Non ha le braccia, ma usa i piedi per ballare, scrivere e dipingere. Storia di Simona

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Chiudevo gli occhi appena sentivo il grande rumore. Era un riflesso involontario. Non avevo il coraggio di affacciarmi alla finestra e guardare i colori che ne uscivano come un’esplosione. “La diversità è un valore?” mi domandai un paio di anni fa.Alla giornata di Art4Sport, i giochi senza barriere sono i protagonisti, e lo sono stati all’Arena Civica di Milano lo scorso 27 giugno. Ne ero venuta a conoscenza cercando le parole “giochi” e “disabilità” su Google, e con OBM Initiative, la community globale no profit che si propone di realizzare dispositivi biomedicali low cost, open source e stampabili in 3D, abbiamo deciso di partecipare.

Simona Atzori. Foto: gifbassano.com

«Sono nella squadra della Sardegna».«Arrivo».Avevo avuto il piacere di scambiare qualche messaggio i giorni precedenti.

Non immaginavo poter esserle lì accanto, e sembrava tutto troppo semplice. La casualità, un incrocio allo stesso binario mi ha sorpreso.Una foto scattata, un sorriso istantaneo. Poco dopo, sedute entrambe con le gambe incrociate sull’erba. La voglia di conoscere qualcosa di più.

Si chiama Simona Atzori e di professione è ballerina, pittrice, scrittrice.

«Sono sempre stata affascinata dalla possibilità di comunicare e interagire con il pubblico», afferma.Perché attraverso più mezzi: il corpo, il pennello, la penna Simona è riuscita nel suo intento: conoscere realtà diverse. A volte, le cose che non comprendiamo ci fanno paura e ci bloccano. E avvicinarsi pian piano, ognuno con il proprio ritmo, dà molto più beneficio. Con il corpo Simona può ballare e nascondersi un po’, le parole sono sempre difficili da trovare, e ha la sua alternativa.

Come negli incontri motivazionali, organizzati nelle scuole e nelle aziende, sono qualcosa di reciproco.«Ogni volta, credimi, mi aiutano gli altri», aggiunge Simona. A questa affermazione rimango perplessa. I momenti che vive con il pubblico grande e piccino, mi spiega, sono unici e irripetibili. La storia raccontata è sempre sua, certo, ma l’energia che riceve è diversa. La voglia che la gente ha di conoscere le rende conto del senso. Le domande rivolte senza aver timore di chiedere la cosa sbagliata. Ovvero è la cosa giusta continuare, eccome. Condividere è il verbo chiave.

Un’immagine, una frase, far sapere che non è poi così distante il suo mondo è un bene.

Un ricordo passato, in famiglia, al mare o in teatro è importante. Essere un punto di riferimento per le persone che seguono la sua storia.

Ad un certo punto, infatti, si attiva un meccanismo per il quale se può lei, Simona, senza due braccia, posso anch’io fare ciò che prima pensavo impossibile. Perché lo vedo, mi rende partecipe. Perché arrendersi, dunque? E’ una sorta di automedicazione che ci “muove” tutti nonostante il “no, non posso”. Ci riconosciamo in questo, dalla nostra quotidianità.

Foto: sannioteatrieculture.it

Non avrei potuto incontrarla se non attraverso i social network, i messaggi e i contatti creati da poco. Ed è qui la magia, perché lei stessa, desidera mantenere quella vicinanza, che una decina di anni fa era impossibile.«Sono stata sempre molto tecnologica», mi racconta. «In Canada, all’università, ho iniziato il mio primo sito, e le mie amiche, in Italia non usavano ancora internet».Per chi è lontano, per chi ancora non conosce, per qualsiasi necessità comunicativa possa esserci. Sul tema ampio della disabilità, ma non solo. Attraverso la sua pagina ho comprato su Amazon un apri barattoli automatico. E se non fosse stato per il video inserito, non ne sarei venuta a conoscenza, sicuro.Si possono scoprire e aggiungere alla lista oggetti originali utili a cucinare, per rendere accessibile il proprio spazio, e indipendente allo stesso tempo, quando da piccola usava la macchina da scrivere, un’Olivetti, la sua prima alternativa «alla sua mano in basso». Talvolta la schiena faticava troppo la utilizzava, e condivideva il tempo dello studio e dei compiti a casa.

La sua mamma aveva pensato bene. Il coraggio con cui i genitori si donano è un ingrediente fondamentale trasmesso in modo gratuito, senza chiedere, prevedono e agiscono di conseguenza. Cercare soluzioni innovative, oggi più che mai. Collegamenti, ausili, e supporti sempre più alla portata di chi ne ha bisogno. Creare e condividere: oggetti, storie, opinioni. “Dopo di te” è il secondo libro di Simona. Racconta la sua mamma in cui dettagli, emozioni, sensazioni sono trasmesse attraverso le parole di chi ha vissuto esperienze determinate come possono essere le tante altre a questo mondo. Sta a noi decidere il come affrontare. La vita ci pone degli ostacoli, più vicino o più lontano, e noi reagiamo.

Una mano in meno non giudicherà il nostro percorso.

O forse sì, ma si sorpasserà. Penso infatti che tutto abbia inizio quando siamo piccoli. Quando le domande e gli sguardi lasciano spazio alla serenità e alla gioia. Quando la vita crediamo essere come in quel momento. Un futuro simile al compagno di banco: il veterinario, la maestra, o la ballerina? Per Simona è stato proprio così. Ha raggiunto il suo obiettivo. Lo sperava, ma lo pensava troppo complicato, e un po’ aveva ragione perché le cose cambiano, o cambiamo noi, ecco, e si prendono strade, si deviano, si affrontano.Dice Simona, «non me lo potevo nemmeno immaginare».Accogliere, ogni giorno, come se nulla fosse scontato perché a volte capita di prendere il libro con un piede, ed è bello.Il “darsi la mano” non esiste con Simona, per cui devo ruotare la mano sinistra in senso orario. Era forse l’abbraccio il problema? Assolutamente no. Un abbraccio carico di energia che è diventato il doppio, il triplo, il quadruplo, giuro. Fuori dal canone della normalità.

Fabia Timaco e Simona Atzori

E, allora, la diversità è un valore?La risposta me l’hanno data loro: i fuochi d’artificio. Le scintille colorate, e il tuono che tutt’ora rimbalza dentro il mio petto di ormai non più bambina. Ora, però, gli occhi rimangono ben aperti. Per poter osservare quelle forme, quei colori. Il viso sorpreso da quella magia che prima fa timore e poi regala bellezza. Come ognuno di noi, unico perché sinonimo di diverso.La prof aveva compreso bene al liceo. Avevo incontrato Simona una calda giornata d’estate durante gli esami di maturità.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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