Makers’ Inquiry ; Quanto vale il movimento dei Makers in Italia?

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Il movimento Maker é cresciuto notevolmente, fino ad arrivare recentemente alla Casa Bianca con la dichiarazione della Giornata Nazionale del Making. Il numero di Maker Faire in tutto il mondo continua ad aumentare, così come tutte le altre iniziative legate al making. Allo stesso tempo, anche quella parte del mondo del Design che da anni si sviluppa principalmente con l’autoproduzione dei propri progetti (e che puó essere quindi legata al making) sta crescendo notevolmente, soprattutto nel nostro paese, grazie ad eventi quali Open Design Italia, Operae, Source. L’importanza del movimento diventa sempre piú rilevante e riconosciuta; rimangono peró alcuni aspetti da considerare meglio, in quanto mancano ancora molti dati ed analisi sul movimento stesso, sulle sue caratteristiche socio-economiche e sull’impatto verso territorio ed economia.

Insomma, se esistono sono davvero pochissime le ricerche che ci sanno dire quanti e quali siano i Makers e come si stia sviluppando la loro attivitá.

Una di queste ricerche viene ad esempio da Eric von Hippel, economista del MIT Sloan School of Management, un pioniere che da decenni studia tutti i casi di innovazione sviluppata dagli utenti (spesso in comunità) piuttosto che dalle imprese. In una recente analisi del mercato del Regno Unito, von Hippel e colleghi hanno riscontrato che, nei tre anni precedenti alla ricerca, il 6.1% dei consumatori inglesi (circa 2.9 milioni di persone) si sono impegnati nel modificare o migliorare prodotti esistenti sul mercato. Certo, non tutti hanno coscienza di essere makers, non tutti condividono le proprie invenzioni, ma si tratta di un primo punto di partenza per definire quanti e quali siano i makers.

Bisogna peró andare avanti in questa e altre direzioni per capire meglio come si stia sviluppando il movimento Maker, sopratutto in Italia, dove ci sono ancora meno dati disponibili.

Per questo motivo, uno dei primi progetti a cui ho lavorato come Direttore della Fondazione Make in Italy CDB é il progetto MakersInquiry. Sviluppato assieme a Massimo Bianchini, Stefano Maffei (Politecnico di Milano – Dipartimento di Design) e Francesco Bombardi (Associazione Make in Italy), é stato lanciato a Luglio 2014 durante il Fab10 a Barcellona. Ispirato dal Designers’ Inquiry, si tratta quindi di una collaborazione tra Politecnico di Milano, Fondazione Make In Italy CDB e Associazione Make in Italy che promuovono uno studio per esplorare la condizione socio-economica dei makers e degli autoproduttori italiani.

L’iniziativa è inoltre supportata dalla Rete DESIS – Design and Innovation for Sustainability, in particolare con il suo cluster Distributed & Open Production: si tratta di una rete internazionale di Universitá, Scuole di Design e altre organizzazioni legate alla Innovazione Sociale che collaborano a sviluppare scenari, ricerche, strumenti e iniziative legate alla sostenibilità. DESIS infatti significa Design for Social Innovation towards Sustainability (“Design per la Innovazione Sociale verso la Sostenibilitá”).

Chi sono, dove lavorano e cosa sono capaci di fare i makers Italiani? Si può vivere di autoproduzione nel nostro paese? Il maker è una nuova professione? Un’economia del making è pensabile in Italia? Si tratta di un’indagine socio-economica che vuole comprendere come sta evolvendo il fenomeno del ‘Make in Italy’ ponendo una serie di domande direttamente ai diretti interessati: makers, autoproduttori e gestori di FabLab e altri makerspace. Tre gli aspetti originali di questa iniziativa:

  1. è condotta non solo sui makers in quanto soggetti ma sul making come attività economica;
  2. i makers sono stati coinvolti nella fase di definizione delle domande a loro dedicate;
  3. i risultati dell’indagine saranno restituiti alla popolazione di makers (e non solo) in una forma direttamente utilizzabile per lo sviluppo delle loro attività.

Tutti i maker, gli autoproduttori e gestori di makerspace residenti in Italia possono partecipare all’indagine compilando il questionario. La prima scadenza della Makers’ Inquiry è il 10 di settembre 2014. L’indagine sarà periodicamente accessibile per consentire la partecipazione di nuove persone e l’aggiornamento dei dati da parte dei maker che hanno già partecipato.

I primi risultati saranno presentati alla prossima Maker Faire di Roma (3-5 ottobre 2014). L’inchiesta sarà poi replicata in altri paesi per studiare come sta evolvendo il fenomeno Maker a livello internazionale, venendo cosí a costituire un sistema di riferimento per capire l’ecosistema Maker e capire le sue differenze nei vari contesti nazionali.

L’obiettivo è infatti la creazione di una piattaforma che consentirà ai maker e agli autoproduttori e ai lab manager di tutto il mondo di comparare, posizionare e interpretare le proprie attività rispetto ai modelli di business, le pratiche e i processi di produzione e competenze di altre persone con gli stessi interessi. Tutti i dati (anonimizzati per tutelare la privacy) saranno infatti disponibili come Open Data, e quindi analizzabili e riutilizzabili da chiunque.

La MakersInquiry é il primo di alcuni progetti di ricerca e analisi del fenomeno del ‘Make in Italy’ che svilupperemo come Fondazione Make in Italy CDB: abbiamo bisogno di comprendere e far comprendere sino in fondo la natura del fenomeno italiano per poterlo aiutare efficacemente. In conclusione, per poter facilitare il movimento Maker a svilupparsi e a far capire le proprie esigenze abbiamo bisogno della vostra partecipazione!

30 luglio 2014MASSIMO MENICHINELLI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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