Le 3 domande che ho fatto a Snowden e come recuperare la fiducia in chi ci sorveglia

innovaizone

È stata una rara opportunità. NESTA mi aveva invitato a partecipare all’interno del Future Fest a una conversazione con Edward Snowden, un’occasione che non mi sarei certamente lasciato sfuggire. Ci era stato chiesto di fare una serie di domande, e io volevo assicurarmi che le mie non fossero state né imbarazzanti né banali. Alla fine ho rivolto a Snowden tre domande che mi preoccupano sia come cittadino sia come filosofo. Eccole.

Floridi alla Future Fest intervista Snowden (in collegamento). Foto: factor-tech.com

  • TRUST. La divulgazione di molti programmi di sorveglianza globale, in particolare quelli gestiti dalla NSA e Five Eyes con la collaborazione delle società di telecomunicazioni e dei governi europei, ha minato duramente la fiducia da parte dei cittadini.

    A suo avviso, come potremmo ricostruire questo rapporto di fiducia? Per esempio, abbiamo bisogno di nuove leggi, nuove garanzie di controllo terze e imparziali, tecnologie più appropriate? Di cosa?

  • ACCOUNTABILITY. In un mondo inondato di informazioni sembriamo sempre più ossessionati dalla segretezza. A suo avviso, come potrebbe essere rafforzata e garantita la responsabilità dei servizi segreti nelle società democratiche e liberali?
  • EQUILIBRIO ETICO. Dopo la guerra fredda, la nuova guerra al terrorismo sembra incoraggiare i governi liberali e democratici a chiedere continuamente ai loro cittadini grandi “sacrifici etici”: più sorveglianza segreta (ad esempio, NSA), più profilazione (ad esempio, etnica), controlli più ampi (ad esempio la sicurezza negli aeroporti), più poteri di fermare e perquisire, tempi più lunghi per trattenere in custodia un arrestato (per esempio, nel Regno Unito si può essere detenuti per un massimo di 14 giorni se l’arresto rientra nel “Terrorism Act”), approcci più aggressivi nelle indagini e negli interrogatori dei sospettati (per esempio con l’utilizzo di metodi di tortura come il “waterboarding”), meno libertà di movimento di persone, beni e servizi (per esempio i visti stranieri), più affidamento sulle tecnologie facilmente accessibili (ad esempio backdoor digitali).

    Si tratta di sacrifici richiesti in nome del benessere sociale e della sicurezza individuale. Secondo lei, che tipo di equilibrio etico, se del caso, potrebbe essere raggiunto tra sicurezza e rispetto dei diritti umani e delle libertà civili?

Durante la conversazione, seguendo il corso che stava prendendo, ho deciso di porre la prima e l’ultima domanda, e improvvisarne una terza, verso la fine dell’ora a nostra disposizione. Le risposte di Snowden si possono ascoltare qui.

Snowden ha offerto alcuni commenti equilibrati, bene informati e ragionevoli sulla necessità di ripristinare la fiducia, attuare controlli seri e misure di responsabilità, e far sì che i governi smettano di erodere costantemente i diritti civili. Sono completamente d’accordo con lui su tutto ciò che ha detto.

Ma le sue riflessioni mi hanno lasciato con il desiderio di capire di più, fare un passo avanti verso una ricostruzione di quella parte speciale del contratto sociale che riguarda la sicurezza dei cittadini.

COME RICOSTRUIRE LA FIDUCIA GOVERNO/CITTADINI

Per quanto riguarda la prima domanda nella mia lista, la difficoltà sta nel fatto che, una volta tradita, la fiducia tra governi e cittadini è incredibilmente difficile da ricostruire. Non importa quanto bene si sappia ricomporre insieme le parti: la fiducia perduta non tornerà mai integra, come i frammenti di una vaso rotto. Di fatto si instaura una cultura della diffidenza, e nessuna comunicazione più presa sul serio.

Non importa cosa la NSA dica adesso. Come gli si può credere? Le scuse e qualche repulisti non sono sufficienti. Bisogna fare molto di più.

Ma che cos’è esattamente questo “di più” che si deve fare? La vita ci insegna che ci sono soltanto due meccanismi per ripristinare la fiducia. Sono entrambi radicali, e nessuno dei due è indolore.

Si può optare per un nuovo inizio, l’equivalente di un divorzio e un secondo matrimonio. È un po’ fuorviante chiamarlo un ripristino della fiducia, perché il partner di fiducia originario è in realtà sostituito. Per tornare all’esempio del vaso rotto, si potrebbe obiettare che si acquista un nuovo vaso, per così dire, anziché riparare quello rotto. Questo è vero, ma non è tutta la verità. Perché è anche una questione di ripristinare il rapporto di fiducia, perché le persone che hanno già perso la fiducia una volta saranno meno inclini a fidarsi di nuovo. Una persona divorziata non riuscirà a ri-sposarsi, se la sua fiducia nell’istituto del matrimonio è stata danneggiata irreparabilmente. Così come chi è del tutto deluso da un vaso rotto non acquisterà di nuovo lo stesso vaso. Fuor di metafora, la logica radicale di questa strategia consiste nel rimuovere l’elemento inaffidabile, ora irreparabile, risparmiando il rapporto di fiducia che si era attuato inizialmente, rindirizzandolo verso un nuovo interlocutore. In pratica, ciò equivarrebbe a chiudere l’NSA e ricominciare da zero, attraverso la creazione di una nuova agenzia di sicurezza della quale ci si possa fidare.

Foto: dailytech.com

L’altra strada percorribile è quella della “vulnerabilità”. In questo caso, il danno provocato alla fiducia deve essere controbilanciato dal pagamento di un prezzo molto più elevato in termini di impegno a favore della parte offesa: se A ha perso fiducia in B perché B ha tradito questa fiducia, per riconquistarla B dovrà mettere se stessa in un rapporto totale e aperto di dipendenza nei confronti di A, facendosi così debole e vulnerabile che A potrà essere in grado di fidarsi di nuovo di B.

Se non ti fidi più di me ho bisogno di metterti in una posizione di potere nei miei confronti, sperando che tu possa cambiare idea. Metaforicamente, ho bisogno di mettere nelle tue mani una pistola col colpo in canna.

Ripristinare la fiducia offrendo una vulnerabilità incondizionata in contraccambio significa, in pratica, che la NSA dovrebbe autorizzare la nascita di una nuova (e potente) agenzia indipendente per supervisionare tutte le sue azioni, stabilendo misure di totale trasparenza.

Entrambe queste strade richiedono scelte molto difficili. La loro adozione garantirebbe un serio livello di responsabilità (e questo risponderebbe alla mia seconda domanda), e, auspicabilmente, aiutarebbe a trovare un equilibrio tra sicurezza, sorveglianza, e libertà civili (vedi la mia terza domanda). Ma temo che non si sia ancora pronti ad adottare alcune della due opzioni. È per questo che la mia ultima domanda a Snowden non è stata quella che avevo pensato, ma la seguente: che cosa potrebbe far cambiare rotta all’attuale sistema di sorveglianza, se anche le sue rivelazioni non sono state sufficienti? Purtroppo l’esperienza passata offre una triste risposta: un tragico disastro. Staremo a vedere.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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