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#MCD14 ; Palermo e l’anima beat dell’economia collaborativa

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Giallo. Giallo ovunque. Se ripenso ai chilometri percorsi finora è la prima cosa che mi viene in mente. Il giallo delle colline, quello delle rocce sul mare, un giallo opaco di salsedine e riflessi del sole. Il giallo della pelle a mezzogiorno. Il giallo delle strade provinciali, della macchia mediterranea rinsecchita, del deserto dell’estate, della polvere sulle marmitte.

Ci siamo lasciati a Siracusa (giallissima). Adesso scrivo da Palermo su un terrazzino del centro storico, a pochi passi dal Politeama. In mezzo ci sono state un po’ di tappe. Modica, Ragusa, Agrigento, tre mari, 15 spiagge e quasi duemila chilometri (con la rete 3G a singhiozzo). Ma ve ne parlerò la prossima volta. Perché a Palermo ho chiuso la mia dieci giorni di giro per la Sicilia tramite AirBnb.

E a Palermo ho capito quanto l’economia collaborativa possa davvero rivoluzionare il nostro modo di viaggiare. Beh intanto ha cambiato per sempre il mio.

Sono arrivato a casa di Germano e Claudia due giorni fa, una coppia palermitana doc sulla cinquantina. Sono al primo anno di Airbnb. Ma sanno già benissimo qual è la filosofia del servizio. Per loro mettere a disposizione una stanza di viaggiatori occasionali è un modo di conoscere persone da tutto il mondo. Li entusiasma. Ne parlano con l’energia di chi ha meraviglia per una cosa nuova. “Quando abbiamo deciso di farlo non abbiamo mai pensato a chi ci diceva: ma come metti le chiavi di casa tua in mano ad altri? E qui a Palermo è piuttosto facile sentirselo dire.

Ma alla fine è un gioco che si basa sulla fiducia: io metto la mia casa, chi viene la propria persona, la propria faccia”. Non avevo mai visto l’affitto di una camera da questo punto di vista. Il medium della rete ha una duplice funzione: mette in contatto parti diverse del mondo, si, ma crea anche un sistema di valori e di opinioni sulle persone che rimane interamente in rete, tracciabile, controllabile da tutti. È questo il segreto alla fine. Difficile sgarrare. L’ospite è tenuto a comportarsi bene, più che dalla minaccia di ritorsioni legali dal fatto che la propria persona è messa in gioco. È lui, la sua prenotazione fatta dal proprio profilo facebook, dove è impossibile registrarsi con un nome fasullo, che fa in modo che tutto funzioni bene.

Non so se ci sono dati che lo raccontano, ma da quello che risulta in rete mai nulla di significativo è successo con gli ospiti in Airbnb.

Il rapporto di fiducia nell’altro che impone l’economia collaborativa sui social sembra per ora un sistema perfetto. Le stesse impressioni le ho riscontrate da Andrea a Siracusa, o Stefano ad Agrigento. Loro mettono in gioco una casa, o una stanza, ma sanno che quel gioco è sicuramente buono per tutti. Oggi le città dove è presente Airbnb 11 milioni di persone ci viaggiano regolarmente, numeri che hanno fatto levitare il valore dell’azienda a 2 miliardi di dollari. Con una manciata di euro si può andare ovunque. Con zero euro ci si può scambiare un appartamento a Roma con uno a Manhattan con lo home swap per qualche settimana (sarà il mio prossimo viaggio).

Ma c’è un’altro aspetto: viaggiare con Airbnb è la cosa che più ti avvicina alla dimensione autentica del viaggio. L’incontro con persone, il parlarci, scoprire dalle parole di ciceroni imprevisti aspetti della vita nel posto che si visita. Un po’ come il chiedere ospitalità dei viaggiatori dei libri. Certo, è un servizio, si paga, è più organizzato e meno romantico. Ma l’effetto sulle esperienze è in tutto simile.

Ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno fatto entrare nel cuore delle cose, sempre: dagli aneddoti di storia greca nel cuore di Siracusa, al pani ca’ medusa nella Vucciria di Palermo, al passato normanno dell’isola, alle spiaggette non recensite da nessun sito ma meravigliose al pari delle altre. Perché se sei un minimo curioso, e magari vuoi uscire un po’ di percorsi della Lonely Planet, condividere uno spazio, la vita di qualcuno per un po’ di tempo, è il modo migliore per conoscere il posto che stai visitando. È un po’ come tornare al tempo dei tour, dei viaggi on the road, a quell’esperienza di viaggio che la letteratura ha reso epica e che il turismo di massa rischiava di cancellare. Pensate all’orribile formula dell’all inclusive, ai pacchetti per turisti venduti in internet dove l’esperienza del viaggio è inglobata in un portfolio di esperienze stardardizzate (le 5 cose che proprio non potete non fare, per esempio), sempre uguali da anni e con zero possibilità di variare sul tema. Ora, spostarsi per case condivise con Airbnb cancella il rischio di farlo. O per lo meno apre all’inatteso. Si possono fare cose che non si pensava di fare. Che non rientrava in alcun elenco. È il fascino dell’imprevisto, che arricchisce, fa crescere. Diverte. Fa venire voglia di partire di nuovo. E rivedere quel giallo, e scoprire nuovi paesaggi, nuovi colori.

Palermo, 11 agosto 2014Arcangelo Rociola

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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