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Le tesi di laurea sono inutili: aboliamole e scriviamo su Wikipedia

innovaizone

Con Wikimedia Italia, facciamo spesso corsi sui progetti wiki: raccontiamo Wikipedia, Commons, Wikisource. Come si usano, come si leggono, come si modificano. Il passaggio da lettore e contributore è tecnicamente molto semplice: in alto a destra clicchi la linguetta Modifica, ed il gioco è fatto.Su Wikipedia tutti possono contribuire condividendo informazioni, non c’è bisogno di loggarsi, nè di pagare, nè di dare credenziali di nessun tipo. Si fa e basta.È quindi un peccato che così poca gente lo faccia. Infatti la difficoltà non è tecnica, ma mentale. Contribuire su Wikipedia seriamente è qualcosa di non banale: bisogna conoscerne le regole, capire il significato del “punto di vista neutrale”, entrare nell’ottica che ogni affermazione va documentata, riportando le fonti.Proprio per questo, Wikipedia è una straordinaria palestra per l’acquisizione di competenze che una volta appartenevano alla tesi di laurea.

Umberto Eco diceva: “Fare una tesi di laurea significa imparare a mettere ordine alle proprie idee e ordinare dei dati: è un’esperienza di lavoro metodico; vuol dire costruire un oggetto che in linea di principio serva anche agli altri. E quindi non importa tanto l’argomento della tesi quanto l’esperienza che esso comporta.” (Come fare una tesi di laurea, 1977).Tutto ciò che noi compiamo ha un valore privato e un valore pubblico, cioè un valore che queste cose hanno per noi e un valore che hanno per gli altri (la comunità che ci sta intorno, o più in generale la società).La tesi di laurea triennale, nella maggior parte dei casi, ha un elevato valore personale (in termini di esperienza del laureando che “impara” a fare ricerca), ma uno scarso valore documentale, cioè come oggetto in sé.

Perchè le tesi di laurea, in grandissima parte, non hanno lettori (se non lo studente stesso, il fidanzato/a, se va bene anche il relatore). Sono documenti quasi inutili, perchè naturalmente destinati a non essere letti. Una tesi triennale e compilativa ha senso come prodotto di un processo, non come risultato.La fotografia scattata dagli studenti dell’Università Statale di Milano e pubblicata da La Repubblica, diventata virale in questi giorni, non è che un’ennesima prova fra tante. Non è colpa dei bibliotecari che le buttano via: le tesi sono documenti inutili, non vengono lette né cercate da nessuno, occupano spazio negli archivi e vanno smaltite dopo qualche anno. Se pensate che una università italiana sforna centinaia se non migliaia di laureati ogni quattro mesi, potete iniziare a capire l’ordine del problema.La mia umile e provocatoria proposta, dunque, sarebbe dunque quella di abolire la tesi di laurea (compilativa e triennale).

Al suo posto, lo studente dovrebbe contribuire ad una o più voci di Wikipedia, o di Commons, o di Wikisource.Mi spiego meglio.Se è il processo che conta, Wikipedia ha tutti gli strumenti che servono al laureando per imparare le competenze e i metodi della ricerca: individuare un argomento, raccogliere documenti, analizzarli e riprodurre le tesi di questi documenti su Wikipedia, alla luce del punto di vista neutrale e confrontandosi con gli altri utenti su questi argomenti. Sempre con il fine di scrivere una buona voce enciclopedica su tale argomento.Già questo sarebbe pienamente equivalente al metodo che si impara facendo una tesi, con qualcosa in più: un confronto attivo con una comunità di persone, e un luogo di discussione su cui affinare le proprie doti argomentative e la propria scrittura. In Wikipedia nessuna voce è “tua”, anche se l’hai scritta da cima a fondo: è una voce di tutti, e tutti possono partecipare, documentando le proprie affermazioni con fonti esterne e ricordandosi sempre di essere neutrali e che l’importante è raggiungere un consenso sulla forma della voce. Che è poi come dovrebbe funzionare ogni discorso razionale, e quindi anche quello accademico e scientifico.Una lavoro del genere, che destrutturando una tesi lineare in vari contributi su più articoli, intorno ad un determinato argomento, ha il pregio di avere un valore privato altissimo (perchè si impara e molto), ma anche un valore pubblico enorme. Ciò che è su Wikipedia può potenzialmente essere letto da tutti, collegato con infiniti argomenti ed articoli. È, insomma, utile alla comunità di lettori, alla società in generale.Un esempio di una banalità sconcertante è stata la mia tesi di matematica, che ho svolto nel 2007. Si intitolava De’ matematici italiani anteriori all’invenzione della stampa: un approccio wiki, e la potete leggere qui.Quello che io ho fatto per la tesi è stato:

  • digitalizzare un libro (con scanner e fotocamera)
  • caricarlo e trascriverlo su Wikisource
  • scrivere alcuni articoli relativi al libro e al suo autore su Wikipedia e Wikiquote.

Senza scendere nei dettagli (avete tutti i riferimenti sopra), ciò che è stato straordinario della mia tesi è che, nella migliore delle ipotesi, non è servita solo a me. Come documento finale, è stato da subito disponibile a chiunque volesse sapere dell’oscuro Bartolomeo Veratti, o di matematici antichi. Non è molto, lo so, ma sicuramente meglio di vedere il frutto dei miei sforzi seppellito in un archivio, non venire letto da nessuno per anni, e gettato ingloriosamente nel cassone della raccolta differenziata.Riflettere sul valore pubblico delle nostre azioni è possibile in ogni campo e in ogni aspetto della nostra vita, ma l’università ha il dovere di essere in prima linea. Sfruttare il surplus cognitivo, come lo chiama Clay Shirky, è investire nel capitale umano di competenze e informazione che tutti noi, assieme, possiamo costruire. Wikipedia è un modo per metterlo a frutto: un bene comune digitale a cui tutti abbiamo il diritto, ed il dovere, di partecipare.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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