L’ultimo saluto a Marco Zamperini

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La chiesa era bellissima Marco. C’erano tutti i tuoi amici e anche di più, non ci stavamo dentro e molti sono rimasti fuori, in piazza. Era la festa che avremmo voluto fare per i tuoi 50 anni, ricordi? E verso la fine Rebecca la tua grande Rebecca è salita sull’altare e ci ha spiazzati tutti dicendo che avremmo dovuto ridere in tuo nome; allora Blanca ha scherzato sul fatto che a quell’ora sicuramente avevi già insegnato a Gesù a usare Twitter; e solo Paola, la tua Polla, col viso rigato di lacrime infinite, ha ricordato che tu le avevi insegnato che quando c’è da ridere si ride ma quando c’è da piangere si piange. Si piange. E tu stesso avevi pianto di commozione tante volte in questi anni, soprattutto per le tue figlie.

Meno male che Paola ce lo ha ricordato Marco, perché la dentro stavamo piangendo tutti.

Io non me la sono sentita di parlare Marco. Anche se qualcuno fuori della chiesa me lo aveva chiesto: devi fare tu il discorso. Io? Scusa Marco, ma tu che mi conosci davvero lo sai che oggi avevo il cuore a pezzi. Perché troppe volte in questi anni, sul palco eravamo assieme, io e te, a raccontare ai ragazzi le meraviglie della innovazione possibile. “Sei sempre il mio direttore”, mi dicevi ogni volta prima di iniziare, anche se se da due anni non sono più direttore di niente. “Sei sempre il mio funky prof”, ti rispondevo. L’unico. Perché non ce ne sono altri come te purtroppo.

Per questo se fossi salito all’altare oggi, ai tuoi amici di una vita, a quella meravigliosa rete di persone così diverse che solo tu potevi tenere assieme, avrei detto soltanto: mi manchi, Marco, e grazie di tutto.

Vedi Marco, in questi casi, quando muore qualcuno si dice: se ne vanno sempre i migliori. Ma la differenza è che con te è vero. Eri il migliore di tutti noi. Avevi un cuore immenso e l’unica cosa che posso pensare che sia accaduta domenica sera, quando si è fermato per sempre, è che fosse stanco, finalmente. Ci hai dato tanto, ci hai dato tutto.

Di te quelli che non ti conoscono dicono: uno dei padri di Internet in Italia, un tecnologo. Anche io spesso ti ho presentato così sul palco.

Ma sulla fiducia perché come sai in fondo di tecnologia non capisco molto: te lo dicevo sempre quando ti cercavo disperato perché il pc o lo smartphone o qualcos’altro mi si era impallato e non sapevo che fare e tu pazientemente mi aiutavi. Ma per me tu sei stato soprattutto qualcos’altro: un innovatore vero perché praticavi una “innovazione” rara. L’umanità. E questa dote di manifestava in due modi: la generosità e l’allegria. Ecco Marco con la generosità e l’allegria tu avevi una capacità unica di farci sentire importanti. Nel senso di graditi, accolti, compresi. Lo facevi come solo i grandi sanno fare: con un sorriso, una battuta e regalandoci del tempo da trascorrere assieme. Quando uno di noi aveva bisogno di aria pura, di resettare l’anima o di aggiornare il sistema operativo della mente, tu c’eri sempre. E ogni volta la tua allegria per il fatto di esserci incontrati e passare del tempo assieme era il regalo più bello che ci facevi. Perché questa cosa rendeva magico quel momento e ci faceva capire una cosa che tu evidentemente avevi capito da tempo: che la vita va vissuta e goduta in ogni istante, che non bisogna perdere tempo in meschinità e invidie, e che in tutti ma davvero in tutti o quasi c’è un lato positivo. Ecco Marco, tu eri l’elemento umano della Rete. Ci rendevi migliori con il tuo cuore grande. Eri come un caricatore universale, ma anche un adattore universale, o un aggregatore universale. Universale, questa è la parola chiave.

Quando hai compiuto 48 anni hai scritto un post bellissimo su questo. Con l’occasione voglio dirti che oggi ho riletto le cose che hai scritto per chefuturo!, e ho rivisto un po’ dei tuoi discorsi e delle innumerevoli presentazioni che hai fatto e ho pensato che quelle cose non possono andare perdute. Ora ne parlo con zio Quinta, ma vedrai che faremo un sito per te, o magari un libro, perché secondo me quelle cose che scrivevi se le rilegge un ragazzo, beh, gli cambi la vita. Ma voglio tornare al post del 2 agosto 2011. L’ho riscoperto oggi, che non ci sei più. Si chiama Evviva la vita e c’è tutta la tua irresistibile voglia di vivere. Eri in Puglia in quei giorni, nel cubotto di Capitolo che d’estate per qualche anno è diventata la casa di tutti noi. Ricordo che lo scorso anno ci siamo iniziati a dire che per i 50 avremmo dovuto fare una festa pazzesca, invitando tutti i tuoi amici a ballare in Puglia. E anzi, mi dicesti, nel 2013 avremmo dovuto festeggiare ogni giorno e infatti a capodanno ti chiamai e ti dissi: buon compleanno! E tu ti sei fatto una risata delle tue.

La festa poi non l’abbiamo più fatta ma oggi Marco eravamo tutti li per te ciascuno con il suo ricordo indimenticabile perché tu sei stato come il Principe Felice della fiaba che mi raccontavano da piccolo: hai donato pezzetti di vita a tutti, finché ne hai avuto un po’.

Un giorno ci hai detto: speriamo che la morte mi colga vivo. Eri vivissimo Marco, mannaggia, e avevamo ancora mille cose da fare, per questo penso che Steve Jobs, il tuo amato Steve Jobs, abbia detto una boiata pazzesca quando a Stanford disse che la morte è il più grande fattore di innovazione. Se tu fossi ancora qui altro che innovazioni, ne faremmo di tutti i colori, Marco. E in qualche modo ci toccherà provare a farlo lo stesso: sarà dura ma potremmo cavarcela dicendo “io ho conosciuto un uomo grande che con la sua allegria faceva sembrare il mondo migliore”. Siamo stati fortunati.

Questo più o meno avrei detto oggi in quella chiesa gonfia di lacrime amico mio dove alla fine risuonavano le note di Bob Marley come ad una festa e qualcuno ha detto: “Solo Marco poteva far suonare il reggae in chiesa”. Ti avrei detto che mi manchi, mi mancheranno i tuoi abbracci da grande papà orso con cui sembravi volerci proteggere tutti. E ti avrei detto grazie, prof, grazie per aver reso la nostra vita più bella. Noi andiamo avanti, tu però non perderci di vista mi raccomando.

Post scriptum

Oggi è stata aperta una raccolta in memoria di Marco Zamperini promossa dai suoi amici, grazie alla Fondazione <ahref (http://www.ahref.eu/) e in collaborazione con l’Associazione Equiliber (http://www.equiliber.org).

http://www.retedeldono.it/in-memoria-di-marcozamperini

Tutti i fondi raccolti, verranno consegnati a Paola Zamperini per Blanca e Rebecca.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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