Non c’e’ modo migliore di fare i consuntivi, previsioni e piani di vita di quando si e’ staccati da terra.
Nel mio caso, tutte le decisioni centrali della mia vita, dal trasferirsi in California, al matrimonio, alla creazione della Mind the Bridge foundation, alle mie dimissioni da Google sono avvenute a 10 mila metri sopra il mare.
Forse perché’ tutto risulta più etereo, l’ossigeno rarefatto e la terra, nella sua rotondità, sembra un concetto più concreto.
Forse anche perchè qui lo champagne, se lo si vuole, arriva senza sosta.
Fatto sta che tutte le volte che mi imbarco su un volo transoceanico (almeno 20 volte all’anno) ho sempre il terrore che la mia vita subisca una svolta inaspettata.
Ora invece, nel mio viaggio di ritorno a San Francisco, tentando di mantenere il cervello occupato su altri pensieri, mi limito a fare un consuntivo dell’ultima fatica della settimana, il Venture Camp 2012.
Con i suoi cinque anni alle spalle, il Venture Camp (sottotitolo “Trip to Silicon Valley and back”) e’ la conferenza con più’ storia oggi in Italia sui temi startup, venture capital e policy making, utilizzando la Silicon Valley come role model.
Come ho raccontato nella mio talk introduttivo, questi sono stati cinque anni estremamente densi ed eccitanti per l’universo startup Italia.
Da un contesto per pochi intimi del 2007, siamo giunti a cio’ che oggi e’ chiaro a tutti: una centralità’ del tema che solo pochi anni fa sarebbe stata totalmente impensabile.
#unthinkable, appunto, e’ stato il tag-line che ho voluto associare all’edizione 2012 della conferenza.
Partiamo innanzitutto dai numeri: una kermesse di 2 giorni serrati di discussioni (e feste); 51 speakers (di cui 18 stranieri);12.000 persone a seguire lo streaming online e 420 persone iscritte onsite (perché più non ce ne stanno) che fanno apparire gli spazi della Fondazione del Corriere oramai stretti per accogliere una richiesta dirompente.
Questi due giorni hanno, però, avuto anche un costo organizzativo che supera ormai le 6 cifre… #unthinkable.
Si e’ discusso delle aspettative e degli sviluppi della Agenda Digitale e delle carenze del decreto startup, con chi, di fatto, queste regole le scrive: funzionari giovani, arrivati da Bruxelles e con curriculum stellare… #unthinkable.
Con Rick Belluzzo (ex presidente Microsoft, braccio destro di Ballmer dei primi anni 2000) e Nick Heller (head of new Business Development di Google) si e’ discusso di ricette per mantenere l’innovazione al centro dello sviluppo di un Paese. Con Robert Stephens, ironico e sottile keynote speaker, fondatore di Geek Squad (il McDonalds’ del supporto tecnico a domicilio) e poi di BestBuy, si guarda all’Italia come ad un Paese che ha imprese con più di 1000 anni di storia (Belletti costruzione di campane) e dall’estetica sofisticata (cos’e’ un logo di fronte a uno stendardo storico?)…#unthinkable.
Vito Lomele, con il suo simpaticissimo accento pugliese, e con 30 milioni di euro di uscita (altrettanti nei prossimi due anni) torna da eroe, portato a braccia dal popolo degli startupper italiani. “Chi ce la fa, ha un dovere morale di ridare alla comunità’” dice. #unthinkable (dalle nostre parti)
Fernando Napolitano fa promettere ai CEO di Wind, Sirti, Enel Green Power e CNR di impegnarsi concretamente a supportare l’innovazione dalla base, non come filantropia ma come unica opzione di sviluppo. E chi meglio di Fernando, per anni a capo di Booz Allen, una delle società top di consulenza, puo’ dispensare tali consigli?
Filippo Roma, delle Iene, intervenuto sul palco dei CEO a sorpresa, addirittura fa dare i cellulari ed email di tutti pubblicamente (per chi se li fosse persi, occhio alla registrazione…)… #unthinkable.
Nel frattempo giunge dal Quirinale una lettera del Presidente Napolitano di supporto al lavoro fatto dal Venture Camp, con esortazione a continuare il nostro lavoro dal forte ritorno sociale…. super #unthinkable.
Ivan Farneti, italiano cresciuto professionalmente a Londra come uno dei venture capitalist di punta, mette sul palco alcuni tra i programmi di accelerazione e seed capital migliori di Europa (Seed Camp, Connect Ventures, Springboard, Enlabs) e il nostro SeedQuest di San Francisco. La tesi: qual’e’ il costo oggi per una società di tecnologia di non avere investito nello screening delle “upcoming solutions”, ovvero, nell’avere un’antenna puntata nel mondo startups? Enorme.
Meglio allora avvicinarsi il piu’ possibile al mondo in cui nuove tecnologie e business model vengono provati.
E’ indubbio pero’ che le vere star del Venture Camp rimangono le startup: 14 nuove imprese, scelte tra centinaia che Mind the Bridge Foundation seleziona, supporta direttamente e con un folto gruppo di mentor internazionali prima di metterli, per la prima volta, su un palco di fronte ad una audience di investitori professionali.
Seguire l’evoluzione e il successo di coloro che sono passati su questo palco, dapprima come spauriti “wannabe entrepreneur” e poi da eroi, consumati da un successo per alcuni fulmineo, e’ la vera spinta magica di questa conferenza. #unthinkable solo pochi anni fa.
Che fine hanno fatto i 7 progetti che hanno vinto l’edizione 2011 (IlikeTV, Vivocha, D-Orbit, Timbuktu, StereoMood, Vinswer, NextStyler)? In meno di 10 mesi, come conseguenza della loro partecipazione hanno ottenuto questi risultati: in aggregato, $6.4M ricevuti di funding nonchè una valutazione di oltre $32M.Ossia: 824% in più di valore di mercato in meno di un anno. Ogni dollaro investito lo scorso anno in queste società, oggi ha un valore di mercato (basato sulle valutazioni ricevute) 8 volte superiore.
Bisogna essere ciechi per non vederne l’opportunita’ oggi.
Da non dimenticare assolutamente il 156% di crescita di posti di lavoro creati da queste startup. Pochi, certo, in valore assoluto, ma in grado di creare una cultura di startupper che diventa virale e fa crescere le opportunità in progressione biometrica.
Non a caso, le centinaia di magliette che abbiamo distribuito, gridano, al centro “Job Creator”…#unthinkable. But #VeryTrue.
Marco Marinucci