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Microsoft cerca professionisti da assumere e in Italia non li trova

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In Italia il lavoro c’è, mancano le competenze. Pochi ci crederanno ma nel settore tecnologico non si trovano figure professionali all’altezza delle richieste del mercato.

A sottolineare la persistenza di un importante divario tra le esigenze di competenze digitali delle aziende e le abilità dei candidati è la Microsoft che proprio in queste settimane sta cercando cinquanta profili in Italia e più di 350 in Europa. L’azienda, leader mondiale nel software, nei servizi e nelle tecnologie Internet, è pronta ad inserire immediatamente queste persone nel proprio team ma trovare talenti, in Italia, non è per nulla facile.A due mesi dall’annuncio su 50 figure ricercate (25 senior e 25 junior) è riuscita ad individuare 15 senior e una decina di giovani. Il problema è la mancanza di competenze.

Il fenomeno si chiama “mismatching” ovvero il gap tra la richiesta di skill specifiche da parte delle aziende e le capacità dei candidati.

Tipico del mercato ICT, il fenomeno è particolarmente diffuso su tutto il territorio italiano: una media del 13%, quasi il doppio rispetto alla media del resto del mondo pari al 7%.Microsoft cerca cloud solution architect e figure commerciali senior di soluzioni cloud per sviluppare progetti basati sulla piattaforma cloud Microsoft Azure per rispondere in modo puntuale alle esigenze di business delle aziende private e pubbliche e offrire consulenza qualificata alle imprese italiane che si rivolgono a Microsoft per intraprendere un percorso d’innovazione. Una sfida importante, un lavoro di quelli che si definirebbe innovativo, intraprendente. Eppure nessuno o pochi lo sanno fare.

A che punto siamo secondo Microsoft

Il problema lo conosce bene Pino Mercuri, direttore delle risorse umane di Microsoft Italia:

Si pensa che entro il 2020 circa il 50% delle posizioni in questo settore non saranno ricoperte proprio a causa delle competenze mancanti.

E continua dicendo: “Gli analisti stimano in 4,8 milioni i posti di lavoro in Europa relativi soltanto allo sviluppo di nuove applicazioni entro il 2018. Questi dati ci obbligano a riflettere e muoverci fin da ora. L’individuazione di nuove figure è funzionale alla qualità del personale che cerchiamo soprattutto su alcune tecnologie: penso al cloud, il mercato italiano per ragioni di sistema è arrivato tardi rispetto ad altri Paesi. Ha sviluppato con lentezza maggiore lo sviluppo di competenze.

Ci sono poche figure che hanno queste doti, molto apprezzate e riconosciute in termini economici”.Mercuri ci aiuta a riflettere su quanto è strategico in termini economici pensare alla formazione di giovani che sappiano usare il cloud: “Grandi aziende come Airbnb e Uber senza il cloud non sarebbero esistite. Se hai un’idea e la possibilità di realizzarla il cloud ti offre la possibilità di renderla accessibile in larga scala e passare da cento a un milione di utilizzatori nel giro di poco tempo”.

In Italia mancano anche altre professionalità: “È difficile – continua Mercuri – trovare chi si occupa di data analytics ovvero persone che sono in grado di tirar fuori da una mole impressionante di numeri degli insights che diventano progetti di business.

I giovani che coniugano le doti statistiche matematiche a quelle informatiche sono altamente ricercati e preziosi sul mercato.

Fatta la diagnosi va trovata la cura. La Microsoft ha una sua ricetta per affrontare il problema. “L’Università – racconta il direttore delle Risorse Umane – può fare di più, da questo punto di vista potrebbe essere più vicina al mondo aziendale. Ci sono buoni esempi ma vorrei dire che la maggior parte degli atenei deve fare ancora questo passo, creare maggiore osmosi tra il mercato e gli studenti”.Ma non basta. Bisogna andare alla base, alle fondamenta: alla scuola primaria. Microsoft da tempo si è posta il tema di come sviluppare fin da giovani l’interesse per il codice.

Ci sono programmi specifici che si basano sull’insegnamento del coding: già a dieci anni è possibile pensare a dei giochi, per avvicinare i bambini a questa attività.

“Da questo punto di vista – spiega Mercuri – il sistema di scrittura di un codice è affascinate e dal punto di vista pratico può assicurare una impiegabilità sul mercato molto importante sia nel mondo aziendale che imprenditoriale. Negli Stati Uniti ci sono imprenditori di 13 -14 anni: è un sistema lontano dal nostro ma dobbiamo avere l’ambizione di avvicinarci”.Il direttore delle Risorse Umane parla pensando ai volti dei giovani che incontra e seleziona: “Un’area di miglioramento è la conoscenza dell’inglese. Se paragoniamo i nostri neolaureati a quella degli altri Paesi paghiamo ancora un dazio nonostante il miglioramento in questi ultimi anni”. Possiamo fare di più, insomma.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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