Che cosa vuol dire realmente innovare? Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad un seminario di Alf Rehn, esperto di economia ritenuto uno dei top 50 business thinker del mondo, con la fama di essere un portatore di idee “pericolose”. In effetti ha parlato di innovazione e creatività con un approccio piuttosto fuori dagli schemi.
Alf Rehn racconta di quanto oggi la parola innovazione sia abusata, tanto da non sapere più bene che cosa voglia dire. L’innovazione è qualcosa di percepito strettamente legato alla creatività. E il connubio innovazione e creatività risulta faticoso, fastidioso, fuori dall’ordinario. Innovazione e creatività sono concetti svuotati di significato fino a che non smetteremo di associarli ad esempi eccellenti: Steve Jobs o Elon Musk sono senz’altro dei punti di riferimento sicuri, ma spesso diventano la giustificazione per dire che innovazione, nelle nostre organizzazioni, non si può fare.
In pratica stiamo creando alibi, killer della creatività e del cambiamento.
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CULTURA E IMMAGINAZIONE
Cosa può combattere questo affaticamento, questa stanchezza cronica da innovazione? Questo blocco si può superare puntando su un unico, essenziale e fondamentale valore: la cultura. Le persone creative, da sole, non rendono la società innovativa. La creatività va arricchita dalla cultura. Senza la cultura in grado di eseguire la strategia, la strategia stessa diventa una perdita di risorse e la stessa cosa vale per la creatività e l’innovazione. È la cultura che sostiene la creatività. Perché la creatività è qualche cosa che cambia costantemente. Cultura quindi della creatività, dove l’immaginazione è il motore dello sviluppo perché è una cosa che sfida la nostra intelligenza, al di là delle best practice e della confort zone che ci rende apparentemente sicuri.
La cultura si mangia la creatività per colazione (Alf Rehn)
Il concetto è semplice, ma dirompente: la cultura è lo strumento che bypassa ogni forma di organizzazione rigida, di schematizzazione, di leadership, è il solo strumento che garantisce la possibilità di selezionare idee e metterle in pratica con schemi nuovi, originali, freschi.
LE DOMANDE DA FARCI
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- come dobbiamo fare per favorire la nascita di nuove idee?
- come ci interessiamo, dentro la nostra organizzazione, alla nascita di queste nuove idee?
- abbiamo il coraggio di guardare oltre gli schemi, per esempio di giudicare, senza pregiudizi, proposte migliorative che ci arrivano da persone da cui non ce lo aspettiamo?
- abbiamo gli strumenti consapevoli per valutare il rischio di perdere una buona idea solo perché questa viene da uno schema di azione che non prevediamo o non riconosciamo?
Dobbiamo vincere solo un nemico per fare un passo avanti: noi stessi.
Qual è l’arma che può rendere più competitive le nostre organizzazioni? Il segreto è imparare a pensare in modo pericoloso.
Allenare il nostro cervello a uscire dalle zone di confort e di consuetudine
a lavorare prendendosi rischi e aprendosi alle possibilità diverse da quelle che ci danno solo conforto. Dobbiamo attivare un concetto quasi poetico: l’immaginazione. Dobbiamo violentarci per affrontare le nostre paure, lavorare quotidianamente di fronte alle cose che il nostro cervello considera pericolose.
VISIONE OLTRE LE APPARENZE
Questo spunto è un buon modo di risolvere una domanda che ci capita di porci spesso durante le nostre attività quotidiane, che sono attività di impresa o di consulenza. Una domanda che viene fuori tutte le volte che dobbiamo fare innamorare un potenziale cliente al nostro prodotto o servizio: quale è il valore per cui quella persona decide di entrare nella porta della mia azienda e di affidarci un incarico o acquistare da noi un prodotto, rispetto che da qualcun altro? La risposta è nell’avere una visione del mondo oltre le apparenze, nell’avere la capacità di interpretare segnali che il mercato ci da, nella consapevolezza di non poterci fermare a quello che possiamo e sappiamo fare oggi: qualsiasi cosa io faccia oggi, arriverà sempre qualcuno domani che mi copierà il prodotto e lo offrirà a condizioni più vantaggiose, se io non mi doterò di strumenti per essere il più attraente.
UNA BUONA IDEA
Quando un’idea può essere considerata una buona idea?
Quando un’idea mette in discussione delle persone, allora è una buona idea
Quando un’idea incontra resistenza, domande critiche, allora pone una sfida. Ecco perché non solo non dobbiamo avere paura, ma dobbiamo amare la resistenza verso le nostre idee nuove. Se una nuova idea trova il consenso di tutti, magari ci fa trovare in una situazione bella e rassicurante. Ma difficilmente sarà una idea veramente dirompente. Invece quando troviamo resistenza, quando troviamo chi critica la nostre idee e le mette in discussione, dobbiamo avere la forza di cogliere che questa resistenza è proporzionale alla forza della nostra idea e allo stesso tempo serve per fare migliorare, rafforzare e crescere l’idea stessa: le persone più intelligenti sono quelle che mettono in discussione la propria vita e che si circondano di persone in grado di criticarle.
Dobbiamo avere grandi nemici. Avere amici è facile
Come possiamo sviluppare le nostre organizzazioni? Sviluppare e cambiare le nostre organizzazioni in pratica allora vuol dire avere il coraggio di confrontarci con grandi resistenze, con critiche, anche con nemici. L’importante è che tutto questo significhi il coraggio di esporsi e di condividere idee creative.
RISPETTO
Nessuna organizzazione può permettersi la mancanza di rispetto verso le persone che la compongono. Anzi: un’organizzazione che tratta le persone indipendentemente dal loro ruolo o dal loro titolo è l’organizzazione che pratica il vero rispetto. Rispetto significa impegno, significa critica, significa ascoltare l’idea che può piacere oppure no e in questo caso spiegare il perché non piace.
La critica stimola un dialogo costruttivo
È fondamentale trovare persone che ci aiutano a portare avanti le nostre idee, ma anche persone che ci critichino e ci aiutino a migliorare. La diversità di vedute è una ricchezza e costruisce le basi per prendere decisione migliori. Rispettiamo ascoltando, facendo domande, impegnandoci, coinvolgendoci, in modo continuativo, creando dialogo, comunicazione, tutto ciò è alla base di una vera cultura creativa.
CONDIVIDERE E CONTAMINARE
Siamo davvero orgogliosi di avere trovato nelle parole di Alf Rehn, una figura unanimemente ritenuta un guru del business thinking mondiale, i concetti dentro i quali stiamo provando a muoverci nelle nostre piccole realtà. La creatività si muove e noi dobbiamo muoverci con lei, l’innovazione si sviluppa e noi dobbiamo sviluppare con lei. Le nostre organizzazioni contengono già idee e persone talentuose, dobbiamo essere noi attrezzati e pronti a svilupparle.
Lavorare sulla nostra impresa è un buon modo per lavorare sul l’innovazione, ed è anche facile: la nostra impresa c’è gia! Si tratta di cominciare con piccole modifiche che possano generare stimolo al miglioramento: non possiamo cambiare tutto insieme e tutto in una volta, ma dividere i processi e capire da quali poter iniziare.In parallelo dobbiamo essere bravi a stimolare i nostri colleghi, creare il senso di urgenza nelle aziende a fare rete. Dobbiamo essere promotori del fare rete e collaborare: il networking sarà la nostra salvezza, chi da di più e chi condivide per primo o da accesso al mercato, ha l’opportunità di fare successo, perché è in grado di dare e avere e predisporsi per un boom produttivo. E noi, nel nostro piccolo, lo stiamo già sperimentando.
LICIA PELLICONI, ROBERTO MALAGUTIPresidente e vice dell’associazione no profit salottinoitinerante.it, nata con l’obiettivo di condividere conoscenza su argomenti legati all’attualità culturale e valorizzare le relazioni, per favorire il networking e la nascita di opportunità come nuove idee e progetti