Leone: «Perché l’hackathon a Montecitorio non è stato fuffa»

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Non possiamo nasconderlo: un filo di emozione ci prende, quando varchiamo il portone di legno massiccio del Parlamento, aperto da commessi in livrea che sono gli stessi che vediamo in tv impegnati a portar via cartelli o sedare risse.

É Code4Italy: la Camera (e il Senato) hanno aperto per tre giorni le loro porte ad hackers di tutta Italia. Obiettivo: usare gli Open data di Camera e Senato, già pubblicati fra fine 2011 e febbraio 2013, ed aggiornati quotidianamente, per smontarli, guardare come sono fatti dentro, e rimontarli in prodotti che possano servire al cittadino comune – ma non solo – per capire cosa accade nelle (più o meno) segrete stanze. Un progetto proposto al Parlamento dal capo ufficio stampa Anna Masera, subito accolto dalla Presidente Laura Boldrini, e realizzato in collaborazione con Codemotion.

Un hackathon di 36 ore, compresa la notte fra sabato e domenica. Un hackaton diverso da tutti gli altri, non fosse altro che per le (rigide) regole imposte dalla sacralità del luogo: giacca per gli uomini, abbigliamento comunque consono per le donne; non si può fumare, né mangiare o bere in aula, non si potranno usare sacchi a pelo per la notte. Insomma, non si può bivaccare: ma pur di partecipare, hackers da tutta Italia sono più che disposti a qualche strappo alle consuetudini.

Lo Storify dell’hackathon

Il venerdí pomeriggio é dedicato alla illustrazione di quali dati dispongano, e di come funzionino, i dataset di Camera e Senato, che si concentrano su:

  • Istituzione e contesto, che comprende anche le anagrafiche dei parlamentari di tutte le legislature
  • Attivitá legislativa, ovvero il complesso iter di un disegno di legge
  • Attivitá di indirizzo e controllo (interrogazioni, interpellanze, mozioni, etc.)
  • Votazioni, dibattiti e atti
  • Bibliografia e documentazione tematica

Un mondo complesso.

Si imparano cose che anche quando studiavo giurisprudenza non mi sarei immaginata, per esempio:

  1. che il concetto di “assenza” non prevede scusanti di alcun genere, per cui che tu sia assente perché hai avuto un grave incidente nel quale quasi ci rimettevi la pelle, o che tu sia assente perché sei al sole alle Maldive é esattamente la stessa cosa
  2. che il disegno di legge si chiama disegno di legge al Senato, proposta di legge alla Camera (o viceversa?)
  3. che l’iter parlamentare delle leggi in Italia é sicuramente il più democratico, ed il più garantista dei diritti delle minoranze d’Europa, però é anche il più complicato del continente, così complicato che anche la raffinata scienze dei linked open data non riesce a cogliere tutte le sfumature della procedura
  4. che restano fuori da qualunque ontologia, classificazione ed archiviazione, ad esempio, i lavori delle Commissioni, perché sfuggenti e informali, che sono però il cuore vivo della formazione del dettato normativo, e sono anche il luogo pulsante nel quale si formano e si sciolgono alleanze orizzontali e verticali, link, reti e patti trasversali, che sarebbe molto bello poter codificare
  5. che il codice assegnato ad una proposta di legge alla Camera cambia quando arriva in Senato, e cambia ancora se la stessa proposta torna alla Camera per una seconda lettura
  6. che é possibile fare confronti quantitativi fra documenti di legge per capire se sono stati tolti o aggiunti articoli, o se sono stati tolti o aggiunti commi in un articolo.

    Non é invece possibile – però sarebbe interessante – perché implicherebbe analisi semantiche complicatissime, capire se un articolo, rimasto identico nella numerazione, sia stato cambiato nel testo

  7. che l’indice di produttività dei parlamentari é basato sulla quantità (numero di presenze, numero di atti e proposte di legge firmate, etc.) e che sarebbe bello invece fare un’analaisi qualitativa e capire – magari con un’app – quale deputato si occupa prevalentemente di quale tema.

Capiró piú avanti – al momento dei pitch per i progetti da realizzare durante l’hackaton – che il “chi parla di cosa”, “chi si occupa di cosa”, insomma la semantica collegata alla vita parlamentare sembra essere oggetto di ricerca molto sentito, cosí come le proposte finalizzate a cercare un contatto, un avvicinamento del cittadino al parlamentare, per affinitá politiche o solo – appunto – tematiche.

Vanno in questa direzione alcune delle proposte del venerdì mattina: Scribamus, oppure il visualizzatore per smartphone per condividere le attività del deputato X: le votazioni, la presenza, a quali maggioranze aderisce, quali proposte di legge sostiene. O ancora, un tool volto a mettere in evidenza reti fra parlamentari in relazione alle similarità di voto, e capire cosa é che connette i loro discorsi, anche in relazione anche ad eventi economici o di cronaca.

Le proposte sono di tutti i tipi, da quelle con un solido substrato scientifico, a quelle interessanti ma forse poco approfondite (gli hackers più giovani – tutti – hanno la voce che gli trema, al microfono dell’Auletta dei Gruppi parlamentari), a quelle più giocose.

L’elenco delle proposte è reperibile QUI (scrollate fino a “Progetti avviati”): 21 proposte, di cui 18 consegnate, quindi formalmente complete, anche se passibili di affinamento nel corso della prossima settimana.

Quelle che mi hanno colpito di più:

  1. Time.Line: la creazione di un asse temporale degli atti parlamentari che sono stati creati/approvati/votati in quel determinato lasso, alla ricerca di densitá, concentrazioni, diluizioni, con la possibilità di verificare se gli eventi della cronaca influenzano la timeline, sia per atti presentati che per atti approvati o votati
  2. FantaParlamento – gaming con i parlamentari, con le stesse regole del FantaCalcio. Si possono creare squadre di deputati e senatori, del tutto indipendenti dalle appartenenze politiche, cui vengono assegnati punteggi sulla base di come hanno votato, di fatti di cronaca, di articoli sui principali quotidiani. Si gioca, ma si è costretti ad approfondire la vita politica e l’operato dei giocatori della propria squadra, con indubbio effetto pedagogico.
  3. PalMas – la mia preferita: la proposta di Monica Palmirani di UniBo, che ha lavorato con il suo gruppo ad un sito che consenta ai cittadini di visualizzare con una grafica friendly il complesso sistema dell’iter legislativo. Perché? Per capire, innanzitutto, e poi per poter intervenire, capendo dove e soprattutto quando non é ancora troppo tardi (e questo vuol dire affrontare il problema di cosa accade nelle Commissioni). Vuol dire capire perché un atto si ferma, dove, quando e perché, se in Commissione o altrove. Vuol dire poter visualizzare le proposte di legge e capire quando sono state stralciate o accorpate o ritirate. Vuol dire insomma seguire il “volo” di una proposta da quando nasce a quando atterra su un albero, o se magari precipita prima. Infine, vuol dire poter ricavare statistiche e infografiche, sempre utili a giornalisti e studiosi vari.

(sará anche grazie a Monica – e ad Anna Masera e al suo staff, bravissime e pazientissime – che ho l’impressione che le piú concrete e fattive siano le donne, nonostante siano in decisa minoranza nell’aula)

Quando siamo entrati in quell’aula c’era un’alea scura su di noi: che l’operazione venisse in qualche modo strumentalizzata, o, nella migliore delle ipotesi, non compresa. La stessa figura dell’hacker ha ancora difficoltà ad essere separata da quella del pericoloso ladro di informazioni, da una parte, o da quella del nerd sfigato chiuso in una camera davanti ad una tastiera e ad uno schermo. Un rischio che con serenità possiamo dire di ritenere del tutto sventato. Non c’è stato alcun tipo di incidente, e i prodotti ci sono eccome, sono validi e approfonditi tecnicamente e scientificamente. Fra una settimana verranno presentati ufficialmente, e ad alcuni di essi verrà assegnato un premio.

Code4Italy compie insomma un passo molto importante nella progettazione di un Paese nuovo, aperto senza timore alla innovazione civica. E ci sembra un passo molto importante anche verso il “secondo step” degli open data: dopo l’oscura tecnica fase di apertura dei dati, può partire – a cominciare dalla più importante delle istituzioni del Paese – la fase che consente di mettere quei dati a disposizione di tutti, con mezzi intuitivi, friendly, utili ad una approfondita comprensione del mondo che ci circonda.

Roma, 20 maggio 2014IDA LEONE

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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