Era il 2000 quando, tipicamente “alla fine di una lunga storia finita male”, decidevo di isrivermi ad un corso di degustazione di vino di Slow Food a Firenze, la città dove ancora vivo.
Lì ebbi la fortuna di conoscere alcune persone, che tuttora fanno parte della mia cerchia di amici o, come si dice oggi, del mio network, cui parlai per la prima volta dell’idea nata dalla consapevolezza dell’esistenza di due bisogni molto diffusi:
- Valorizzare la cultura alimentare delle persone che cucinano non professionalmente a casa loro, in particolare se appartenenti a quella “terza età” caratterizzata da grandi case da cui i figli hanno ormai preso il largo. A questa categoria apparteneva mia madre, grande cuoca sarda con cinque figli ormai fuori dalle scatole!
- Salvare dei piatti destinati all’estinzione in quanto relegati all’ambiente casalingo per problemi di tempi di preparazione o mutamento delle abitudini di consumo.
Queste idee, grazie all’audacia di un amico smanettone che registrò il dominio facendomene dono, e alla promozione sui media insieme alla cena di debutto di Nara, consentirono l’avvio della grande esperienza di staseranonesco.net. Si tratta di un’associazione che dal 2003 al 2009 ha consentito a centinaia di persone di dare e ricevere il calore della tavola imbandita, tutto con un meccanismo molto innovativo ma anche impegnativo di quote e rimborsi.
È quindi del 2010 l’idea di trasformare il tutto in social network. Una piattaforma costruita da zero, su tecnologia Python, che consente alle persone di registrare e gestire in totale autonomia il proprio profilo sul sito www.disharing.com.
Qui possono postare ricette, calendarizzare eventi ed esprimere la loro valutazione sugli eventi cui hanno partecipato, facendo salire le quotazioni degli home-chef.
Mia madre non c’è più e di sicuro con lei se ne è andato anche un po’ dello spirito romantico dell’idea originaria. Lo stesso spirito che però adesso vive ancora nelle centinaia di utenti che in tutto il mondo (o quasi) postano ricette e sono disponibili ad offrire (se nel caso, anche a pagamento) la loro specialità.
Un modo per molti di far conoscere il proprio talento, ma anche di socializzare grazie ad un mezzo, la tavola, che si presta automaticamente a scaldare i legami tra le persone.
Questa è la mia storia, che vorrei potesse continuare a crescere grazie alla voglia di tutti di dare un contributo operativo. E magari anche di qualche sponsor che avesse voglia di metterci qualche risorsa materiale.
Lo sviluppo costa e non mi piace chiedere soldi per qualcosa che vorrei rimanesse gratuito.
Grazie a tutti quelli che vorranno venirci a trovare ma anche semplicemente darci una mano.