Oggetti d’arte per i guardaroba dei clienti più fedeli, i capi Luigi Borrelli dal 1957 testimoniano una tradizione di alta sartoria declinata al maschile.
All’atelier napoletano di via Filangieri, da quattro anni si è aggiunta la boutique milanese di via Tommaso Grossi, a pochi passi dalla Galleria Vittorio Emanuele, a ricordare Luigi Borrelli fornitore della Real Casa di Savoia iscritto al registro con il n°16. Otto invece sono le operazioni a mano da eseguire per avere una camicia perfetta in tutte le sue parti: giromanica, collo, quarto spalla, mouche, travetto, asola, bottone con antico punto a zampa di gallina e cannoncino.
Sartorialità e progettualità contraddistinguono anche la collezione autunno/inverno 2010/2011 con cui Luigi Borrelli traduce il paesaggio napoletano in suggestioni laviche e marine, con una prevalenza di azzurri cangianti e grigi freddi.
Più morbidi e meno strutturati invece i capi della linea Luxury Vintage, pensati per essere indossati in occasioni formali.
Non stupisce dunque che un brand così attento all’aspetto manuale della creazione abbia scelto, in pieno shopping prenatalizio, le opere di Luca De Simone per allestire la sua boutique milanese, sotto la nuova gestione di Mariano Ruggero.
Più che quadri, “decorazioni contemporanee” – come preferisce definirle il suo giovane autore – lucide come le vetrine della moda a cui si ispirano e minimali come la fredda eleganza di Donald Judd che richiamano.
Come i tessuti per Luigi Borrelli, i materiali per Luca De Simone sono l’essenza della composizione, seguita da stratificazione e colatura in un processo manuale che avvicina l’arte alla sartorialità.
Laminati come sfondo, legno laccato, colle viniliche trasparenti, vetro, plastica lucida, metalli, glitter e Swarowski, le materie prime messe in cornice. Peccato non si possano indossare.