#MCD14 Nella Smart City di Archimede, tra sfiducia e realtà aumentata

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Occidentale sicula. Da Catania a Siracusa. Aria calda, come quella del motore: è a due centimetri dal polpaccio e nemmeno sento la differenza. Un incendio a destra mi distrae e non mi accorgo che nel mio campo visivo è entrata già l’area industriale di Priolo. Il polo petrolchimico più grande d’Europa. Sembra non finire mai. Ciminiere altissime, ornate in cima di bianco e di rosso, chilometri quadrati di acciaio e cemento su spiagge bianche e colline di macchia mediterranea. Non riesco a staccare gli occhi. L’odore di terra bruciata mi nausea. Decelero, quasi mi fermo. Osservo dall’alto le industrie, distanza un chilometro, forse meno. Sono le 12, ma non sembrano dare segni di vita. Tranne qualche ciminiera più a ridosso del mare.

Qui, scopro dopo, le attività si sono ridotte a un decimo dagli anni 80 ad oggi. L’idea che questo polo possa diventare un enorme parco di archeologia industriale mi fa rabbrividire.

Vento d’Ortigia

Mare ovunque. A Ortigia, l’isola più antica di Siracusa, non c’è angolo che non ne abbia un spicchio. Come il balcone dal quale sto scrivendo, il sole gli scende davanti e scompare dietro un vecchio campanile che nessuno fa suonare più. Mi ospita una simpatica coppia. Lui, Andrea, 48 anni, costruisce marionette che anima le sere d’estate nella piazza centrale dell’isola. Vivono storie di impiegati, stanchi del loro lavoro, della vita. Sublima così la sua di vita: quelle marionette sono nient’altro che lui stesso, dieci anni fa, quando ha mollato il lavoro a Milano per tornarsene a Siracusa.

Ora vive così, da artista, con la compagna Mirella e una bimba che hanno chiamato con un neologismo: Mian, non significa nulla, solo la voglia di staccare i ponti con tutto.

Casa loro è esposta su più lati. Il vento oggi entra da sud, è scirocco. Ma è il grecale ad allarmarli. Dicono che l’aria diventa irrespirabile, porta dentro i fumi degli impianti di Priolo, che da qui dista una manciata di chilometri. Non succede spesso d’estate, i turisti difficilmente lo avvertono. Ma con l’autunno e i venti più freddi Priolo bussa alle porte di Siracusa. E qui non piace a nessuno, specie ora che buona parte del lavoro che portava è scomparso e quello che rimane non rassicura nessuno. Finirà.

La Smart city di Archimede

Il centro di Ortigia è una meraviglia.

Il suo barocco è raffinato, il quartiere ben tenuto, esclusivo e popolare insieme. Nei pressi del duomo, già tempio di Minerva, noto una colonnina che sembra quella dei parcheggi. In realtà è un piccolo computer con uno schermo touch che contiene le informazioni sulla storia dei monumenti. Ricostruzioni in 3D di come doveva essere l’isola nel primo secolo avanti Cristo, col tempio di cui ora rimangono solo le colonne inglobate nel perimetro murario del duomo. Spuntano dalla pietra come a volersene smarcare. Questo totem è uno dei 15 che in giro per il centro raccontano ai turisti Ortigia in realtà aumentata. Fa parte del progetto Siracusa Smart city insieme alle biciclette per muoversi in centro e ad hotspot in giro per la città.

Le colonnine contengono un buon numero di informazioni, storiche, artistiche, sul clima , i venti, e dati sulla qualità dell’aria (anche se quasi tutti finiscono per usare solo la telecamerina per selfie di gruppo). Gioco un po’ col totem, mi faccio dire la qualità dell’aria, un indicatore mi dà un punteggio piuttosto buono: pochissime polveri sottili nell’aria. Verosimile, niente macchine nella Ztl, tanto vento. Un signore sulla sessantina mi si avvicina: “non dategli retta, mi dice, qui nessuno lo crede a quei cosi, tanto le fanno dire quello che vogliono a quella macchinetta. Qui non si respira. Colpa di Priolo, di Augusta. Del triangolo della morte”, come lo chiamano qui. Provo a spiegargli che la giornata è ventosa, che l’aria sembra buona. “È una tua impressione”, replica.

La diffidenza (e l’indolenza tipica italiana) elevata a potenza. Non ho potuto fargli cambiare idea in nessun modo, quel mondo fatto di totem, di informazioni luminose, di dati, era qualcosa che sfuggiva al suo controllo. Quindi finto. Quindi fatto contro di lui. E so che non è l’unico a pensarla così, non solo a Siracusa. Come si può colmare una frattura così profonda tra cittadini e istituzioni?

Ortigia, 7 agosto 2014Arcangelo Rociola

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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