“Non ho capito.” “Può ripetere?” In una lingua diversa dalla nostra, alla quale ci avviciniamo per la prima volta, molto spesso queste sono le parole che pronunciamo. Ci sentiamo, tutt’a un tratto inadatti, ci meravigliamo forse, ci scusiamo poi. Magari l’orecchio non era teso quanto doveva essere, forse eravamo disattenti. Ancora, si pensa: chi ha preso la parola, sia timido, e la voce si ritiri indietro.Ne sono sicura, se andassimo un po’ più in là ci sarebbero mille altre opzioni da considerare che in quel momento non comprendiamo, non vediamo, e provocano soprattutto timore.
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“Un azzardo, a volte credo occorra un po’ osare.” afferma Paola Bocci, Presidente della Commissione Cultura del Comune di Milano, introducendo venerdì 23 ottobre, al pomeriggio, la quarta edizione di “Non uno di meno: la promozione della lettura nei ragazzi nel rispetto delle diverse abilità”; evento inserito nel programma di BookCity Milano, la manifestazione condivisa fra i protagonisti del sistema editoriale che si è svolta il fine settimana scorso, durante la quale vengono promosse mostre, letture ad alta voce, spettacoli dedicati al tema della lettura su tutto il territorio urbano.
Lo stesso giorno, al mattino, l’assessore all’Educazione e all’Istruzione, l’assessore alla Cultura, e l’assessore alle Politiche sociali e alla Cultura della salute del Comune di Milano, con la presenza di Dario Franceschini, Ministro dei Beni e le Attività Culturali, avevano firmato il Patto di Milano per la Lettura; uno strumento di sviluppo delle politiche di promozione del libro e della lettura, promuovendola non solo quantitativamente ma qualitativamente. Una diffusione più profonda e più consapevole. Una volontà di collaborare, creare delle condizioni e porre le basi per cominciare un nuovo cammino.
NON UNO DI MENO: LIBRI ACCESSIBILI PER TUTTI
Il focus particolare di “Non uno di meno” è l’accessibilità al sapere.Insegnanti, bibliotecari, psicologi, editori, genitori: insieme per confrontarsi e fare un passo in avanti.
Discutere, raccontare la propria storia, condividerla, connetterla all’altra, arricchirsi. Anna Pisapia, blogger, giornalista, mamma, e promotrice della lettura afferma:
Esistono tante realtà ma poca connessione, è bello invece creare questo dialogo. Ci vuole un’alleanza più forte, in cui le attuali già esistenti collaborino insieme per ottenere qualcosa di più grande.
Realtà di cui neghiamo l’esistenza, ma al tempo stesso stanno creando un tessuto sociale non da poco sono Area ONLUS nata a Torino nel 1982, – spiega Rossella Bo, psicoterapeuta e psicologa, che permette la diffusione dei libri accessibili, ovvero libri multi codice attraverso i quali si sperimenta qualcosa di nuovo. È uno strumento facile, meraviglioso, (ancora troppo poco conosciuto) e fortemente inclusivo. Area ONLUS ha creato “Vietato non sfogliare”, una mostra itinerante a misura di bambino che viaggia per le scuole.
Workshop e laboratori che formano una rete sociale tra l’associazione dei genitori, i bibliotecari, gli esperti.Esiste un catalogo accessibile chiamato DI.TO, acronimo di Disabilità – Torino, di tutti i libri che vengono selezionati e particolarmente importanti.
Ancora, l’Associazione Centro documentazione Handicap Bologna, che costituisce una realtà importante già presente da oltre trenta anni sul territorio, al cui interno è nata la Cooperativa Sociale Accaparlante, come sistema integrato che agisce per essere un laboratorio culturale aperto ai temi dello svantaggio, cambiando l’immagine sociale della persona con disabilità, abbattendo le barriere della comunicazione.
LA STRADA DEGLI IN-BOOK
Silvia D’Ambrosio, bibliotecaria, presenta invece l’iniziativa “Leggere diversamente” offerta dalla Biblioteca di Brugherio (MB). Attraverso cosa? Gli In-Book, albi illustrati con il testo totalmente tradotto in simboli, avvicinando in modo naturale al sistema simbolico e alla comunicazione aumentativa. Ciò porta al beneficio della lettura ad alta voce.
Nati per bimbi con disabilità complessa, sostengono la comprensione linguistica, ma non solo perché ora sta diventando uno strumento e un’occasione di forte inclusione, sviluppo e crescita per tutti.
Come? Attraverso la condivisone della lettura che inoltre porta all’autonomia della stessa, facilitandone l’acquisizione dell’italiano per bambini stranieri, per esempio; o per bambini grandi che non hanno mai letto. La distribuzione è cominciata alla Biblioteca di Verdello (BG) dal 2006, e nel 2011 con una rete specifica di biblioteche, con un catalogo unico nazionale dei titoli. A Reggio Emilia, a fine novembre, verrà creata la rete delle biblioteche In-book che apre al reciproco scambio di patrimonio e alle buone pratiche.
Non esiste una guida per leggere, va al di là del capire. Perché si pensa a dover per forza insegnare qualcosa, ma forse è proprio quello che non si deve fare, perché è intuitivo.L’importanza della bellezza dei libri in un lavoro creativo dei genitori, i quali creano storie personalizzate, si adoperano, guardando i cartoni animati per raccontare poi l’episodio, e creano artigianalmente libri su misura per il proprio figlio.Molte biblioteche creano gli In-book grazie ad una rete formata da volontari e genitori. Le case editrici devono ancora sensibilizzarsi su questo tema, apparentemente di nicchia. Uovo Nero si è differenziata in questo, proponendo una collana ad hoc “Pesci Parlanti” in cui le fiabe classiche sono lette attraverso i simboli. I libri sono costruiti con cartoncino resistente, e con un sistema di sfoglia facile e pratico.“Non libri speciali per bambini speciali, libri speciali per tutti i bambini” – interviene Sante Bandirali editore di Uovo Nero.
Una domanda, un’idea, una richiesta di maggior supporto. Iniziative come “Non uno di meno” servono, e tanto. Per porci interrogativi, provare a cambiare qualcosa insieme in una prospettiva sempre più vicina. Prima o poi tutti diventiamo un po’ meno abili.Etichettare, dunque, è una scorciatoia. Rimaniamo al di qua del passaggio a livello, e aspettiamo. Attraverso un libro, forse, è più facile che queste etichette cadano.Per dire, se un bambino ne ha già sentito parlare perché si racconta una storia di disabilità, o il libro è costruito in modo diverso dalla consuetudine, sa che cos’è, dà un nome, e sparisce la diffidenza, si avvicina al prossimo.Il libro, sia per grandi che per piccoli, fa sentire accolti, compresi, vicini.
Un abbraccio è una comunicazione non verbale – ci racconta Martina Gerosa di Cooperativa Accaparlante – eppure comunica, e tanto. Le alternative esistono: si può ascoltare anche con gli occhi.
Quel giorno, solo in un secondo momento me ne accorsi, e sì avevo timore di chiedere – “Può ripetere?” perché mi sentivo a disagio, in imbarazzo, non avevo capito l’affermazione detta. Non ho avuto il coraggio di fermarmi, di attendere. Chissà per quale motivo ci comportiamo così? Se rallentassimo per un attimo la nostra celerità, se pensassimo ad una seconda opzione possibile che ci chiede di avere l’umiltà di esprimere il nostro “non aver compreso”, e dicessimo “Può ripetere?”