, quasi un passaggio interpretativo della navigazione in rete.
Parlavamo di rivoluzione, ma forse sarebbe più corretto descriverla come evoluzione del nostro consumo digitale, in un ecosistema sempre più complesso e dal quale ci aspettiamo risposte più puntuali a domande più specifiche.
Ne aveva già parlato Vincenzo Cosenza proprio su Che Futuro: uno dei trend del media marketing per il 2014 sarà rappresentato da un’esplosione dei servizi a valore aggiunto determinati dalla geolocalizzazione.
E così il fenomeno geolocation subirà una fortissima accelerazione. Così aveva precisato Cosenza: “La geolocation riguarderà soprattutto i brand che hanno dei punti di contatto dislocati sul territorio e sarà fondamentale prevedere una strategia di Geo Marketing. Al momento lo si può fare sfruttando Foursquare e Google+ Local. È probabile che nei prossimi mesi le piattaforme offriranno contenuti personalizzati, in modalità push o pull, sulla base del luogo nel quale si trova l’utente in un certo momento”. I primi esperimenti sono appena stati proposti dal social network “solomo” Foursquare, che ho avuto già modo di raccontare su Nòva24 del Sole24Ore.
Dai fenomeni globali e dalle letture complesse a ciò che accade sottocasa (e quanto questa affermazione risulta azzeccata). La mappatura diventa uno strumento anche per neofiti in rete.
Non occorre necessariamente una maturità digitale o conoscenza approfondita di programmazione per poter mappare qualsiasi genere di necessità. E così si moltiplicano esperienze di ogni tipo nella geolocalizzazione all’italiana. Ecco alcune delle più belle storie che ho avuto modo di raccontare, comprendere, seguire.
1. La mappa dei mercatini biologici
Tutto è iniziato nella sua città, Udine. E da un’esigenza concreta. Eva De Marco, trentacinquenne e startupper, aveva bisogno di trovare un mercatino a chilometro zero. Così con le competenze da ingegnere e la passione da informatica ha deciso di crearsi L’orto in Tasca, un’applicazione che permette di geolocalizzare il rivenditore di verdura più vicino. “La mia app facilita l’esperienza di acquisto perché mappa direttamente le aziende agricole, i prodotti e le relative offerte speciali”, racconta Eva.
La start up è nata grazie alla rete perché Eva ha raccolto in crowdfunding ben settemila euro.
2. La mappa tutta “dog-friendly”
Fare impresa partendo dal crowdfundig e puntando sugli amici a quattro zampe. L’idea è del trentanovenne milanese Marco Fabris, che ha deciso di affidarsi alla rete, abitata in Italia da oltre sette milioni di proprietari di animali domestici. Marco ha fondato Trip For Dog, una guida online per cani: nella piattaforma sono geolocalizzati i luoghi “dog-friendly”, le zone verdi e le spiagge accessibili ai cani o ancora gli alberghi che consentono l’ingresso agli animali da compagnia. L’obiettivo è migliorare il turismo con il proprio pet. “Ho viaggiato in tutta Europa con Mela, il mio cane. Ora voglio provare a raccontare le vacanze dal loro punto di vista”.
3. La mappa dei parchi per i piccoli
Mary Franzoni è una mamma trentaquattrenne di Reggio Emilia e ha avuto un’idea geniale. Ha aperto un blog e ha deciso di geolocalizzare i parchi giochi in città. L’obiettivo di mamma Mary è molto ambizioso: mappare quei parchi giochi che ci sono in Italia in ogni città, luoghi di cui mai nessuno sa fornirti indicazioni, informazioni molto utili per chi viaggia con bambini al seguito. Mary ha deciso di rendere queste informazioni più immediate lavorando su un’applicazione in doppia lingua che mostra, in caso di necessità, dov’è il parco giochi più vicino, quali servizi offre, immagini, possibilità diretta da parte dell’utente di commentare e inserire luoghi non ancora recensiti.
4. La mappa dei vicini di casa (social)
Il team della prima social street d’Italia, quella di via Fondazza a Bologna, ha deciso di mappare le altre social street. E dal racconto dei portici del centro storico di Bologna, si può girare tutta Italia. Così in rete la comunità dei vicini di casa si moltiplica, mappata nella piattaforma Socialstreet.it.
L’unione fa la rete: nei gruppi dei vicini di casa su Facebook trovi lo studente universitario fuorisede, la pensionata che ha voglia di darsi da fare, il manager che nel fine-settimana vive in città. I vicini social sulla loro bacheca virtuale si confrontano, denunciano ciò che non va, segnalano gli avanzi del frigo in caso di partenza. Insomma, creano comunità.
5. La mappa dei cittadini reattivi
Terra, cielo, acqua più pulita per tutti. Un auspicio, ma che è anche un impegno concreto promosso dai cittadini reattivi. E’ in questa nuova piazza virtuale che si ritrovano – letteralmente si mappano – i cittadini reattivi che hanno a cuore ambiente, salute e legalità. Il progetto parla di “diritto di sapere” del cittadino sui temi della salute, dell’ambiente e della legalità e l’obiettivo è mettere in rete il capitale umano reattivo. Così il cittadino reattivo Gino Ruggeri a Cremona si è costituito parte civile nella causa contro la raffineria Tamoil che ha contaminato la zona delle associazioni Canottieri sull’argine del Po.
A mettere in circolo inchieste e denunce una squadra di giovani giornalisti e blogger capitanati da Rosy Battaglia.
Bologna, 10 marzo 2014Giampaolo Colletti