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Lorenzo Benussi: E se ora creassimo un hacklab per le scuole di ogni città?

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Lo scorso 20 Febbraio si è svolto al Ministero dell’Istruzione un evento piccolo ma con un grande significato: tre gruppi di ragazzi provenienti da tre scuole italiane, una del nord, una del centro e una del sud, hanno presentato al Ministro Profumo tre servizi web, progettati e realizzati da loro, per risolvere i problemi della scuola.

Tutto è iniziato il 9 ottobre 2012 a Roma durante Hack4School, un misto tra un hackathon e un startup week end, durante il quale 150 ragazzi divisi in 14 team hanno ideato e progettato soluzioni innovative per la scuola di oggi.

L’obiettivo, com’è facilmente immaginabile, era chiedere direttamente agli studenti quali fossero i loro problemi e invitarli, accompagnati da alcuni esperti, a trovare delle soluzioni concrete.

Dopo otto ore d’intenso lavoro, molti errori e qualche ottima intuizione sono nati 14 progetti. I migliori 3 sono stati presentati il giorno dopo all’evento iSchool, davanti a quattromila studenti e al Ministro Profumo che, commentando positivamente le presentazioni, ha chiesto ai finalisti se se la sentissero di provare a realizzare veramente le loro idee e quanto tempo ci sarebbe voluto.

“Lo facciamo in quattro mesi“, hanno risposto senza esitare.

Dal giorno dopo il gruppo di Hack4School si è messo al lavoro per organizzare il processo. Le tre proposte finaliste sono entrate in un programma di accelerazione che si è sviluppato in quattro mesi. I team dopo un primo seminario approfondito svoltosi in ognuna delle tre scuole sono stati seguiti online in un processo formativo e creativo, con il coordinamento del Ministero e il supporto attivo del Consorzio TOP-IX e dell’ associazione Junior Achievement che li ha portati a tradurre le idee in prototipi.

Mercoledì scorso si sono visti i risultati.

Le tre soluzioni realizzate, attenzione che si tratta di MVP (minimum viable product) ossia versioni alfa e non prodotti finiti, sono:

– Elekto realizzato dall’IT Tosi di Busto Arsizio. Si tratta di una piattaforma web, una sorta di marketplace di progetti didattici, per trovare esperienze educative innovative e permettere a chiunque di presentare la propria offerta formativa al mondo della scuola; una piattaforma aperta in cui gli utenti possono votare le soluzioni più convincenti che hanno l’occasione di farsi conoscere e di crescere.

– Choice – mi gioco il mio futuro- realizzato da una ragazza dell’ I.I.S. Via Copernico di Pomezia e un ragazzo del Liceo Plinio Seniore di Roma. E’ un servizio per orientare i ragazzi nella scelta della scuola superiore che si compone di tre elementi: un quiz attitudinale in forma di gioco, un catalogo di tutte le scuole italiane basato sui dati aperti del MIUR che presenti le caratteristiche degli istituti e una parte social in cui gli studenti possono esprimere il loro parere sulla scuola informando chi deve decidere.

– Let’s Open Your Class realizzato dal Liceo Manzoni di Caserta. E’ un servizio che consente a più scuole di fare lezione insieme. E’ una sorta di Erasmus virtuale per scuole superiori che permetta, ad esempio, a una classe italiana e a una inglese di fare una lezione di storia sulla seconda guerra mondiale insieme, favorendo così un nuovo confronto internazionale oltre ad esercitare una lingua straniera (e rafforzare lo spirito europeo dei ragazzi).

Il Ministro si è complimentato con i ragazzi, emozionatissimi, e con i professori e presidi che li hanno sostenuti e ha collegato l’iniziativa a due aspetti centrali delle sue politiche, sui quali abbiamo lavorato molto come task force: la necessità di creare un nuovo rapporto tra il MIUR e le sue grandi comunità (studenti, docenti e insegnanti) e l’opportunità eccezionale di usare la scuola come luogo d’elezione per sviluppare una nuova cultura dell’innovazione, un potente ripetitore dal quale l’onda innovativa si propaghi in tutta la società.

Personalmente credo che hack4school sia un esempio significativo perché innanzitutto si tratta di una promessa mantenuta, come scrivono sui loro siti TOP-IX e Junior Achievement.

Una doppia promessa aggiungo io, perché da una parte i ragazzi e i loro mentori non si sono tirati indietro e hanno realizzato veramente i prototipi e dall’altra le istituzioni (il mondo degli adulti) hanno mantenuto l’impegno verso di loro, coinvolgendoli in un processo reale. All’annuncio è seguita un’azione concreta e questa mi sembra una notizia molto rassicurante in un mondo troppo spesso subnormale.

Fin da subito questo percorso mi ha stupito per due motivi: la passione dei ragazzi e i temi trattati. La passione era prevedibile ma è cambiata nel tempo: dall’entusiasmo iniziale, alla preoccupazione per le difficoltà realizzative, alla soddisfazione di avere raggiunto l’obiettivo. I temi proposti dagli studenti erano gli stessi che impegnavano i corridoi del ministero: orientamento, valorizzazione delle competenze e del merito, utilizzo delle tecnologie per comunicare e condividere esperienze educative, nuovi modelli di didattica, ecc. Ma non erano soltanto simili erano esattamente gli stessi!

Così ho capito che in fin dei conti i problemi del ministro e degli studenti sono gli stessi; trovo che anche questo sia un pensiero rassicurante in un modo ottusamente antagonista.

Chiaramente abbiamo realizzato il numero zero, il primo esperimento. Molte cose devono essere migliorate partendo dal coinvolgimento di un maggior numero di scuole, possibilmente tutte quelle interessate, e da un rafforzamento della rete di supporto agli studenti che coinvolga i territori; sarebbe bello creare una hack lab o fab lab in una scuola di ogni città, no? Poi è necessario sviluppare con un percorso più lungo e articolato le competenze sia tecniche sia imprenditoriali dei ragazzi.

Infine, il processo dovrebbe essere strutturato a livello centrale perché ha le potenzialità di innovare il procurement pubblico, coinvolgendo direttamente i cittadini – i cittadini del mondo della scuola sono gli studenti – in un percorso di progettazione partecipativa; in fondo, chi meglio di loro conosce e vive i problemi della scuola?

Ma la cosa più importante dell’esperimento Hack4School è che esercita l’attitudine all’innovazione, una predisposizione da coltivare fin da piccoli che nasce dalla sana frustrazione verso una realtà che non ci corrisponde, sensazione tipica dell’adolescenza che purtroppo cerchiamo di dimenticare appena possibile, e può diventare, se coltivata e educata, energia positiva in grado di smontare i problemi e costruire soluzioni; una predisposizione all’azione che non produce solo crescita economica ma progresso sociale.

LORENZO BENUSSI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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