Le riunioni sono morte, meglio i mini-board davanti a una birra (come fanno le startup)

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Le startup sono nuove entità commerciali ma anche manageriali. Tutto è nuovo dal modo in cui chi ne fa parte interagisce fino al ruolo dei board meeting. Nel vecchio modello imprenditoriale ne facevano parte i fondatori insieme alle figure chiave dell’impresa ed agli azionisti di maggioranza. Il board cresceva con l’impresa, quindi i membri erano perfettamente a conoscenza del suo passato. Oggi, invece, si cerca sangue nuovo, gente esterna al business che possa offrire un contributo diverso da quello di chi lavora nell’azienda.

Credits: themuse.com

Uno dei problemi fondamentali dei nuovi board della startup è comunicare i punti chiave su cui lavorare senza dover spiegare per filo e per segno il passato dell’impresa. Il vecchio modello dei sindaci riuniti intorno ad un tavolo non funziona più, le riunioni diventano troppo lunghe, l’agenda troppo piena e le idee invece di circolare non vengono espresse.

Troppa carne al fuoco insomma.

Dalla California arrivano nuove idee su come coinvolgere i membri del board e massimizzare il loro contributo. Tra queste ci sono gli incontri informali davanti ad un bicchiere di birra, in un bar alla moda, con tre o quattro membri del board per volta. Dal 2011 questo è il modello applicato da Mike Sharkey ed i suoi soci, i fratelli Chris e Peter, fondatori di Autopilot, un’impresa che automatizza servizi di marketing.

I risultati sono ottimi. In queste mini riunioni è più semplice spiegare ai membri del board quali sono i problemi da risolvere nel contesto dell’impresa. Chi vi partecipa è più rilassato e si sente meno sotto pressione. E’ anche più semplice chiedere spiegazioni ed interagire con i proprietari.

Seduti davanti ad una birra ghiacciata, circondati da gente che si rilassa, è facile lanciare idee, il cosiddetto brain storming, senza temere di dire qualche assurdità.

In fondo le startup hanno bisogno proprio di questo tipo di suggerimenti.

I mini board meeting informali sembrano anche funzionare dal punto di vista della coesione del gruppo. Dopo aver trascorso diverse ore insieme a bere birra ed a parlare quando ci si incontra tutti insieme nel board meeting ufficiale ci si sente più vicini gli uni agli altri, la sensazione è di condividere un’avventura commerciale unica.

Altro vantaggio degli incontri informali al bar è quello di focalizzare la discussione su i punti cruciali. In fondo il board non ha bisogno di essere messo a conoscenza di tutti i dettagli dell’impresa, questo potrebbe creare confusione.

Meglio invece selezionare i temi su cui si cerca la collaborazione del board e lasciare il resto al management.

Naturalmente per funzionare questo modello ha bisogno di un management illuminato, che sia cosciente delle proprie responsabilità e di quelle del board. E’ chiaro infatti che le decisioni importanti vanno prese dal board e non dal management, quindi è bene che quest’ultimo resista alla tentazione di gestire l’impresa da solo lasciando il board nell’ambra del proprio operato.

Essenziale è un rapporto di fiducia reciproco tra board e management.

E’ però chiaro che la decisione riguardo a cosa dire al board e cosa non dire spetta ai proprietari ed al management.

Gli incontri informali svolgono un ruolo importante anche in questo tipo di relazioni. I membri del board, durante gli incontri ufficiali, detestano ricevere notizie a sorpresa dal management. Queste possono essere discusse davanti ad una birra in incontri informali con un numero ristretto di membri per volta. I fratelli Starkey spesso si presentano al bar con una pagina dove riassumono i temi su cui discutere e dove appaiono le notizie inaspettate. A quel punto inizia la discussione.

Avere un board che funziona è fondamentale per tutte le startup, è un elemento chiave per sviluppare nuove idee e trasformarle in qualcosa di concreto. Ma riempire il board di nomi eclatanti non serve a nulla se poi il loro contributo è circoscritto alla loro notorietà. Il board è il cuore dell’impresa, se non pulsa questa non rimane in vita, anche se batte troppo non va bene. Bisogna trovare il giusto ritmo.

LORETTA NAPOLEONI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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