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Max Ciociola: Ho i Google Glass. Facciamo qualcosa di bello?

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L’ultima volta che ho avuto in mano un device che nessuno aveva, e che per primo in Italia potevo provare, era un Blackberry. All’epoca della mia prima startup Wireless Solutions (appena acquistata da Dada), nel 2001, negoziammo con la allora RIM (Oggi Blackberry) l’esclusiva nell’introdurre il Blackberry in Italia.

Il primo device mi arrivò a Bologna perfettamente configurato e dovevo portarlo a Firenze dove mi aspettava Marco Argenti, ora in Nokia e allora in Dada.

L’emozione di mandare la prima mail over the air e “always connected” era enorme. Capii da subito che quel device (anche solo per pochi anni) avrebbe segnato e condizionato (e migliorato) il nostro modo di leggere le email. Non passò molto prima di vederlo ovunque.

E non è passato molto prima di vedere il Blackberry soppiantato dai nuovi smartphones.

E’ il 13 Maggio 2013, mi sveglio come al solito alle 7, corsetta al parco, rientro in casa e prima di fare la doccia faccio il solito check mail sul mio Nexus4.Una mail dal subject strano mi colpisce:

Welcome Explorer. You’ve been selected for GoogleGlass Expolorer Program.

Penso ad uno scherzo. Perché proprio a me ? Figuriamoci.Poi leggo il body della mail, c’è un link con Buy Now, ci clicco e vedo 4 modelli di glass in 4 colori diversi. No non è uno scherzo. Sono le 7:55 e Google mi dice che ho solo 12h di tempo per comprare i GoogleGlass.

Alle 8,00 avevo già speso i 1,500$ richiesti da Google per entrare nel programma Explorer dei Google Glass.

Il ritiro è direttamente a Mountain View prima del Google I/O del 15 e 16 maggio.

Perché io? Perchè musiXmatch?

Google i suoi 2000 explorers (rigorosamente premium) nel mondo li vuole tra gli sviluppatori, tra i cosiddetti developers, e non vuole VIP. Non vuole Valentino Rossi, Jovanotti o chissà quale modella. Vuole 2,000 sviluppatori.

E tra questi vuole musiXmatch che sul Google Play è già un successo: quasi 10 milioni di download solo sullo store di google e tra le top 20 app di musica in 128 paesi. Google vuole le Lyrics di musiXmatch proiettate sugli occhi. E le avrà.

Quando Francesco Delfino, co founder & evangelist di musiXmatch li ritira a San Francisco in un’apposita sala d’attesa allestita a Mountain View ad aspettarlo c’è Julius, lo stewart scelto da Google per consegnare i Glass.

Un packaging da far paura, borsetta nera, uno specchio posto davanti a Francesco lo invita a postare la prima foto scattata dai Glass, rigorosamente con hashtag #TroughGlass e rigorosamente su Google+.

Nel frattempo organizzo negli uffici di musiXmatch una sessione del Google IO invitando developers a seguire in diretta quello che Google lancerà: la sopresa è che il keynote di Larry Page lo mostriamo dai nostri uffici direttamente proiettati dagli occhi di Francesco tramite i Glass.

Io da un PC, direttamente collegato con la sua retina, in diretta dal Google IO attraverso i Glass e tramite Hangout, il nuovo skype a brand Google.

L’emozione è a mille. Ma i brividi veri sono quando arrivano i Glass a Bologna.

Lascio a tutto il team prima la possibilità di vederli, indossarli, farci foto (fa figo farsi vedere coi Glass), poi mi chiudo in una stanza.

Io e i Glass. 10minuti di osservazione, il design è spettacolare, lega di titanio e plastica. Il prisma che proietta le immagini direttamente sulla tua tua retina è realizzato in plastica. La memoria è di 16Gb, tanta per fare foto e video.

L’audio non lo vedo, poi scopro che c’è una piccola vibrazione che vibrando batte sul tamburo dell’orecchio, generando così l’audio.

Il futuro mi si sta poggiando sul capo. Internet si sta impossessando dei miei occhi.

Infilo i Glass e una voce femminile non robotica riconosce il mio Google+ (che ho in precedenza configurato) e mi sussurra:

Welcome Massimo. Welcome to the new world seen trough Glass.

Ho avuto tanti effetti Wow nella vita. Tante “gioie tecnologiche” . Ma i Glass vincono su tutti. E’ emozione pura, come direbbe qualcuno, emozione allo stato “brado”.

Al mio comando vocale (i Glass si basano sulla tecnologia Google Now) Ok Glass sulla mia retina viene mostrato il menu: Il modo di interagire con il menu è sempre attraverso la voce o semplicemente sfiorando la superficie dei miei Glass, rigorosamente touch (la navigazione avviene muovendo il mio dito parallelamente alle mie orecchie. Sui Glass)

Ok Glass. Take a picture.

Una foto dei miei uffici viene scattata. Subito appaiono le opzioni di share via twitter, Facebook, G+ (tutte pre configurate in precedenza su un apposito pannello di controllo web).

Ma l’emozione più forte arriva con il primo Hangout. Il primo Hangout in soggettiva. Io connesso da miei occhi e Francesco Delfino dal suo PC.

Al comando Ok Glass. Hangout with Francesco Delfino parte la “retina” video call. Quello che avete visto in Blade Runner e Minority Report è arrivato tra noi.

I miei Glass sono connessi direttamente alla Wifi o, volendo, possono essere connessi tramite Bluetooth al mio telefonino Android. (Su iPhone non si sa nulla ora ma Google non aspetterà molto prima di configurarli anche li).

La qualità video della chiamata su Wifi è molto buona, scattosa quando mi muovo velocemente, l’audio è da paura. Si sente benissimo.

Passo in modalità Bluetooth via tethering con il mio Nexus4. Esco dagli uffici con i Glass e rimango connesso con Francesco via Hangout.

Gli uffici di musiXmatch sono esattamente sotto le 2 torri bolognesi. Parto in spedizione. In strada con i Glass, mentre sono video-connesso con gli uffici di musiXmatch.

Mi ferma chiunque, i Glass sono ormai noti. E vedere l’unico esemplare italiano a Bologna genera emozione. Poi io non sono Sergey Brin. Bologna non ha la metro e non è San Francisco. Quindi qui è tutto più amplificato.

La gente mi fa foto continuamente e chissà in quale hashtag di Instagram finirò, ammetto di non impazzire all’idea. Il vero problema della privacy che vedo è questo. Per il resto i Glass hanno dei settings sulla Privacy fatti molto bene: decidi tu ogni contatto che può chiamarti sui Glass e che tu puoi chiamare, quindi i tuoi occhi non sono buttati in rete come se niente fosse.

Un turista giapponese mi blocca aggressivamente, mi ferma , mi tiene immobile e mi continua a riprendere con la sua videocamera, non vuole perdersi un attimo dei miei Glass ed evidentemente vuole tornare in Giappone e dire : “Ho visto i Glass da vicino. Eccoli”

L’idea che da Bologna qualcosa arrivi in Giappone, dopo la poloparità di musiXmatch nel paese nipponico mi fa letteralmente impazzire.

Passo così la mia giornata a testare ogni funzione dei Glass.

Ma è il momento di tornare a casa per cena. Ovviamente prendo l’autobus. Il 13.

Salgo con molta disinvoltura , ci sono almeno 80 persone dentro. L’attenzione è tutta sui miei occchi o meglio sui miei Glass.

Qualche ragazzino, timidamente e senza farsi vedere, tira fuori il suo smartphone. E via di share su #instagram e twitter.

Prima di scendere alla mia fermata una signora di mezza età mi chiede: Signore mi sta registrando ?

Nessun senso di isolamento, i Glass ti fanno sentire vivo, connesso e senza distrazioni. Ho risposto a 10 email dai glass, senza mai dover tirar fuori il mio smartphone e guardando tutto ciò che i miei occhi avevano davanti.

Qualcuno lo ha definito il Terzo Occhio.

Forse è vero, è un terzo occhio che non distrae gli altri 2 e ci darà qualità di vita, ci permetterà di non passare ore su uno schermo piccolo.

Guidare con i Glass ? L’ho fatto. Qui il video.

Ma da imprenditore e startupper la parte più bella dei miei giorni con i Glass sono le mail di chi viene a sapere che li abbiamo (si è vero abbiamo inondato le TV e tutti i media italiani) : Luca, 43 anni, tetraplegico, in simbiosi con la sua sedia a rotelle, mi scrive una cosa che mi dà lo stesso brivido dei Glass quando li ho indossati, ma questa volta il brivido mi scende dall’alto verso il basso della mia schiena: “Non conosco Internet. Non so come funzioni. Non posso accedere a tastiere né a sintetizzatori e riconoscimenti vocali per usare le tastiere perché non posso permetterlo, i miei genitori sono anziani e non sanno usare il PC. Avrei un sogno: conoscere Internet. Mi aiutate con i Glass ? (la mail è stata scritta dalla sorella di Luca)”.

Chiamo Luca e gli dico che la cosa più bella che mi è capitata nel mio mestiere negli ultimi 10 anni è lui. Lo avviso che sto correndo a casa sua.

Non ho mai corso tanto nella mia vita. La gioia di dare accesso a Luca ad Internet è tanta.

Arrivo a casa di Luca ad accogliermi ci sono tutti i suoi amici più stretti, la mamma mi abbraccia, come se fosse la mia, il padre mi stringe la mano e non riesce ad evitare che una lacrima gli scenda giù. La mia scende assieme alla sua.

Nel salone c’è Luca. Un abbraccio che dura 5 minuti. Luca non piange dall’emozione, è felice , è il giorno più bello della sua vita.

E’ il momento più bello. Infilo gli occhiali sul capo di Luca e gli spiego come funzionano e come usare la voce (le sue braccia sono bloccate).

E Luca comincia con i suoi incredibili “Ok Glass”.

Vederlo girarsi attorno a fare video, scattare foto e interrogare Google Now con la voce è l’emozione più grande.

I Glass fanno questo. Generano emozioni. Le trasmettano. Le condividono. E ci aprono ad un mondo nuovo. Un mondo che sarà sicuramente più bello.

Ok Glass. Thank you so much. Now Switch Off.

MAX CIOCIOLA

NB. D’accordo con Max Ciociola apriamo da oggi uno spazio dove chiunque potrà postare e discurre idee per applicazioni da sviluppare per i GoogleGlass. Per realizzarle alcune, quelle a più alto impatto sociale, cercheremo di realizzare un hackathon molto presto. Riccardo Luna.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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