Un corposo numero di colossi aziendali sta lavorando insieme al fine di trovare modi migliori per riutilizzare la plastica che si trova nell’oceano. A questo proposito, è stato sottolineato che la plastica non deve essere concepita come un rifiuto ma come un’incredibile opportunità.
NextWave Plastics, l’ambizioso progetto di riciclaggio aziendale della plastica nell’oceano
Nel tentativo di reindirizzare i rifiuti di plastica che altrimenti finirebbero per inquinare gli oceani, le aziende stanno già trovando nuovi modi per incorporare la plastica che riempie l’oceano nei loro prodotti. Ma, notando le potenzialità del progetto, alcune società si stanno unendo a un consorzio di aziende chiamato NextWave Plastics per condividere le loro conoscenze e impegnarsi a raggiungere importanti risultati sulla riconversione della plastica su una scala maggiore.
La no-profit Lonely Whale è responsabile del consorzio di aziende e ha istituito NextWave Plastics nel 2017 con l’obiettivo di ripulire definitivamente 25.000 tonnellate metriche di rifiuti plastici contenuti nell’oceano entro il 2025. La plastica che viene raccolta, poi, viene utilizzata in prodotti costruiti e commercializzati da aziende come Ikea, Dell e Herman Miller.
“Noi pensiamo che la plastica che finisce nell’oceano sia un rifiuto, ma non lo è”, ha osservato l’amministratore delegato di Lonely Whale, Dune Ives. “In realtà è un’opportunità persa. Stiamo perdendo soldi e stiamo inquinando il nostro oceano e le nostre comunità”.
HP e il riutilizzo dei rifiuti plastici ricavati dall’oceano
La Lonely Whale collabora, ad esempio, con aziende come Humanscale e Hewlett-Pakard (HP), rappresentate dalle responsabili della sostenibilità Jane Abernethy e Ellen Jackowski.
Oltre a selezionare le aziende che seguiranno gli obiettivi ambientali, la no-profit guidata dal CEO Dune Ives vuole rispondere alle richieste avanzate dalle persone che già stanno lottando in prima linea nella crisi dei rifiuti plastici. Quando si costruiscono catene di approvvigionamento di plastica in tutto il mondo, le aziende devono considerare i bisogni delle comunità locali.
Per esempio, HP, che usa l’equivalente di un milione di bottiglie di plastica al giorno nei suoi prodotti, ora si rifornisce di plastica da Haiti e ricicla la plastica dell’oceano in cartucce per stampanti, ventole per desktop e persino interi computer portatili.
Approvvigionarsi di plastica in questo modo non richiede molti cambiamenti nella progettazione o nella fabbricazione dei prodotti, ha riferito Jane Abernethy, anche se riconosce che “si tratta di una serie di considerazioni molto più profonde. Invece di dire, ‘Troviamo solo il prezzo migliore’, le domande diventano: È un beneficio per quelle comunità? Le persone che lo raccolgono sono pagate con un salario adeguato?”.
La collaborazione tra colossi aziendali e gli obiettivi da raggiungere
Dune Ives, inoltre, ha spiegato che lavorare con NextWave permette alle aziende di imparare dagli altri e di condividere i risultati dei loro successi. Per esempio, HP può scambiare le innovazioni e le nuove strategie adottate dalla sua catena di approvvigionamento di Haiti con la rivale Dell, che lavora con la plastica in Indonesia. “Non tutte le aziende vogliono venire a sedersi a un tavolo di fronte ai loro concorrenti“, ha ammesso Ives.
A questo proposito, Ellen Abernethy ha aggiunto: “Riconosciamo che anche se usiamo solo plastica oceanica in tutti i nostri prodotti, non risolveremo il problema da soli“.
Inoltre, essere insieme in un gruppo sprona la competizione, cosa che Ives spera possa aiutare NextWave a superare il suo obiettivo del 2025. “Ellen e Jane potrebbero dire: ‘Vedo le tue 25.000 tonnellate, e rilancio di 150.000 tonnellate’“, ha dichiarato Ives. “Questo gruppo direbbe: ‘Va bene, ci siamo’. Portiamo questa energia“.