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L’isola in 7 tweet sul cambiamento, così ripensiamo la nostra Sardegna

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“In Sardegna abbiamo di tutto, tranne che il tempo”.

E’ così che Elio Turno Artemalle (attore e conduttore per l’inaugurazione) apre il Naked lunch, momento d’ingresso di Mitzas 2014, evento internazionale di Sardex.net, ideato da Carlo Mancosu – giovane grande thinker e una delle più raffinate menti dell’ecosistema europeo dell’innovazione – e creato grazie alla paziente e sapiente opera di tessitura della regia della rete delle reti e con il contributo di Gabriele e Giuseppe Littera, Franco Contu, Piero Sanna e Roberto Spano (Dio li protegga e benedica). Chapeau per EjaTv, che ha debuttato con una produzione degna dei migliori set e grazie al Teatro Massimo di Cagliari che ha ospitato l’evento. Dolci o grintose, ma sempre azzeccate, le note musicali live di Alessandro Spedicati (in arte Diablo), Rossella Faa, Andrea Granitzio ed Emanuele Contis.

Chiariamo subito una cosa: Mitzas è uno dei salotti buoni d’Europa. E’ un fatto, chiedete a chi era presente e al pubblico web, copiosissimo. E’ stato uno dei momenti più qualificanti sui processi di cambiamento sociale ed economico che abbiamo avuto nell’arco del 2014 (e non solo). Dove? In Sardegna, where else? Per un assaggio a voi lo storify.

Durante il Naked lunch i temi che mi hanno colpito sono stati il come coniugare i patrimoni del capitale sociale con quelli industriali e il come valorizzare i capitali costruiti dalle sconfitte.

Sarebbe interessante approfondire anche lo slancio verso il futuro dell’isola, al netto delle tante vertenze che la affliggono e che per ora, a detta dei rappresentanti della Giunta regionale, frenano le azioni.

Interessante anche la riflessione di Massimo Mancini (Direttore artistico di #Cagliari2019) sul come tesaurizzare un’esperienza che è stata breve ma intensa e produttiva.

Dopo un simpatico ed allegro buffet a base di #sarditas, il sabato notte si è aperta la sessione La terza via, che ha trattato in maniera nuova e non convenzionale. Il tutto con lo scopo di aprire il dibattito economico nazionale ed internazionale sulle possibili soluzioni offerte dai sistemi di compensazione e dai sistemi di credito reciproco. Le monete complementari ed i sistemi di compensazione sono in grado di riscrivere le geografie socio economiche, non solo in Sardegna. Bristol docet. Tonino Tilocca, Presidente di SFIRS (la finanziaria regionale), è intervenuto sui sistemi di dialogo tra pubbliche amministrazioni e camere di compensazione.

I lavori sono ripresi la mattina di domenica con la sessione Flash forward, immaginata per disegnare scenari futuri per l’isola e dall’isola. Indegnamente condotta dal sottoscritto, si è articolata in due fasi: la prima con un botta e risposta in due sessioni sequenziali e con quattro interlocutori (Mario Mariani – The Net Value, Ketty Corona – Presidente di Sardegna Ricerche, Gianluca Dettori – DPixel ed Ivana Pais – UniCATT). Argomentazioni importanti sugli scenari ICT, digital manufacturing, IOE, riformulazione dei piani formativi di tutti i livelli e creazione di nuove imprese ad alto impatto (emozionante Ivana Pais sul fatto che la Sardegna con Sardex e reti correlate rappresenta la materializzazione dei suoi campi di studio nell’arco degli studi stessi). La seconda è stata una carrellata del futuro presente che l’isola propone attraverso intuizioni imprenditoriali e sociali e che già stanno cambiando il volto dei territori (tutti troppo belli per citarne solo alcuni, vi rimando ai video).

Di fatto alla Sardegna non manca nulla per essere la California del futuro (citazione di Gianluca Dettori). Questo il messaggio corale lanciato da tutti.

Dopo un pomeriggio di riunioni operative ed interviste, si è lanciata l’ultima (doppia) sessione Side effects, condotta da Carlo Mancosu e Franco Contu. Affrontati i temi di frontiera su connessioni e reti, su economia e società, su diritti e doveri di cittadinanza ed impresa; si è poi narrata l’articolazione nazionale dei circuiti di credito compensativo generati dall’esperienza di Sardex. Siamo solo all’inizio, questo è chiaro a tutti. Ma siamo i primi. Imperiale la festa di chiusura su una della più belle terrazze culturali di Cagliari.

Il talk di Carlo Mancosu

Lo so, sono stato avaro di contenuti. Beh, è voluto, così la prossima volta sarete presenti! By the way, volevo stimolare la vostra curiosità di grandi fruitori del web. E sono certo che andrete a curiosare nei riferimenti che ho disseminato qui sopra. E altrettanto certo che gli amici che hanno contribuito alla grande riuscita di Mitzas mi aiuteranno a disseminare i contenuti emersi, troppi e troppo grandi per poterli raccogliere in un semplice articolo. Proseguo con i miei maxi tweet:

Primo tweet, ovvero #territoriresilienti

Amleto Picerno Ceraso ci ricorda che “la resilienza è la capacità degli ecosistemi di ripristinare le condizioni dinamiche per l’equilibrio, oltreché capacità di costruire continuamente le condizioni stesse d’equilibrio. In un ecosistema, maggiori sono le differenze, maggiore è la capacità dello stesso di trovare soluzioni per i nuovi equilibri. Nell’eterogeneità dei sistemi complessi è come se la nostra vita non ci appartenesse del tutto perché sono in gioco gli interessi di tutti. Quindi per avere ricerca permanente d’equilibrio si deve adottare il concetto più è di tutti più è nostro.” Il mutamento sociale, richiamando attenzione al miglioramento della qualità della vita e del benessere collettivo, impone un reverse engineering di tutti i mind set. Avremmo pertanto territori resilienti che dialogano tra pari, quando gli stessi avranno ripristinato condizioni di conoscenza e condivisione ampi, che rendano possibile una struttura oltre le invasioni e le problematiche. Serve, pertanto, un utilizzo intelligente dei nostri patrimoni, in primis legato all’intelligenza collettiva. Serve accettare l’idea che sono i processi sociali di co-creazione di valore che detteranno legge nelle catene di valore globali. I territori resilienti sono educanti, confidenti nella capacità di realizzazioni delle azioni, tengono al benessere comune, sono responsive, rendono pervasivi i valori di giustizia sociale, sono equi, inclusivi.

Secondo tweet, ovvero #SocialInnovation

Quali sono i costi della mancata diffusione o dell’erosione di fiducia nei territori? Cosa genera una continua erosione di capitale sociale? Con paragone azzardato, se i familismi sono come il grasso saturo nel sangue, cosa genera quello buono? Solo ed esclusivamente l’economia sociale, portatrice sana di diverse motivazioni, finalità e governance democratica. In fondo mescolare le diversità libera endorfine nel sistema. Nascono reti di reti che generano fondazioni di comunità, le società si organizzano in reti strutturate per influire nelle programmazioni e per attuare direttamente nelle vacatio, non si aspetta più nessuno. C’è dunque una nuova concezione dell’associazionismo, che ben interpreta generi e generazioni e sa usare il crowdfunding.

Terzo tweet, ovvero #IndividualismoeCreatività

Ci hanno spinto a sentirci soli, ci hanno reso una generazione in perenne difesa contro tutto. Questo, per i più forti, ha comportato una spinta decisa sulle proprie capacità, sui propri sogni, sui propri desideri, sul voler fare qualcosa che cambi il volto di questo tempo; questo individualismo ci ha portato intraprendenza che, mista alle nostre competenze e creatività, genererà nuovi volti economici. In sardegna, oltre al primario (agricoltura ed allevamento) c’è un comparto fiorente, quello dell’intelligenza, sapiente e fiero prodotto della pubblica istruzione sarda. Ecco il nostro primo bene rifugio.

Quarto tweet, ovvero #FabbricaImpreseFabbricaFabbriche

I dati sono la nuova miniera d’oro (secondo bene rifugio), insieme ai territori che li generano (terzo bene rifugio); è dalla sovrapposizione di layers progressivi di dati che nasceranno le nuove risposte alle nuove necessità. E’ dal data mining che scaturiranno le nuove soluzioni. E’ col data meaning che emergeranno le nuove risposte. Su questo, sulla capacità di lettura dei territori, sulla capacità di leggere e comprendere in profondo il milieu stessi, sulla capacità di correlarli alle linee di tendenza attuali con l’utilizzo dei dati, l’intelligenza attualmente polverizzata nei territori genererà nuova economia. E’ lì che c’è la creazione di nuova impresa, non nelle scalabilità; è nell’economia reale che si usano il digital e le altre tecnologie abilitanti come infrastrutture primarie indispensabili. E’ lì che nasce la fabbrica delle fabbriche, è lì che incrocia il rinascimento della manifattura e dell’artigianato. Per questo in Sardegna, per non perdere questo appuntamento con la storia economica, è importante immaginare percorsi permanenti di creazione d’impresa ad alto impatto: non rifare poli petrolchimici al centro dell’isola, serve fare una fabbrica d’imprese. E siccome la tecnologia oramai va dagli esoscheletri ad Arduino passando per le bioplastiche (solo per citarne alcuni), è certo che dobbiamo posizionare l’isola nel panorama della digital fabrication. Perché è li che c’è e ci sarà una porzione rilevante d’attività per risollevare le sorti economiche dei territori.

Quinto tweet, ovvero #SlidingDoors

1) Internet di ogni cosa, nuovi materiali, seconda e terza vita dei beni che vanno sotto braccio con la digital fabrication

2) tecnologia per gli ambienti di vita, energia, mobilità e smart grid

3) welfare ed invecchiamento attivo

4) bene primario e turismo

Queste sono le maggiori, sta a noi intercettarle. In Sardegna mancano ancora filiere intere e molte possono essere completate. Puntiamo alla competitività dei sistemi, non su singoli prodotti.

Sesto tweet, ovvero #Ergo

Ho ben presente che oggigiorno in molti posti innovazione è anche fare l’ordinario, che spesso è manutenzione straordinaria. Ma non dimentichiamoci che innovazione è bene pubblico, è il quarto bene rifugio, come i territori e l’intelligenza che vi risiede, oltre ovviamente i relativi patrimoni (ambientale, culturale). L’innovazione oggi deve nutrirsi di una motivazione forte, di partecipazione emotiva dirompente, per portare alla causa dell’imprenditorialità motivazioni nuove e fresche che la classe politica ed accademica non riescono più a fare (se mai l’hanno fatto in maniera sostenibile e lungimirante). Servono capacità di lettura dei mercati, managerialità e capacità commerciale. Nei giudizi di valore sulla creazione di nuova impresa non si può prescindere dagli obiettivi di sviluppo economico, da una visione di società e gli strumenti finanziari, pubblici o privati, che vengono messi in campo, devono essere coerenti con questa impostazione, ricordando che le imprese non sono mai un target indistinto. A breve accadrà qualcosa di rilevante in Sardegna, come un programma di accelerazione permanente, che sarà ospitato dentro un incubatore dinamico privato. Prepariamoci, anche in questo caso la Sardegna sarà in prima fila nei processi d’innovazione. Forse in quest’occasione abbiamo compreso come non saltare anche questo appuntamento con la storia economica. Ma per ora acqua in bocca, stiamo zitti. Perché, come sempre, non facciamo dichiarazioni di principio. Prima facciamo cose concrete, poi lo comunichiamo al mondo. Se è vero che i giganti di Monte Prama riscriveranno la storia del Mediterraneo, noi non vogliamo essere da meno.

Settimo tweet, ovvero #InnaffiaLePietre

Mi hanno detto che devo smetterla, che sto solo innaffiando le pietre, che tutte le mie azioni ed elucubrazioni non servono e non portano a nulla. Ma io insisto perché le pietre poggiano sulla terra, da cui un virgulto nasce sempre e, crescendo, sposterà le pietre a suo piacimento, salendo verso il cielo. E qualora non nasca nulla, io continuerò ad innaffiare lo stesso le pietre, perché gutta cavat lapidem.

E come sempre io lo dico a voi ma per piacere ditelo a tutti: AVANTI TUTTA!

NICOLA PIRINA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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