GoOn Italia é la manifestazione ideata da Wikitalia che mira a diffondere la cultura digitale in tutti i luoghi in cui puó essere interessante farlo (quindi, ovunque: ma con focus particolari su scuole, imprese, pubblica amministrazione). La prima regione ad aver aderito é stato il Friuli Venezia Giulia di Debora Serracchiani. Il D-Day é stato fissato per il 5 Maggio. Un calendario impressionante di iniziative organizzate in autonomia, nelle forme e con le metodologie piú varie, focalizzate su tre temi:
* Avvicinare gli studenti al digitale, al coding e alla cultura dei FabLab* Aiutare i più anziani a familiarizzare con la rete e con gli strumenti digitali* Aiutare le imprese del territorio a digitalizzarsi, per acquisire una dimensione più internazionale e conquistare nuovi mercati
Un bel resoconto dell’aria che si respirava lo ha fatto Riccardo Luna, motore della iniziativa, che é riuscito a catalizzare sul Friuli Venezia Giulia l’attenzione di quanti in Italia si occupano, in tutte le possibili forme del concetto, di “cultura digitale”.
Non mi é stato possibile seguire tutti gli eventi organizzati (chi avrebbe potuto? Erano 100, ovunque sul territorio), però ho seguito la diretta streaming dell’incontro organizzato dal Comune di Pordenone.
L’ho seguito perché volevo avere la sensazione di partecipare, perchè accadeva una cosa importante (lancio del portale open data del Friuli Venezia Giulia) e perché c’erano un po’ di amici, persone con le quali condivido questa strana passione per la cultura digitale e del dato aperto: Alberto Cottica, Maurizio Napolitano, Ernesto Belisario, Giovanni Menduni, Matteo Brunati, che hanno poi guidato una simulazione dal vivo con i dati dei dataset appena rilasciati sul portale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
Cosa riporto a casa, anzi, cosa mi é rimasto in testa, visto che a casa c’ero giá.
Mi hanno colpito le domande che sono state fatte da alcuni presenti, credo funzionari della amministrazione ospitante, che denotavano lo sforzo di navigare nella nebbia, di comprendere l’utilitá di pratiche e sistemi illustrati poco prima. E quindi il tema venuto fuori a SOD14 si ripropone in cristallina evidenza: é necessario investire in chiarezza, in comunicazione, in didattica, in tutorial, in how-to, in infografiche. Se i potenziali beneficiari non capiscono, non utilizzano. Se non utilizzano, non ne chiedono altri. Se non chiedono, chi deve rilasciare dati – pubbliche aministrazioni, soprattutto, ma non solo – non sarà spinto / motivato / obbligato a farlo, nella forma in cui viene richiesto. La domanda “ma a che serve, in fondo, ‘sta roba?” non deve esere irrisa, né la risposta data per scontata.
É su questo, probabilmente, che si gioca il futuro dello sviluppo della cultura digitale in Italia
Partivo dalla convinzione che le aree del nord del nostro paese fossero molto avanti, quanto a comprensione a diffusione della cultura digitale e dei dati aperti. Convinzione in parte smontata, da quanto ho ascoltato. Penso quindi a maggior ragione che questi temi vadano perseguiti non solo con decisione, ma addirittura con accanimento, nelle aree meridionali. Abbiamo, al sud, una cosa in piú da spiegare, e cioé che apertura, trasparenza, rete, sviluppo della creativitá digitale sono un mezzo, forse l’unico, che abbiamo in mano per rifondare una nuova civiltá. Sogno un rinascimento meridionale, che passi per la cultura digitale, e sconfigga per sempre clientele, inefficienze artatamente perseguite, pantani culturali ostinatamente creati e mantenuti, ed in ultimo perfino mafie e camorre. Le nuove tecnologie sono abilitanti, cioé danno in mano ai cittadini la canna per pescare, invece di dargli direttamente il pesce. E, come dice Alberto Cottica, i risultati possono essere perseguiti ed ottenuti senza chiedere permesso a nessuno, ed in poche persone, e a costi molto bassi. Bastano tre amici, per mappare in formato aperto il proprio comune, e quella mappa puó essere utilizzata da chiunque, per qualunque scopo.
Chiosa finale.Tutto Il mondo (digitale) é paese: anche a Pordenone, come é accaduto SEMPRE a me, al momento cruciale il wifi non funziona, il microfono ha le pile scariche, il laptop dell’ospite non vede la rete. E’ confortante: le tecnologie abilitanti sono cose su cui occorre sporcarsi le mani, lavorare, smanettare fino a che non funzionano. Non é un mondo per pochi eletti, é un mondo per chiunque voglia metterci testa e mani. Per cambiare il mondo, o almeno il pezzetto di mondo intorno a sé.
E quindi, quando lo facciamo un GoOn Calabria, o Basilicata?