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Marshmellows, spaghetti e altre tecniche di team building #SUDiary

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Se volete andare veloci, andate da soli, se volete andare lontani andate con un team.E mi sembrerebbe impossibile fare altrimenti perché qui, a Singularity, in California la vera forza trainante, accanto ai tutors, siamo noi, gli ottanta partecipanti del #GSP14.Dalla prima settimana siamo stati catapultati in giochi di team building per farci conoscere, testarci sotto pressione e osservare il nostro spirito di squadra.E’ emersa da subito la nostra voglia di competizione: ci hanno messo in squadre per una caccia al tesoro tecnologica in giro per i luoghi segreti della NASA Ames Research Centre, ma mai oltre la “la rete nera”. Ed è così che 10 squadre, con personalità di tipo “a” come ci hanno catalogati, si sono sfidate fino all’ultima bandiera tra vecchi aereoplani, missili inattivi, stanze e archivi con ricordi di astronauti e il resto di questa piccola città straordinaria che è la NASA.Solo alla fine ci hanno comunicato che le istruzioni non erano quelle di fare solo 250 punti “perché’ oltre sarebbe stato inutile”.Bene siamo tutti tornati con almeno 800 punti in più,E la lezione e’ stata chiara : in queste settimane, quando farete i team per i progetti, non competete tra di voi ma ricordatevi sempre che stiamo combattendo una battaglia molto più grande e la nostra missione ultima richiede l’unione di tutti.Poi arriva il momento della seconda attività di team building, la “marshmallow competition “ famosa in tutto il mondo per testare le skills di leadership, teamwork, adattabilita’ al cambiamento, lavorare sotto pressione…Ci hanno fornito 12 spaghetti, del nastro adesivo, e un marshmellow con le istruzioni per costruire, esclusivamente, con questi materiali la struttura più alta che si possa reggere in piedi da sola e che in cima abbia il marshmellow.Parte il tempo, 15 minuti in cui si puo vedere in sintesi il processo di costruzione (giusto o sbagliato) di un progetto.E il team vincente e’ quello che prima “disegna” la struttura, poi testa e riadatta fino ad avere un progetto che sta in piedi da solo; e qui l’importanza del “pivoting” cioè’ cambiare di continuo il prodotto in base ai test e solo alla fine appoggiare in cima il marshmallow.

Nessuno ha raggiunto il record mondiale di altezza e solo un team composto da un ingnere e un architetto ha fatto una bella figura.

Comunque non c’è stato bisogno di queste attività per farci legare tra noi. Da subito ci siamo mostrati un gruppo affiatato. Ciò’ che più mi impressiona e’ come riusciamo ad organizzare il nostro tempo libero quando alle 18 finiscono le classi.Abbiamo attivato ogni possibile mezzo di comunicazione: dal portale interno che ci ha creato Singularity, caselle di poste dedicate a SU, chat a non finire su whatsapp una comune e una per ogni altro tema, slack, messaggi, google docs .Ci trasmettiamo ogni tipo di informazione dall’ultima legge passata sui Droni o a chi sta organizzando un weekend a Yosemite, o chi , come me, si informa su chi andrà a rock climbing l’indomani alle 6 del mattino (rigorosamente sono una di quelle!) .La maggior parte delle conversazioni riguardano l’invito a mini conferenze di 15 minuti che spaziano dall’educazione, al biotech, dall’energia all’ambiente e sono un modo per aprire dibattiti tra noi studenti, condividere idee, lanciare sfide, stimolare le nostre curiosità, sempre però’ “pensando alla grande”.Oppure, a volte, organizziamo conferenze su temi più specifici con grandi esperti del settore che ci incantano anche fino alle due del mattino intrattenendoci su argomenti come “Algorithms to solve big real life challengs” , ” disrupting The financial system”, “how we can democratize food in the world”, “eliminating physical imparity through physicals robot “, “machine learning and quantum mechanics of new materials” .E veniamo continuamente stimolati cercando di apprendere gli uni dagli altri consapevoli della fortuna che abbiamo ad incrociare background così diversi.Ed è con tanta incredulità che ci rammentano ogni giorno che un miliardo di persone contano su di noi e: se non noi allora chi? E questo vale anche per la SULab in cui si nascondono i piu geek ma dove anche loro sono sempre pronti ad insegnarti ad usare stampanti 3D, fabbricare droni, pilotare 747, ordinari pezzi da Amazon per costruire folli invenzioni e insegnarti il linguaggio della programmazione.Tra noi studenti c’è anche chi offre classi di “speed reading” per imparare a leggere più velocemente, oppure di salsa e merengue o addirittura di come usare l’arte della commedia per cambiare il mondo, ma anche tecniche di brain-storming efficaci.

E anche quando la mezzanotte e’ ben passata da un pezzo ed è davvero ora di andare a dormire dopo esserci riuniti tra candele e tele robot per raccontarci le storie della nostra vita, diventa difficile chiudere gli occhi con tutto quello che stiamo apprendendo e con i pensieri che volano sulle pareti ormai non più bianche usate come lavagne riempite di idee su cui è impossible non riflettere .Solo qualche ora di riposo prima della sveglia militare e tutti in piedi verso le 6, chi corre, chi si arrampica, chi si precipita a vedere la stampa 3D che ha lavorato di notte e adesso sputa la propria creazione, chi già sui computer a raffinare progetti e presentazioni con l’aiuto dei nostri mentors pronti a tutto a qualunque ora.E non ho alcun dubbio: sono loro le persone giuste con cui immaginare un mondo e un futuro migliore.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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