Addio al vecchio libro di carta. La scuola italiana passa all’e-book, ma con calma. Venerdì scorso, prima che scoppiasse la crisi governativa, il ministro dell’Istruzione e della ricerca Maria Chiara Carrozza ha firmato un decreto ministeriale che detta tempi e modi per la rivoluzione digitale. Una risposta ferma e decisa, ma ancora una volta coniugata al futuro: la novità dei libri digitali sarà introdotta dal prossimo anno scolastico.
Non solo. Il ministro ha rilevato che si tratterà di un passaggio graduale. Già il precedente inquilino di viale Trastevere, Francesco Profumo, era stato costretto dalla lobby degli editori a fare un passo indietro: aveva previsto l’introduzione degli e-book nel 2013, ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia, ma sui banchi di scuola sono rimasti i libri di carta.
Ora la Carrozza dopo aver scelto la scorsa estate di congelare i libri digitali in attesa di far chiarezza con gli editori sembra voler dare una svolta: «Sono consapevole dell’importanza di questo passaggio storico al testo digitale – ha spiegato il ministro – probabilmente il modo di apprendere cambierà molto. Ma non deve cambiare la nostra attenzione ai contenuti, alla qualità degli apprendimenti e alle pari opportunità per tutti gli studenti italiani. Credo che il libro digitale possa rappresentare una grande opportunità di crescita e di progresso per la scuola se sarà vissuto in modo aperto e progressivo da tutti gli attori del sistema scolastico».
Il nocciolo del decreto sta nel fatto che il provvedimento prevede che dal 2014/2015 e per i successivi anni scolastici, i collegi docenti potranno adottare, “limitatamente alle nuove adozioni e non per le conferme di adozioni”, libri nella versione elettronica o mista.
Ciò significa che una vera e propria inversione di tendenza non ci sarà dal momento che i maggiori avversari del digitale, oltre agli editori che rischiano di perdere interi magazzini, sono gli insegnanti. Molti docenti hanno una certa ritrosia per l’e-book e per i tablet. Un problema che la Carrozza conosce bene, visto che nel pacchetto scuola approvato dal Consiglio dei ministri del 9 settembre scorso ha inserito 10 milioni di euro per la formazione degli insegnanti, in particolare per un rafforzamento delle competenze digitali.
Penso all’esperienza personale: ho trovato ben pochi colleghi che vengono a scuola con il tablet e meno ancora che usano la lavagna multimediale. In una delle scuole dove ho insegnato, felice di vedere una Lim (una rarità in certi istituti) per cinque classi, scoprii che non era connessa: «Noi la usavamo solo per leggere cd», mi hanno risposto le colleghe.
Resta sul piatto anche il problema infrastrutturale della rete: secondo “L’atlante dell’infanzia” elaborato da Save the children, appena un’aula ogni 20 è collegata direttamente con l’Adsl e può quindi supportare lezioni online. Senza parlare della disparità che esiste tra una regione e l’altra in Italia rispetto alla dotazione di lavagne interattive: si passa dal 14,89% di Lim in Lombardia all’1,53% in Friuli Venezia Giulia o allo 0,9% in Molise.
È chiaro che siamo ancora lontani dal realizzare la rivoluzione digitale e ben lo sanno gli editori e il ministro Carrozza, che forse con il decreto di venerdì scorso ha cercato solo di dare una timida risposta all’Ocse che nei mesi scorsi aveva bocciato la lenta progressione della scuola digitale a fronte di un’Inghilterra dove l’80% delle classi è attrezzata per i libri digitali.
Mentre l’Italia fa passi graduali, per dirla con le parole ministeriali, in Olanda lo scorso anno scolastico alla scuola primaria De Windhoek si è concluso il progetto sperimentale sull’uso del tablet negli studi: maestro e alunni per un anno intero hanno usato il tablet. E a partire da quest’anno altri mille studenti di altre dieci scuole primarie utilizzeranno l’iPad che sarà consegnato loro con tutte le applicazioni educative.
Un sogno per i pochi maestri che già oggi insegnano i sumeri collegandosi a Youtube per guardare un documentario, cliccando su Google Maps per mostrare ai ragazzi la Mesopotamia (oggi Iraq) o usando il tablet per avere a disposizione materiale che non si trova sul vecchio libro di carta.