Mentre le Lim restano spente, al Mediaexpo si accende la scuola del futuro

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Imparare a realizzare un videogioco tridimensionale, fare quattro passi fra gli Android, capire quando l’Open Source diventa una soluzione per la didattica e l’integrazione della diversità, ma anche costruire o reinventare fiabe con la Lim (la lavagna multimediale) o fare un viaggio con l’associazione “Terre des hommes” nel paese del Web per imparare a riconoscere i pericoli in agguato.

Tutto questo e molto altro verrà fatto a Mediaexpo: tre giorni di laboratori, incontri per i ragazzi e per gli insegnanti per esplorare le opportunità didattiche attraverso la rete. Settantadue ore per parlare di e-book, di robotica e domotica, di blog, di come usare al meglio la lavagna multimediale.

Un salto in una scuola del 2000 (o forse già proiettata oltre questo primo ventennio del nuovo secolo): ben lontana dal dizionario burocratese della programmazione fotocopiata da generazione in generazione, dai verbali, dal firmare, vidimare, controfirmare, verificare.

La manifestazione, che si terrà dal 25 al 27 ottobre presso l’Università d’informatica di Crema, è nata grazie alla caparbietà della dirigente dell’istituto comprensivo di Trescore Cremasco Tullia Guerrini Rocco che ha avuto l’intuizione di coinvolgere il territorio e non solo (Polo universitario d’informatica di Crema, dipartimento di fisica di Udine, circa 200 scuole italiane, banche ed enti territoriali), osando andare oltre il recinto della provincia, riuscendo ad attrarre in una città che pecca di provincialismo esperienze virtuose.

Nel 2010 sono stati coinvolti 510 genitori, 1982 docenti di ogni ordine e grado, 4223 studenti provenienti da 80 scuole italiane. Forse ogni scuola in questo Paese e lo stesso Ministero dell’istruzione al di là di annunciare rivoluzioni digitali dovrebbe, come faranno a Mediaexpo, fermarsi a riflettere sull’uso di Linux, sulla medialibrary, sull’informatica usata per non vedenti e ipo vedenti.

Un passo avanti, quasi profetico, fatto nella provincia di Cremona che fa a pugni con i dati dello studio AlmaLaurea sui comportamenti degli studenti quindicenni italiani, riguardo le tecnologie, dove emerge che l’anello debole per lo sviluppo delle competenze digitali resta la scuola.

Se da una parte computer e dispositivi vari non mancano nelle case degli italiani, in classe siamo in ritardo.

Un esempio: nelle lezioni di matematica, sette studenti su dieci, dichiarano che gli strumenti tecnologici a lezione non sono mai stati usati. E senza scomodare l’AlmaLaurea, posso portare un esempio personale perché nello stesso istituto comprensivo di Trescore, ideatore della manifestazione, lo scorso anno, in un plesso, l’aula d’informatica è rimasta sconnessa.

Nella scuola dove, da precario, sono capitato quest’anno, ho scoperto che la Lim, non è connessa, nonostante sia appesa al muro da circa un anno.

Ho chiesto spiegazioni e mi hanno risposto: “Problemi burocratici. Va fatta una segnalazione. Va fatta una richiesta. Bisogna compilare”. E intanto la lavagna multimediale resta una suppellettile.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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