Caro direttore,E’ bello vedere come il dibattito innescato dal tuo articolo all’indomani della pubblicazione del Rapporto Svimez sul Mezzogiorno – continuato con i contributi, tra gli altri, di Alberto Cottica, Aldo Pecora, Alex Giordano e Armando Di Nardo, oltre che animato da moltissimi commenti – non accenni a esaurirsi. A questo dibattito vorremmo partecipare non solo con un contributo di carattere teorico, ma proponendo uno strumento pratico di collaborazione che abbiamo messo online qui.
Si tratta del report che abbiamo stilato a partire da una giornata di riflessione, il 9 ottobre 2015 all’ex Fadda-Officina del Sapere di San Vito dei Normanni (I Food. Stati Generali della Filiera dell’innovazione per una nuova imprenditorialità giovanile nel food).
Il report non ha un destinatario particolare, è un esperimento di scrittura collaborativa ed è rivolto a tutti quelli che, a vario titolo, si impegnano nel consolidamento di un sistema dell’innovazione.
A cominciare da quelli che hanno animato la conferenza, tenuta in un luogo di grande valore storico e simbolico per il territorio. L’ex Fadda – Officina del Sapere è uno dei frutti del seme di Bollenti Spiriti, iniziativa anche da te ricordata come di cruciale importanza per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile nella Regione Puglia.
Come MEDAB, l’acceleratore di impresa del CIHEAM di Bari che ospita 30 start-up nel settore agro-alimentare, abbiamo scelto quel luogo per chiamare a raccolta tutti i soggetti che a vario titolo fanno, o dovrebbero far parte, di un ecosistema dell’innovazione in Puglia: istituzioni pubbliche e di ricerca, imprese e organizzazioni che le rappresentano, investitori e start-upper. Le adesioni sono state numerose, anche perché nello stesso pomeriggio gli start-upper del MEDAB si sono confrontati direttamente con imprese e investitori.
Una nuova imprenditorialità giovanile nel food
Il senso di tutta l’iniziativa sta nel tentativo di dare una risposta, tutti insieme, alla stessa domanda che tu ponevi il 27 luglio scorso: che fare? Si tratta di questione urgente. E la risposta non può che venire da uno sforzo collettivo da parte di chi quotidianamente opera sul territorio. Piccole e grandi esperienze che cercano di dare un futuro migliore ai giovani del Sud. Guardando a un Sud non confinato, centro del mediterraneo e con esso protagonista di un possibile diverso modello di sviluppo.
Le narrative dell’innovazione hanno impattato l’agroalimentare. Assistiamo a una vivacità a nostro avviso solo in minima parte riconducibile a un certo “marketing” dell’innovazione, dalla grande occasione costituita da Expo 2015 e da un’informazione mediatica food-centrica.
Il fermento, c’è ed è tangibile.
Ma, come emerso dalla discussione, facili entusiasmi e semplificazioni che invitano al “fare agricolo”, lasciano il tempo che trovano.
Anzi, è ora di fare sul serio perché se lanciare una start-up non è un percorso scontato, lo è ancora di meno in agricoltura, settore con enormi complessità manageriali e una relazione molto stretta con le dimensioni ambientali, sociali e culturali del fare impresa.
Nel tuo articolo dicevi, più o meno: il Sud non ce la fa perché non gli abbiamo dato gli strumenti per farcela. E chiamavi a raccolta gli innovatori. Non è sempre così. Prendiamo l’esempio della Puglia e dell’agroalimentare. Il settore è fondamentale nell’economia e nella società della regione, che vanta il primato per numero di aziende agricole in Italia: oltre 271.000 secondo il censimento ISTAT 2010, pari al 16,8% del totale nazionale e al 39,3% di quelle dell’Italia meridionale. Consolidati sono anche comparti industriali come l’aerospaziale, il chimico e l’ICT e i servizi, in particolare il turismo.
La Puglia si distingue su scala nazionale per la crescita delle energie rinnovabili, ha un sistema della ricerca hard-tech piuttosto sviluppato, un territorio coperto al 96% da connettività a banda larga e gode di una posizione strategica al centro del Mediterraneo.
Pur essendo tra le regioni che assorbe più fondi strutturali per servizi di supporto per l’innovazione nelle imprese, nel “Regional Innovation Score 2014” dell’Unione europea è classificata tra le aree a moderata capacità di innovazione. Curiosamente, è lo stesso destino di altre regioni del Mediterraneo come la Tracia e la Macedonia anatolica, in Grecia.
Insomma, in Puglia ci sono tutti gli elementi per far maturare un ecosistema dell’innovazione orientato all’internazionalizzazione, nell’agrifood e in altri settori.
Invece l’esperienza locale, come quella nazionale, si mostra fragile e caratterizzata da un basso livello di integrazione tra gli attori presenti sul territorio.
Il Report che abbiamo pubblicato serve ad aprire una discussione pubblica il più partecipata possibile e a condividere criticità e speranze di un ecosistema dell’innovazione che è ancora in formazione. È il tassello di un lavoro che, come da missione del CIHEAM, non vuole limitarsi al territorio di appartenenza ma guardare a tutta l’area del Mediterraneo.
Il Sud non è un’isola, né a livello nazionale, né internazionale. Il Sud è la porta dell’Italia e dell’Europa verso l’area del Mediterraneo, regione in cui una maggiore integrazione tra le parti è la strada obbligata per dare risposte alle giovani generazioni, tanto sulla riva nord che su quella sud del bacino.
Una regione oggi attraversata da conflitti che sembrano irrisolvibili, ma che continua a essere un laboratorio vivente di contaminazioni e un giacimento di risorse non valorizzate.
I giovani, soprattutto, che in generale, sulle sponde del mare nostrum godono di un alto livello di istruzione e, quando i governi non ci mettono lo zampino, di un accesso alle reti di comunicazione senza precedenti nella storia.
Nel nostro piccolo, la partecipazione all’incontro del 9 ottobre di giovani innovatori, rappresentanti di incubatori, investitori, imprenditori, istituzioni scientifiche e organizzazioni professionali, agenzie di sviluppo locale denota una grande vivacità, un’esigenza di relazioni, una volontà che però troppo spesso non riesce a tradursi in realtà. Per fare meglio, tutti, abbiamo voluto avviare una conversazione su un documento che dovrebbe servire soprattutto a chi vuole superare la situazione in cui siamo oggi. Un documento cui speriamo, anche grazie a CheFuturo, in molti vogliano dare un contributo.
DAMIANO PETRUZZELLA e ANGELO DI MAMBRO(a nome di MEDAB-CIHEAM BARI)