Mi hanno fatto una mano stampata in 3D e ci siamo visti alla Maker Faire

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Confesso, mi sono dimenticata della piccola piantina color arancio. Mi ero ripromessa di accudirla, di accorgermi della sua presenza, della sua sensibilità, della sua delicatezza.

E’ complicato prendersi cura dell’altro. Come la piccola piantina ha bisogno dell’acqua per sopravvivere, così per noi umani è essenziale comunicare. Che sia l’amico, il gatto, o lo specchio non cambia. Un modo che ci renda non estranei, non un puntino fra i tanti, ma il puntino fra i tanti, ed è ben diverso.

Attenzioni che la piantina richiedeva, sono un pretesto reale che mi permette di raccontarvi cosa è accaduto poco tempo fa. Prima di tutto l’estate. Ecco l’estate è trascorsa veloce, non c’è dubbio, niente sullo stile vacanze in luoghi esotici, piuttosto incontri programmati con Simona Atzori, e chiacchiere notturne con la Marie di Roma a bordo di una Smart.

Ancora, giorni per decidere il proprio futuro, un fine settimana in montagna, fra una prova di pattinaggio su ghiaccio dopo qualche anno, e la possibilità di camminare in vallata grazie all’unica luce che c’era: la luna.

Prendersi del tempo per ragionare, verificare e iniziare un nuovo percorso a Milano con un battesimo d’eccezione: essere invitata, insieme ad altri importanti relatori, all’evento sul Futuro della Salute organizzato da Sanofi Aventis per raccontare la mia storia, Fable, e OBM Initiative.

Da Milano a Roma, una mano stampata in 3D alla Maker Faire

Un cambiamento in un luogo differente, quello a Milano. Molto distante dalla mia personalità, veloce, molto veloce, in cui le persone che perdono la corsa di metro, sono intolleranti, nonostante quella successiva arrivi tre minuti e mezzo dopo.

Si scorgono numeri di telefono, si ascoltano conversazioni, e improvvisamente si assapora l’odore di kebab. Tutto succede. Non si capisce ancora perché nei mezzi tengano il riscaldamento così alto quando il carico merci è troppo. Se qualche anima dovesse aver bisogno di un ascensore pace all’anima sua, è presente solo in una direzione, ma sicuramente i trasporti pubblici sono migliori rispetto a Roma.E i muri, beh i muri dei condomini milanesi sono molto sottili. “La bella lavanderina che lava i fazzoletti” tutte le sere alle 19, e colui che getta il vetro nella pattumiera alle 14 in punto. Mi sembra giusto. Non si respira molto, c’è smog, dicono. In effetti. C’è gente che fa jogging lato strade e ci sono molti cani.Dopo due settimane dal trasferimento ancora a Roma, per la prima Maker Faire a cui partecipo.

Con la maglietta blu di OBM Initiative si distribuiscono biglietti da visita, si salutano persone, piccoli che vorrebbero avere già la risposta e altri che dicono “Fa lo stesso” all’affermazione “Vedi lei è nata senza una mano!” Caos e gente, tanta gente: curiosa, del mestiere, appassionata.

Poi ci si incespica e ci si diverte a dire: “Mi sono fatta prendere la mano, si costruisce man mano, vuoi una mano?” Si scherza.Strette di mani (appunto), eventi, incroci per nulla casuali, e poi novità riguardo una FABLE stampata in 3D color nero chic che abbiamo portato con noi a Pavia lunedì 9 novembre all’evento “WTF: Wtf è Tecnologia e Futuro”, più incontri dedicati alla tecnologia digitale e alla società, organizzati dal Coordinamento per il Diritto alla Studio – UDU Pavia, per promuovere le attività culturali degli studenti.Prima un workshop su FABLE con il volontario designer Riccardo Gatti, e alle 21 “Storie di open knowledge” in cui la Community OBM e altre realtà “open” sono state presentate, e per l’occasione noi volontari abbiamo raccolto email, nuovi contatti e diffuso la Campagna di crowdfunding nel portale #Withyouwedo di Telecom Italia.Si avvicina anche la data di sabato 14 Novembre al TEDx Lake Como, a cui sono fiera di partecipare, e si affronterà il tema SHARE da più lati. Un concentrato di storie e risorse nell’ambito tecnologico, umano, solidale.

Ogni piantina vuole le sue attenzioni

Si sa con l’autunno si riprende a pieno ritmo, ma non credevo a questo passo.Ecco perché la corsa degli altri prende la tua attenzione e alla fine corri pure tu, ma non te ne accorgi. Ti adegui alla fretta quotidiana. E perdi di vista anche i piccoli gesti.Ho atteso, non era il momento adatto per dedicare come alle precedenti puntate un momento riservato, unico, un pezzettino di puzzle che si aggiungeva in modo educato, umile, alla volta. Perché questo diario è “da tenere con cura,” come scrissi.

Mia madre mi aveva regalato la piantina color arancio, e io avevo prontamente risposto: “No dai, me ne dimentico” ma lei ha insistito, così l’abbiamo portata a casa.Mi vergogno a comunicare con le piante, eppure loro condividono come noi la luce, la sete, la sofferenza.Dopo questi giorni caotici, presi sempre da mille “Dopo lo faccio”, oggi me ne sono ricordata.Ringrazio il consiglio numero 7 di pianetadonna.it valido per ciascuno di noi:

“Non dimenticare mai:Non appena ci accorgiamo che la nostra pianta sta morendo possiamo provare ad intervenire in modo da poterla salvare.”

E’ il tentativo di provare ancora, penso, che non è così scontato. No?

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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