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Lobbying e digital markets act: le ombre sulle pratiche delle big tech

Un'analisi delle pratiche di lobbying delle multinazionali nel contesto europeo

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Lobbying e digital markets act: le ombre sulle pratiche delle big tech

Negli ultimi anni, il tema del lobbying ha assunto un’importanza crescente nel contesto delle politiche europee, specialmente in relazione all’attuazione del Digital Markets Act (Dma). Questa normativa, entrata in vigore nel marzo 2024, ha l’obiettivo di regolare i mercati digitali e prevenire pratiche anticoncorrenziali. Tuttavia, un recente rapporto di tre organizzazioni non governative ha sollevato interrogativi sulle modalità con cui le multinazionali, in particolare le big tech, cercano di influenzare le decisioni politiche.

Il ruolo delle big tech nel lobbying europeo

Secondo il rapporto diffuso da Corporate Europe Observatory, LobbyControl e Somo, le multinazionali come Amazon, Apple e Google sono state attivamente coinvolte in riunioni chiave per discutere l’adeguamento alle norme del Dma.

Durante questi incontri, che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone, è emerso che un numero significativo di partecipanti aveva legami diretti con le aziende in questione. Questo solleva preoccupazioni sulla trasparenza e sull’integrità del processo decisionale.

Le tattiche di lobbying delle multinazionali

Le organizzazioni hanno denunciato che le big tech utilizzano strategie di lobbying che mirano a instillare dubbi e a porre domande soft, una prassi già osservata in passato nel settore del tabacco. Questo approccio consente loro di minimizzare le critiche e di distorcere il dibattito pubblico. In effetti, il rapporto ha rivelato che circa il 21% dei partecipanti ai workshop sul Dma aveva legami con le aziende che il regolamento intende regolare, senza dichiarare tali affiliazioni.

Questo scenario mette in luce la necessità di un controllo più rigoroso sui conflitti di interesse.

Le conseguenze per la regolamentazione dei mercati digitali

Il Dma rappresenta un passo fondamentale per garantire una concorrenza leale nel settore digitale, ma la mancanza di trasparenza nelle pratiche di lobbying potrebbe compromettere l’efficacia della normativa. Le multe previste per le violazioni possono arrivare fino al 10% del fatturato globale delle aziende, ma se le pratiche di lobbying continuano a distorcere il processo, il rischio è che le big tech riescano a eludere le normative. È quindi cruciale che le istituzioni europee adottino misure per garantire che il processo di regolamentazione sia realmente rappresentativo e non influenzato da interessi privati.

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