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Le 2 mamme startupper che disegnano mappe (cartacee) per bambini

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Giorgio Gaber c’è, così ci sono anche Enzo Jannacci e Roberto Vecchioni. Non mancano Leonardo da Vinci e Dario Fo ma ci sono anche i simboli dell’arte, antica e moderna: il Castello Sforzesco, il Cenacolo, Sant’Ambrogio, la torre Isozaki e City Life. E sul retro i giochi da fare e i link dei musei da visitare.

Ecco la mappa di Milano per i bambini: un mix di innovazione e tradizione, una carta da prendere in mano e usare.

L’idea è nata da due mamme che sono molto più di due madri: Sara Dania, che da quasi vent’anni lavora nel settore del digitale e dell’editoria e Donata Piva, esperta di comunicazione con un talento innato per l’esplorazione.

Foto: Riccardo Rinetti

Il loro motto, anzi quello della loro casa editrice “Italy for kids”, è piuttosto eloquente: “Le mappe, che storie”.

Un’intuizione diventata una startup capace di dare una risposta a chi oggi si pone sempre la stessa domanda: meglio il tablet o la penna? Tradizione o innovazione? Libro o ibook?

Le mappe (finora esistono solo quella di Milano e Torino) sono una valida “sentenza” al dubbio amletico che coinvolge genitori ed educatori. “Sono incantata dalla Rete dal 1996 ma con le nostre mappe – spiega Sara – vogliamo valorizzare il momento dell’esperienza da fare con i bambini che stanno crescendo e che hanno bisogno di imparare a camminare prima di poter navigare. La capacità di sapersi orientare nello spazio è una fase che richiede una competenza evolutiva che prescinde dal digitale. I nostri figli hanno visto come funziona un navigatore o una mappa su Google ma non conoscono l’origine di quello che viene trasferito lì”.

La domanda, perché pubblicare mappe nell’era dei telefonini, se l’erano posta anche Sara e Donata prima di intraprendere l’avventura. Un quesito che hanno posto a Stefano Malatesta e Enrico Squarcina, esperti di geografia all’università “Bicocca” di Milano: “Lo schermo, per quanto grande possa essere, non mi restituisce – scrivono i due esperti – che una porzione del territorio che andrò ad esplorare. Si può certamente, “viaggiare virtualmente nella mappa, spostandosi sullo schermo, con il risultato, però, di perdere la visualizzazione del punto in cui ci troviamo. Oppure possiamo attivare lo zoom, ma in questo caso perdiamo la densità informativa contenuta nei dettagli”. E’ chiaro che siamo di fronte alla necessità di dare spazio all’innovazione, al digitale, al telefonino, a ciò che ci permette di pigiare un tasto ed avere a portata di mano la mappa di Parigi così come di Pechino.

Nulla potrà mai sostituire ciò che la Rete è in grado di fare: dovremmo avere una libreria colma di mappe. L’innovazione ci ha permesso di allargare gli orizzonti, di spaziare, di avere un’altra idea degli spazi: attraverso la Rete riusciamo persino a stare con il naso all’insù e guardare la Tour Eiffel o la Grande Muraglia. Resta il fatto che per imparare ad andare in bicicletta abbiamo bisogno prima di cominciare a camminare. Così per orientarci nella Rete, negli spazi geo del Web, dobbiamo avere le fondamenta, dobbiamo saper orientarci.

Ecco perché dare in mano ad un bambino una mappa. “Ma sia chiaro, – spiegano le due mamme – noi non immaginiamo il digitale avulso: se prendi in mano le nostre mappe puoi vedere che non abbiamo messo gli orari di chiusura e apertura dei monumenti ma il richiamo ai loro siti. L’idea è quella di separare un certo tipo di esperienza: quando vai in giro hai la mappa in mano dopodiché quando torni a casa, in classe, se vuoi approfondire vai sulla Rete”. Intanto hanno già un sito e una pagina Facebook che da marzo ad oggi è passata da mille a diciotto mila fans. E ora puntano ad una app.

Sara e Donata, guardano al futuro tenendo ben presente l’idea di fondo: raccontare le città italiane attraverso le mappe. “Con le carte che abbiamo realizzato tentiamo di fare una storia che si sviluppa su più strati: uno più immediato di orientamento; una dimensione di gioco e quella narrativa”. Basta aprire la mappa di Torino per capire: tra le strade si trovano i volti di Cavour, di Giulio e Luigi Einaudi, di Gianni Agnelli, di Primo Levi e Guido Gozzano.

Una carrellata di personaggi disegnati per conquistare l’attenzione dei ragazzi.

E poi l’aspetto ludico: le sette differenze da trovare guardando l’immagine di palazzo Madama; il labirinto nella Mole; le dieci cose da fare: “alza lo sguardo e cerca la Mole tra i Palazzi; attraversa il ponte levatoio e viaggia nel tempo al Borgo Medioevale; prendi il battello e naviga sul Po; esplora il parco valentini alla ricerca del Giardino Roccioso; scopri se in piazza Statuto passa davvero il 45esimo parallelo; sali a Superga con la storica tranvia; bevi a una fontanella senza far arrabbiare il torèt; trava le palle di cannone incastonate nei palazzi di piazza San Carlo e scegli la mongolfiera di piazza Borgo Dora”.

“L’idea nasce dall’esperienza”, raccontano le due mamme imprenditrici. “A noi piacciono le mappe, le usiamo e ci siamo accorte che le adoravano anche i nostri figli. I bambini amano le città che abitano”.

Il prossimo passo sarà la mappa di Roma e poi, Bologna con ogni probabilità. Ma intanto Sara e Donata si godono il successo del loro progetto.

ALEX CORLAZZOLI29 maggio 2015

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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