MobileIron e Mashape: full immersion nello spirito di Silicon Valley

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I fuochi d’artificio per celebrare l’anniversario del Pier 39, molo turistico per eccellenza di San Francisco, con un passato legato all’immigrazione siciliana, la parata per celebrare il Columbus Day. Non poteva finire meglio, l’Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour 2013. E l’ultimo emozionante capitolo lo scriviamo sula strada del ritorno, all’aereoporto di Francoforte in attesa del volo che ci riporterà in Italia.

L’ultima giornata della full immersion nella cultura della culla mondiale dell’innovazione forse valeva da sola il costo del viaggio. A MobileIron nella sede di Mountain View a poca distanza da Google, ci accoglie Vittorio Viarengo, che ha da poco lasciato VmWare, da noi visitata nei giorni scorsi.

Niente da fare, Vittorio è una star. Perchè l’analisi a tutto tondo del modo di pensare e di fare impresa di Silicon Valley, Vittorio la sa fare con un piglio da mattatore, che farebbe la gioia di Jeff Cabili, incontrato a Stanford, esperto di linguaggio del corpo e comunicazione non verbale.

La mimica di Vittorio è strepitosa e sa comunicare tutta la carica e l’entusiasmo necessari, per concetti innovativi. E’ lo spirito di squadra la chiave vincente, occorre saper scegliere i migliori, il vero capo deve gestire non le persone ma una visione, lasciando le persone libere di perseguire quella visione dando il meglio del proprio talento, magari per strade diverse. Ed essere mentori dei propri dipendenti significa saper imparare da loro, Reverse Mentoring: il capo che ascolta e impara, soprattutto dai più giovani. Domandandosi se ci sono abbastanza “persone folli” capaci di ragionare fuori dagli schemi, di spiazzare e inseguire strade nuove. E Think Out of the Box è una delle espressioni chiave di Italiani di Frontiera.

Nemmeno un’ora di bus, e nel cuore di San Francisco abbiamo davvero l’occasione di mettere in pratica l’insegnamento, in una vera e propria Hacker House, dove lavora e vive il giovanissimo team di Mashape.

Partiti un paio d’anni fa dall’Italia poco più che ventenni, dopo aver ottenuto un primo finanziamento da tre dipendenti di YouTube, sono poi riusciti a conquistare due star della Silicon Valley come Jeff Bezos (Amazon) ed Eric Schmidt (Google). Un milione e mezzo per far crescere la loro idea, che nel frattempo si è trasformata in sofisticato marketplace per sviluppatori. Augusto Marietti, grande amico di IdF è fuori per un meeting, a fare gli onori di casa Marco Palladino, con una grinta e una carica che lascia attoniti molti di noi, persino gli imprenditori più scafati. Inseguire il successo con una startup avviata richiede di dare tutto di se stessi, anche 20 ore al giorno; pensare in grande, che significa inseguire un successo multimilionario, pianificando con attenzione e tenacia non solo il software ma pure l’incessante attività di networking.

Perché qui si incontrano le persone giuste per ottenere investimenti e occorre inseguirle incessantemente, saper essere nei posti giusti e magari evitare di fare quello che molti italiani arrivati nella Bay Area fanno, dice Marco, cioè incontrarsi soltanto fra di loro.

L’ultimo giorno, niente più bus: tutti in bicicletta, su un percorso straordinario che sale sino al bellissimo Golden Gate Bridge per ridiscendere nell’incantevole Sausalito, sotto un sole che spacca, in una moltitudine turisti rilassati turisti, tra ristoranti in buona parte italiani, prima del ritorno mozzafiato in traghetto, passando davanti ad Alcatraz. La sera c’è tempo per un altro incontro informale a cena con un vecchio amico di IdF, Alberto Onetti, che racconta la sua esperienza a Funambol e con Mind The Bridge, fondazione che da startup competition si è trasformata in incubatore e scuola di formazione per imprenditori che vogliono sbarcare in California.

Le ore prima della partenza sono dedicate alla scoperta di angoli diversi di San Francisco. Un paio di noi alla bellissima California Academy of Sciences, capolavoro di Renzo Piano, altri allo stadio per provare l’emozione di un incontro di football americano dei 49ers, altri in centro per shopping, o nel quartiere italiano, North Beach, culla di quella Beat Generation, che in qualche modo ha ispirato la controcultura che è alla base della new economy californiana.

Si riparte. E forse qualcuno ripensa alla tappa più insolita di questo tour, in bicicletta al cimitero militare del Presidio, per rendere omaggio alla tomba di Carlo Camillo di Rudio, incredibile avventuriero bellunese passato dal Risorgimento al West… e sopravvissuto a Little Bighorn, che Italiani di Frontiera ha raccontato grazie all’amicizia con l’antropologo dello Smithsonian Institution Cesare Marino, tra i più grandi esperti di indiani d’America, che ha ricostruito la sua straordinaria biografia.

Forse gli italiani che hanno sfidato la Frontiera del West e quelli impegnati a progettare il futuro a Silicon Valley hanno qualcosa in comune. La carica, la voglia di non accontentarsi delle consuetudini, non smettere di rischiare e scoprire. E’ quello che ci portiamo a casa, da questo fantastico viaggio. E’ quello che forse oggi più che mai l’Italia ha bisogno di riscoprire.

Re-blog da Italiani di Frontiera: http://www.italianidifrontiera.com/2013/10/15/con-vittorio-viarengo-mobileiron-e-mashapefullimmersion-nello-spirito-di-siliconvalley/

Qui tutti gli articoli per seguire il diario completo del tour.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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