Introduzione della legge SB 142 nello Utah
Lo Utah ha fatto un passo significativo nel campo della protezione dei minori, diventando il primo stato degli Stati Uniti a introdurre una legge che obbliga le piattaforme di app store, come Apple e Google, a implementare un sistema di verifica dell’età. Questa legge, conosciuta come SB 142 o App Store Accountability Act, mira a garantire che i minorenni possano accedere alle applicazioni solo con il consenso dei genitori, attraverso controlli parentali.
Reazioni e sostenitori della legge
I sostenitori di questa iniziativa, tra cui aziende come Snap, Meta e X, hanno accolto con favore la legge, ritenendola un passo necessario per proteggere i giovani utenti da contenuti inappropriati. Tuttavia, non mancano le critiche.
Alcuni esperti e attivisti per i diritti civili avvertono che tali misure potrebbero violare la privacy degli utenti e i diritti costituzionali, in particolare il Primo Emendamento, che garantisce la libertà di espressione.
Implicazioni per gli utenti e i genitori
La legge richiede che gli utenti, in particolare i genitori dei minorenni, forniscano informazioni sensibili per verificare l’età prima di scaricare qualsiasi applicazione. Questo processo di verifica non solo potrebbe comportare la condivisione di dati personali, ma richiede anche che tali informazioni vengano aggiornate ogni volta che uno sviluppatore modifica la classificazione dell’età o la descrizione dell’app. Questo solleva preoccupazioni significative riguardo alla gestione e alla protezione dei dati sensibili degli utenti.
Possibili sviluppi futuri
Il Governatore dello Utah, Spencer Cox, ha tempo fino al 1 aprile per firmare la legge o esercitare il veto.
Se la legge verrà approvata, è probabile che si verifichino contestazioni legali, simili a quelle che hanno bloccato leggi analoghe in altri stati. Infatti, una legge approvata nel 2023 che richiedeva la verifica dell’età sui social media è stata fermata da un giudice federale per violazione del Primo Emendamento. Le organizzazioni come Chamber of Progress hanno già espresso preoccupazioni riguardo al potenziale impatto sulla privacy e sulla libertà di parola.