in

Matteo Palumbo: MyGpTeam, un gioco diventato progetto di vita

lifestyle

Tutto nasce da un’idea avuta un pomeriggio di qualche anno fa in un’aula universitaria. Giocavo ad un manageriale di calcio su un sito, mi accorsi di come fosse tremendamente coinvolgente poter gestire una propria squadra, con uno stile simile al fantacalcio ma con i giocatori inventati e con il motore di gioco “calcolato” dal sistema e sfidare altre persone reali online

Fu così che tra una chiacchierata e l’altra pensai insieme al mio collega ed amico Paolo Montagna di realizzare un gioco che avesse una struttura di quel tipo, con delle peculiarità e delle dinamiche ancora più virali, e che trattasse uno sport che oltre ad appassionare entrambi fosse anche meno inflazionato sul web.

Da lì prendemmo la decisione di realizzare qualcosa che avesse come ispirazione i motori e in particolare la Formula 1.

Primo problema da affrontare: la scelta del nome. Doveva esprimere il concetto dello sport a cui ci ispiravamo, e al tempo stesso far capire quale fosse lo scopo del gioco: creare un progetto, una scalata, meditata e studiata, al successo. F1Project, sembrava perfetto, e il dominio era libero: preso!

Furono pomeriggi concitati, passati a creare e a programmare: non ricordo niente di più emozionante a livello professionale del veder prendere forma ad una propria creatura, nata da un progetto delineato, abbozzato e descritto a penna su un quaderno a quadretti dalla copertina arancione che ancora conservo, gelosamente, in un cassetto.

Lo schema per il database, la struttura delle pagine. E ancora, come ideare il mercato dei piloti personalizzati, e infine la creazione dell’algoritmo di simulazione delle gare.

E poi, perchè non dare agli utenti che decideranno di pagarci anche delle funzionalità particolari in più? Ed ecco nascere il Project Manager, un abbonamento che permette ai giocatori di diramare comunicati stampa e personalizzare alcune caratteristiche del gioco come le auto e i propri piloti virtuali.

Abbiamo impiegato circa quattro mesi per la fase di sviluppo e test per poter essere pronti con il primo prototipo.

Un hosting da 10 euro al mese, un post su un forum di un gioco simile per farci conoscere inizialmente in Rete ed eccoci tutti schierati ai blocchi di partenza: scatta il semaforo verde e siamo online.

La sensazione appassionante del creare qualcosa di proprio e pubblicarlo, divenne ancora più forte nel vedere le iscrizioni arrivare una dopo l’altra, persone che popolavano la nostra creatura, iniziando ad utilizzarla, a commentarla, a darci suggerimenti, a creare post sui forum in rete per invitare altri amici.

I mesi passavano e F1Project, manageriale online ispirato alla F1, continuava ad appassionare i giocatori e produrre iscrizioni.

Io e Paolo, assorbiti dagli impegni universitari, ci dedicavamo al gioco quando potevamo, non eravamo sufficientemente maturi per potenziarlo “commercialmente” in quanto ancora poco avvezzi al mondo come quello imprenditoriale che, però, avrei scoperto di lì a poco.

Sono presto arrivati i primi pagamenti e guadagni ed anche i primi passi avanti in termini di investimenti personali: un server dedicato almeno dieci volte più oneroso di quello precedente, una struttura più organizzata, i primi inviti di potenziali partner industriali ad incontrarli presso le loro sedi

Tra aprile e maggio 2011 è poi arrivata la svolta.

Gli importanti impegni lavorativi hanno portato Paolo a concentrarsi maggiormente su una carriera professionale lontana dal progetto, mentre per me il conseguimento della Laurea Magistrale rappresentava un punto cruciale per decidere cosa fare del mio prossimo futuro lavorativo.

Leggendo online il bando di EnLabs, incubatore e acceleratore di impresa di Luigi Capello, ho deciso di inviare la candidatura per la mia idea. La prima fase era rappresentata dal “pitch”, realizzato studiando online i video di Augusto Coppola che durante i seminari di InnovAction Lab spiegava le modalità con cui si presenta un’idea agli investitori.

E poi la selezione, fino alla telefonata che mi informava che F1Project era tra i progetti scelti per far parte del primo programma di incubazione.

Fare startup è come andare sulle montagne russe” mi ripete spesso una persona. Niente di più vero.

I mesi di incubazione sono stati un susseguirsi di emozioni, eventi, momenti che mi hanno provocato sentimenti contrastanti, che si alternavano di continuo, e che mi vengono in mente come dei flash: la nascita della società, Interactive Project; il confronto con altri startupper; la formazione imprenditoriale; l’aiuto dei mentor, e di uno in particolare: Augusto, punto di riferimento fondamentale in questa avventura e al quale devo molto.

Sono poi seguite la diffida da parte della Formula 1 (con cui da poco abbiamo stretto un accordo di “non belligeranza”) per l’utilizzo del marchio “F1”, e il conseguente cambio di nome del gioco in MyGPTeam ; la partecipazione alla Game Connection a Parigi nel dicembre 2011, durante la quale ho presentato la mia startup andando a bussare alla porta dei più grandi.

Grazie alla partecipazione a questo evento ho potuto avviare i contatti per quello che di lì a qualche mese si sarebbe trasformato nel primo accordo internazionale con il publisher di giochi online più importante del Brasile; l’inizio della trattativa, ancora in corso, con una multinazionale asiatica nel campo del gaming quotata al NASDAQ, e la cena indimenticabile con i loro manager a base di rane, lumache e mojito.

Sono poi seguiti l’investor day e gli incontri con gli investitori, gli eventi e i pitch in ogni salsa e in ogni luogo, alla ricerca di nuovi fondi per la crescita di Interactive; l’addio ufficiale di Paolo ad una realtà in cui l’impegno full time era diventato indispensabile, e l’ingresso in team di nuove persone.

Tutto questo fino ai giorni nostri, con la chiusura recente di un seed-round da 400 mila euro per portare Interactive Project, con il suo MyGPTeam e i suoi giochi futuri, ad essere pronta per il grande lancio nel mercato internazionale, con un team di 7 persone che con passione e dedizione ha l’obiettivo di far diventare questo progetto, abbozzato la prima volta su un quaderno a quadretti dalla copertina arancione, un progetto di vita.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

What do you think?

Scritto da chef

lifestyle

Perché un creativo che lavora gratis non è sempre un coglione

innovaizone

Web Academy, la formazione ora si fa online (e on cloud)