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Mettiamo un FabLab dentro la scuola educhiamo i visionari del futuro

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Partiamo da una novità: il 2 dicembre 2015 è stato inaugurato a Roma il primo FabLab scolastico interamente attrezzato secondo i canoni del MIT in un Istituto Comprensivo, ovvero rivolto agli alunni di scuola media ed elementare. È il FabLab Rosmini.

Come promotore del progetto “Mini Makers”, vorrei comunicare come questo FabLab non nasca tanto da un’idea illuminante, da un incontro casuale, ma da un lungo percorso che molti professionisti e volontari di tante realtà diverse in tutta Italia stanno compiendo insieme, attraverso iniziative di alfabetizzazione digitale, tra coding e fabbricazione, rivolte ai docenti e ai ragazzi di tutte le età.Tra le altre, l’anno scorso gli alunni delle classi terze dell’IC Orsa Maggiore di Roma hanno portato all’esame di terza media un modello di quartiere stampato in 3d con un’interazione di luci, suoni e movimenti gestito tramite Arduino.

Tutto progettato e realizzato da loro, con l’ausilio dei docenti di tecnologia, presso il FabLab Roma Makers a Garbatella. Qui abbiamo riscontrato come le difficoltà maggiori non derivassero dalla complessità delle macchine, ma dal non averle quotidianamente a portata di mano nella scontrosa mobilità di Roma. E quindi ci siamo chiesti: perché non aprire un FabLab a Scuola? A gennaio anche questa scuola dell’EUR si doterà di un completo FabLab scolastico.

Che senso ha un FabLab dentro una scuola media?

Vorrei soffermarmi su questo punto che reputo nodale: perché aprire un FabLab in una scuola media?

La domanda non è assolutamente scontata né banale, e spesso le risposte che noi formatori digitali riceviamo si caratterizzano, agli opposti estremi, o per l’entusiasmo fondato sul sensazionalismo del “purché si facciano cose nuove a scuola”, o per un aprioristico diniego che va dal timore per “il nuovo” che si faticherà a controllare perfettamente al rimpianto per “la bella scuola che fu” e che, in realtà, non è mai stata.

Ritengo assolutamente sbagliati entrambi gli approcci, e credetemi, a volte l’approccio eccessivamente entusiasta può risultare anche più dannoso.

Per questo serve fare ordine, innanzitutto nelle nostre stesse teste.

I FabLab non sono semplici laboratori di fabbricazione e produzione.

I Fablab svolgono essenzialmente una funzione di ricerca, didattica e formazione, sin dalla loro origine non a caso all’interno di un’importante centro di ricerca universitario mondiale quale il MIT di Boston. Poco più di un anno fa, visitando i FabLab di New York, rimasi stupito nello scoprire come nella “grande mela” i FabLab fossero essenzialmente laboratori scolastici ben attrezzati e aperti al territorio.

La scuola è quindi il luogo naturale in cui attivare un FabLab.

Ma con quali finalità?

Molti educatori, genitori e docenti, obiettano che i ragazzi di oggi passano già molto tempo con la tecnologia e con il digitale, per cui avrebbero bisogno invece di più “analogico” soprattutto a scuola.

A maggior ragione ragazzi di massimo 13 anni, o ancor più piccoli come i bambini delle elementari.Questo punto di vista può risultare pienamente condivisibile nella misura in cui il contatto con il digitale è purtroppo limitato al telefonino cellulare, alle consolle da gioco e a poco altro. Chiunque lavora nelle scuole medie ha potuto riscontrare come pochissimi ragazzi abbiano un personal computer, e pure tra quelli che hanno accesso a quello di famiglia, ben pochi sappiano usarlo davvero, incontrando molte difficoltà in operazioni semplici quali accedere alla rete wi-fi o crearsi un proprio account per un software in cloud, tipo scratch o tinkercad, o anche solo nell’impostare in modo appropriato una ricerca su Google.

I ragazzi non hanno bisogno di meno digitale ma neanche di più digitale. Hanno semplicemente bisogno di un digitale migliore.

Un digitale più consapevole, che li conduca da un approccio passivo, come è quello del cellulare e dei videogiochi, ad uno attivo come invece dovrebbe essere quello di una buona alfabetizzazione digitale e tecnologica.

In questo senso è importante pure riconoscere che non tutte le attività che vengono proposte ai ragazzi vadano bene, solo perché risultano innovative o digitali. Dobbiamo sempre tenere presente l’obiettivo formativo, ovvero cosa stiamo realmente insegnando.Ma soprattutto dobbiamo tenere a mente che la tecnologia, in questo caso digitale ma tecnologia è anche analogica, è un semplice strumento e come tale acquisisce il suo senso solo attraverso il modo in cui lo usiamo.

Capiamoci su cos’è un Fablab e cosa ci si fa dentro

Le macchine in dotazione ad un FabLab, stampanti 3d, taglio laser, frese a controllo numerico, le schede Arduino o Raspberry, sono strumenti che possiamo mettere in mano ai ragazzi senza alcun problema, sono mezzi sicuri, affascinanti, che offrono ai ragazzi tantissime opportunità, ma sarebbero sprecate se non costruissimo su di esse programmi formativi validi che si integrino con le materie che già studiano. E non parlo solo della materia che ai miei tempi si chiamava Educazione Tecnica, oggi opportunamente ribattezzata Tecnologia. Certo, questa materia contiene già tra le righe del suo programma ministeriale tutti gli elementi didattici sviluppabili con le macchine di fabbricazione digitale: l’elettronica, il disegno tecnico, la prototipazione.

Non bisogna in alcun modo rinunciare ai vecchi strumenti quali righe, compassi e carta millimetrata per accedere alla stampante 3d e alla fresa cnc.

I primi possono essere propedeutici alle seconde. Anzi, didatticamente, devono esserlo perché insieme funzionano meglio.

In realtà il FabLab può diventare uno strumento didattico per tutte le materie, perché il FabLab, per primo quello degli adulti, fa dell’interdisciplinarietà uno dei suoi punti di forza. Ritengo fondamentale che si insegni ai ragazzi a esprimersi attraverso le tecnologie digitali perché in realtà la loro qualità peculiare è che possono diventare strumenti di infinita creatività. Così li condurremo in quel percorso che porta dalla passività digitale all’attività creativa attraverso il digitale.Con Scratch si può insegnare a programmare un videogioco, ma anche a realizzare un video animato che riconduca a una lezione di storia o di letteratura. O meglio immaginiamo di disegnare un’attività didattica che parta dai promessi sposi per realizzarne gli ambienti dei vari capitoli con la stampa 3d, magari animati con Arduino. O di tagliare al laser la mappa dell’Italia regione per regione!

Condivisione e immaginazione, oltre il voto e la competizione

Per questo il FabLab può essere, ed è, l’ambiente migliore per la didattica del digitale nelle scuole. Perché ci insegna che digitale non è solo lo schermo di un computer o una slide, ma anche un oggetto concreto, perché in pratica conduce l’esperienza digitale dal virtuale al reale. E questo, già utile per gli adulti, è tanto più importante per ragazzi under 13 lì dove, come la psicologia infantile ci insegna ma forse in troppo pochi lo sanno, i ragazzi non hanno ancora acquisito pienamente le capacità di astrazione. Difatti, quella che noi adulti chiamiamo “fantasia”, è semplicemente l’incapacità per un ragazzo prima dei 13 anni di saper cogliere i concetti astratti, per cui li deve “concretizzare” in immagini di richiamo. Indubbiamente un eccessivo carico di stimoli virtuali, pertanto astratti, può disorientare un adolescente e ancor più un bambino, ma l’opportunità di fabbricare in concreto le proprie idee immaginate e disegnate al computer può diventare un sostegno essenziale nella comprensione di questi stimoli.

Perché se è vero che FabLab vuol dire “FABrication LABoratory”, è anche vero che nel nome possiede una seconda accezione: “FABulous LABoratory”, ovvero il laboratorio del favoloso, dell’immaginifico, il luogo in cui le idee astratte e ritenute impossibili possono diventare concrete. “Un incubatore di sogni”, come lo ha definito uno degli adolescenti che frequenta il FabLab Rosmini.

E nel realizzare i loro sogni e le loro idee immaginifiche al FabLab, sfruttando il fatto che non avremo una macchina per ragazzo ma chiaramente vanno condivise,

C’è un’ulteriore ma fondamentale concetto che possiamo insegnare ai nostri ragazzi: quanto sia bello condividere con gli altri compagni anche le idee.

E anche quanto sia più efficace lavorare in team, affinché ognuno aiuti l’altro nelle cose che sa fare meglio, superando il concetto del voto e della competizione a vantaggio del valore del risultato raggiunto, in collaborazione con gli altri.Perché la cosa più bella che possiamo insegnare usando Scratch o Tinkercad non è tanto il coding o la stampa3d, ma l’open source, il fatto che puoi entrare nei progetti di altri ragazzi di tutto il mondo per arricchirli e che altri ragazzi di tutto il mondo possono arricchire i tuoi se li condividi, perché il FabLab non è mai dato dalle macchine ma dalla community che ci si crea intorno.

E questa immaginazione condivisa renderà il Lab che attiverete a scuola veramente “FABulous”.

LEONARDO ZACCONE

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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