Un luogo prima abbandonato poi rigenerato che oggi diventa quartier generale, fisico e virtuale, per un progetto di comunità.
Ci sono punti di non ritorno e punti di solo ritorno. La stazione ferroviaria di Gagliano-Leuca, in Salento, l’ultima a sud-est d’Italia, è uno di questi.
È da qui, dall’estrema periferia, che nel 2013 ha avuto inizio la storia di Lastation, un progetto cooperativo e di comunità all’interno di quella che un tempo, oltre trent’anni addietro, era la casa del capostazione e della sua famiglia, e oggi si candida ad essere l’avamposto artistico e culturale delle Terre Estreme.
Dal bando alla comunità
Tutto nasce con un bando sperimentale, Mente Locale, promosso dall’Assessorato ai Trasporti e alla mobilità della Regione Puglia con l’obiettivo di avviare un processo di rigenerazione dei primi piani di undici stazioni ferroviarie in funzione, sparse su tutto il territorio pugliese.
L’associazione Ramdom, fondata dall’artista Luca Coclite e dal curatore e project manager Paolo Mele, nel 2013 risulta assegnataria della stazione di Gagliano-Leuca con un progetto ambizioso, incentrato su arte contemporanea e mobilità. In un territorio privo di gallerie, musei, fondazioni, collezionisti, l’obiettivo di Coclite e Mele è di dare vita a un progetto artistico a cielo aperto, un osservatorio da cui guardare non solo verso l’alto, ma anche ad altezza uomo.
Li dove finisce la terra, nel capo di Leuca, da qualche anno a questa parte, si sono riaccese le velleità e l’immaginario di tanti giovani che stanno provando a reinventare pratiche e modalità d’azione partecipate e collaborative. Lastation è uno di questi esperimenti nati dal basso. Se a questo si aggiunge, poi, un elemento dirompente come il coinvolgimento della comunità.
L’idea diventa pratica, e la pratica, si sa, porta con sé esperienza, sperimentazione, collaborazione e soprattutto cooperazione.
Dal 2011 l’associazione ha avviato diversi progetti di residenze, ricerca, produzione artistica, laboratori, talk e molto altro. Lastation è diventato un luogo di sperimentazione e aggregazione, di lavoro e confronto. Luca e Paolo, con Claudio, Annapaola, Elisa, Laura ci hanno messo tanto, portando ospiti da ogni parte del mondo, coinvolgendo docenti e studenti del Master di interior design dell’Accademia Naba di Milano, collaborando con realtà come PAZLAB che ne cura la comunicazione, Metriquali, Sherazade, Capo d’Arte. Ma niente sarebbe stato possibile senza l’aiuto di Franco, Mimino, Luca, Fabio, Tommaso, Gabriele e tanti altri: i protagonisti di un unico grande soggetto, la comunità locale.
Un luogo, una visione, una comunità: Lastation
Il trucco sta nell’essere coscienti del proprio ruolo e nel conoscere il luogo nel quale un progetto si sviluppa.
È così che è possibile cambiare le cose a partire da una visione.
La cooperazione, inserita in un questa visione, consente a Lastation, oggi, di raccontarsi come un’opportunità per un territorio intero.
Perché questa è una storia di arte e mobilità, ma anche di turismo esperienziale e di comunità. Chi ha viaggiato nel Salento ha potuto toccare con mano l’innata propensione dei salentini verso un’idea di ospitalità che sarebbe più corretto definire come disponibilità.
Un territorio in perenne contrasto: da un lato una rete di trasporto pubblico a dir poco disorganizzata; per chi si muove in autonomia, difficoltà legate alla segnaletica interna in un’area caratterizzata da oltre novanta comuni; complessità nell’individuazione di un cartello di eventi e appuntamenti coerenti, organizzati e rintracciabili; dall’altro lato, grandi risorse culturali e paesaggistiche, un brand territoriale di successo, ma soprattutto disponibilità delle persone verso chiunque dimostri voglia di capire cos’è il Salento.
Il collante della comunità, nella terra estrema
L’esperienza che propone Lastation e il brand collegato alle Terre Estreme consiste nel mettere in comune i valori e le consuetudini, le tradizioni e le propensioni, significa condividere mezzi di trasporto, abitazioni, pranzi, colazioni e cene, amicizie, relazioni e storie. E usare l’arte e i suoi processi come collante di comunità.
Le regole sono davvero poche: esserci, nel senso di starci, ricambiare la disponibilità delle persone del luogo con la stessa moneta, disponibilità a mettersi in gioco, in contatto, in ascolto. L’obiettivo è vivere un’esperienza che parte online, attraverso una piattaforma cooperativa turistica, iniziare un viaggio dall’ultima stazione a Sud-Est d’Italia, soggiornare in una delle case messe a disposizione dagli abitanti del luogo, mangiare insieme a loro, rintracciare, grazie all’aiuto dei promotori di questo progetto di comunità, il modo più semplice e più vero per scoprire i luoghi e raggiungerli. Mobilità dunque, esperienza, ospitalità, scoperta e comunità.
Il sistema è in fase di pubblicazione e le prospettive sono già enormi. Il modello di governance prevede la partecipazione degli abitanti sia nella fase di strutturazione delle offerte che in quella di gestione e animazione della piattaforma.
Un progetto innovativo, perché tiene insieme i singoli cittadini, le associazioni, le imprese, all’interno di una cornice definita da un’iniziativa di rigenerazione urbana e a partire da un’idea che ha a che fare con lo sviluppo dell’economia di un territorio, in ottica aperta e cooperativa.
MATTEO SERRA