Cento costumi originali, bozzetti, disegni, figurini, documentari e video testimoniano il contributo dei più importanti stilisti italiani al mondo del teatro, della lirica e della danza.
Per la prima volta le straordinarie creazioni che Versace, Capucci, Ungaro, Fendi, Missoni, Armani, Ferretti, Valentino e molti altri hanno ideato per le più importanti rappresentazioni in giro per il mondo sono riunite a Roma, in occasione di “Il Teatro alla Moda”.
La mostra, ospitata negli spazi del Museo della Fondazione Roma, in via del Corso, fino al 5 dicembre, presenta abiti e costumi provenienti da prestigiose istituzioni teatrali, come il Teatro alla Scala e il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Regio di Parma e il San Carlo di Napoli.
Ma un importante contributo arriva anche dalle maison coinvolte e dalle collezioni private di attori e cantanti.
L’alta moda sale sul palcoscenico già nell’Ottocento, ma è con Coco Chanel, che disegna i costumi per Le Train Bleu di Cocteau, che si apre la grande stagione della collaborazione tra il teatro e i maestri dello stile. Nascono così i costumi di Gigli per il Flauto Magico, di Missoni per la Lucia di Lammermoor, di Versace per la Salomè, di Armani per Cosi fan tutte.
Spicca, tra gli stupendi esempi in mostra, la creazione di Gianni Versace per il Capriccio di Strauss in scena all’Opera House di San Francisco e alla Royal Opera House di Londra nel 1990. Il costume per il personaggio della Contessa, interamente ricamato con cristalli policromi, che formano motivi geometrici ispirati alle creazioni di Sonia Delaunay, viene esposto accanto all’abito ricamato che la danzatrice Luciana Savignano, nei panni di Eva Peron per Bejart, portò in scena a Bruxelles nel 1988.
Il percorso espositivo, tra il lusso e l’eleganza delle frequenti incursioni della moda nel mondo del teatro, prosegue con una parte dedicata all’amore delle Fendi per l’opera lirica, in particolare per la Traviata portata da Bolognini allo Sferisterio di Macerata nel 1984 e per la Carmen presentata all’Arena di Verona nel 1986, passando poi ai 120 abiti disegnati da Missoni per la donizettiana Lucia di Lammermoor, per arrivare fino alla teatralità di Capucci, espressa pienamente fin dal suo debutto, nel 1986, all’Arena di Verona, quando utilizzò ben cinquecento metri di taffetas bianco, argento e ghiaccio per i costumi delle vestali che sfilavano sulle note di Casta Diva, in omaggio alla Callas.
Si prosegue con un guru dello stile come Giorgio Armani, che trova il suo campo d’azione ideale nella danza e nei musical, disegnando, ad esempio, lo spettacolare costume per Joaquin Cortes in scena nel 2002, mai esposto prima d’ora in Italia.
Alle suggestioni shakespeariane di Antonio Marras, che si ispirò in particolare al Sogno di una notte di mezza estate portato in scena nel 2008 da Ronconi, è dedicata un’intera sezione, così come a Gianni Versace, che considerava il teatro “il suo vero amore” e che collaborò in diverse occasioni con coreografi del calibro di Maurice Béjart, Roland Petit, Twyla Tharp e Bob Wilson e con l’American Ballet Theatre.
In mostra a Roma alcuni suoi capolavori, come i costumi disegnati per il balletto Josephlegende di Richard Strauss, in scena alla Scala nell’82, per il Don Pasquale dell’84 e soprattutto per la Salomè e per il Doctor Faustus di Wilson, presentati alla Scala rispettivamente nel 1987 e nel 1989, con cui raggiunge uno dei suoi vertici creativi, grazie a elaborate soluzioni ispirate alla moda anni Quaranta e a Capucci, nel primo caso, e a Mirò per il secondo.
Ogni sezione è completata da documenti video che permettono di ammirare questi sorprendenti esempi di stile, di libertà creativa e di fantasia nel loro luogo d’elezione: il palcoscenico.