«Sarà una cavalcata nel futuro». Immaginate di prendere un’automobile elettrica, partire da Piazza San Pietro, a Roma, arrivare all’isola di Magerøya, sul Mar Glaciale Artico, e tornare indietro, fino a Venezia. Tutto in soli otto giorni, percorrendo 10mila chilometri. Non è la trama di un racconto di James Ballard o la sceneggiatura di un film di fantascienza. È un progetto reale che si chiama Tesla S Future. Un viaggio pionieristico i cui protagonisti sono un gruppo di innovatori italiani che nel sogno di Elon Musk, quello di un’automobile completamente elettrica alla portata di tutti, ci hanno sempre creduto. E ora vogliono dimostrare che un’alternativa alla mobilità classica esiste. Oggi, anche in Italia.
La mia Tesla me la portarono dall’Olanda. Pensa che non era neanche omologata.
Ho dovuto aspettare un mese per poterla mettere in strada
«Partiremo da Roma e arriveremo a Capo Nord. Poi ripartiremo verso la laguna veneta, per la Festa del Redentore. Lo faremo con una macchina, la Tesla Model S, a zero emissioni, senza utilizzare alcun tipo di carburante fossile, sfruttando unicamente la rete Tesla Supercharger, i distributori di energia elettrica che troveremo in giro per il Vecchio Continente». Adriano Ruchini, anima del progetto, è emozionato mentre racconta i particolari di quella che appare davvero un’impresa. Nel 2009 è stato il primo in Italia a ordinare e pagare una Tesla. «Di più. Fui tra i primi dieci in tutta Europa». E lo fece quando quell’auto ancora non c’era. Quando era poco più che un progetto su carta.
Un progetto che però era ben chiaro nella testa di Elon Musk, che nel 2003, in California, sei anni prima dell’acquisto di Adriano, aveva fondato un’azienda per per la produzione di auto completamente elettriche. Tesla, per l’appunto.
Adriano, nel 2009, entra così a far parte di quel team allargato che poteva contribuire allo sviluppo dell’automobile: «Sarebbe dovuta uscire nel 2010. Ma anche per il ruolo disturbante delle lobby, ricordo ancora le parole di McCain durante la corsa alle presidenziali, l’uscita venne rimandata. A settembre del 2011 venni invitato a vedere lo stabilimento, a Fremont, in California. Era vuoto, non c’era quasi nulla. Solo delle auto “beta”, che ci fecero provare». C’erano tutti gli ingredienti per mollare e lasciar spazio allo scetticismo e anche alla disillusione.
Ma Adriano insiste: «Ho continuato a collaborare e a credere nel progetto. E ho fatto bene. L’auto è arrivata negli USA nel 2012 e in Italia alla fine del 2013. La mia me la portarono dall’Olanda. Pensa che non era neanche omologata. Ho dovuto aspettare un mese per poterla mettere in strada». Quattro anni e parecchi soldini dopo. Con quella prima Tesla, Adriano ha fatto 120mila chilometri girando per tutta Europa. «Poi sono passato al modello nuovo, quello che useremo in questo viaggio. Un’auto che ha già fatto 60mila chilometri».
Il viaggio
Il gruppo, che oltre ad Adriano Ruchini comprende Giancarlo Orsini, Marco Nardin, Federico Lagni (fondatore del più importante Tesla fan club in Italia) e Andrea Ruchini, viaggerà attraversando 6 paesi: Italia, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia. E ritorno. «Vogliamo dimostrare che la sostenibilità può riguardare anche le lunghe distanze. Sconfiggere tutte quelle paure e quelle resistenze che esistono oggi contro l’elettrico, pensato da molti solo per un uso cittadino». La Tesla non percorrerà solo autostrade ma dovrà attraversare paesaggi diversi, incontaminati, complicati. «Immagina che nell’ultimo tratto passeremo tra i fiordi norvegesi e panorami incredibili. Luoghi da sogno che rappresentano anche le incognite più grandi per questo viaggio. Ma anche la Germania potrà rivelarsi ostica per il grande traffico e per il fatto che d’estate, solitamente, iniziano i lavori». Sì, perché la sfida vera è rispettare la tabella di marcia. Otto giorni non sono tanti per coprire una distanza così lunga. Adriano lo sa ma non è così preoccupato: «Con questo progetto facciamo innovazione. E l’innovazione non la puoi prevedere o pianificare. Siamo pronti a cambiare tutto. Seguiremo le nostre esigenze e troveremo soluzioni alle difficoltà che incontreremo. Comprese quelle che riguarderanno le stazioni di ricarica».
L’arrivo a Venezia
Anche la passerella finale non è lasciata al caso. I 5 viaggiatori, una volta giunti a Venezia, caricheranno la Tesla su una chiatta e la faranno passare per il canale della Giudecca. Il canale che, negli ultimi anni, è stato attraversato dai più grandi giganti del mare. Quelle navi da crociera accusate di far danni in nome del turismo di massa: «Noi, invece, facciamo passare un’auto elettrica. Scegliamo ancora una volta la strada opposta, sostenibile, rispettosa dell’ambiente e delle persone».
Adriano Ruchini, Giancarlo Orsini, Marco Nardin, Federico Lagni
Gli obiettivi
Tesla S Future si farà portatrice di messaggi importanti. Oltre a voler dimostrare che la mobilità elettrica è l’alternativa migliore alla mobilità con combustibili fossili, Adriano e i suoi compagni hanno deciso di legare la missione a una delle organizzazioni no profit più importanti d’Italia, Open Biomedical Initiative. Un’iniziativa globale che supporta la Biomedica tradizionale ma impegnata nello sviluppo collaborativo e nella distribuzione di dispositivi biomedicali low cost, open source e stampabili in 3D. Durante questi giorni, cioè, si potrà finanziare una realtà che aiuta i più deboli e i più poveri, sfruttando la forza della rete, dei talenti e delle nuove tecnologie.
E per raccontare questa avventura parallela è nato un hashtag #WeHelpEcoChallenge. Lo ricorda Giancarlo Orsini, una delle anime di OBM: «È un gesto, un viaggio, un’idea, una campagna di sensibilizzazione per Open Biomedical Initiative, una prova di forza: la missione del team Tesla’s Future rappresenta tutto questo. Un progetto innovativo e, soprattutto, ecosostenibile per sostenere ambiente e ricerca biomedicale».
Nikola Tesla, un genio che per troppi anni è stato dimenticato e che dovrebbe essere riconosciuto da tutti come il vero inventore del ventesimo secolo
Ma quest’anno si festeggiano anche i 160 anni dalla nascita di Nikola Tesla: «Un genio che per troppi anni è stato dimenticato e che dovrebbe essere riconosciuto da tutti come il vero inventore del ventesimo secolo». Il tono della voce di Adriano prende forza mentre parla di Tesla. Forse addirittura di più di quando parla della macchina a lui ispirata: «Se noi due stiamo parlando pur essendo così distanti (via skype, ndr) è merito suo. Se siamo attaccati alla corrente il merito è sempre suo. Più di 300 brevetti erano suoi. Ed è grazie a lui se abbiamo avuto la possibilità di vivere come abbiamo fatto nel ventesimo secolo». Un personaggio scomodo che oggi, forse, meriterebbe di essere studiato più a fondo e con più rigore. «Ma non è l’unica cosa che la gente non sa. La moglie di Ford, ad esempio, ha viaggiato per vent’anni con una macchina elettrica. Ma sono pochissimi quelli che conoscono questa storia. Quello che oggi chiamiamo futuro, in molti casi, era già realtà». Ed è questa l’ultima chiave di lettura che Adriano lega alla missione: «Vogliamo informare e far sì che le persone sentano il bisogno di approfondire questi temi. Speriamo che molti lettori vadano a scoprire cosa hanno fatto personaggi come Tesla e Musk».
La filosofia di Tesla (e della missione)
Nikola Tesla amava quello che faceva, nonostante lo scetticismo che spesso la comunità scientifica gli dimostrava: «Mi sono alimentato con i miei pensieri, ho imparato a dirigere le mie emozioni, i sogni e le mie visioni. Li ho sempre curati, come ho curato anche il mio entusiasmo». Ed è la stessa filosofia che accompagnerà il viaggio verso Capo Nord che sarà raccontato su un blog e attraverso i social:«In questi 8 giorni insieme non accumuleremo solo dei chilometri. Faremo nascere delle idee e cercheremo di costruire un futuro migliore per noi e le generazioni che verranno, e alle quali abbiamo l’obbligo di pensare». ricorda Adriano. A me non rimane, dunque, che augurare loro buon viaggio. Raccontare una rivoluzione in atto, del resto, può avvenire solo se si diventa parte attiva di questa rivoluzione. Anche affrontando sfide al limite del possibile. Come fece Tesla, come fa Elon Musk. E come faranno, nel loro piccolo, questi folli e meravigliosi innovatori italiani.