Mi tengo leggero o mi tengo pesante? Quando si sposta per un’emergenza, ogni volontario porta con sé il suo zaino di storie. Storie leggere e pesanti. Storie che partono dalle montagne della Valle D’Aosta, arrivano in pianura e che capita di condividerle in un campo, come accade in questi giorni in Emilia. Storie come quelle di Aldo, che ha 70 anni, che viene da Cogne, che faceva il portalettere. Aldo che fa la guida dei ghiacciai lo scorso anno ha scalato il Gran Paradiso per la centesima volta. Quattromilasessantun metri. Aldo che fa il volontario in un paese che è a 1500 metri di altitudine e ci vivono 1500 abitanti: a 28 chilometri c’è la città più vicina. Che ha scelto di fare il volontario dopo che un pastore tedesco lo ha salvato da una valanga mentre lavorava.
La sua macchina è stata coperta da una valanga. Un’ora dopo ha sentito i passi dei suoi amici sopra la macchina. Lo ha trovato per primo un pastore tedesco che gli ha leccato la mano e lo ha tirato fuori dalla valanga: “Da quell’esperienza, tutte le valanghe le guardo scendere“, dice Aldo. “Adesso avendo tutto il tempo a mia disposizione aiuto specialmente quelli che hanno bisogno. Noi nel 2000 abbiamo avuto un grande alluvione: siamo stati contentissimi di quelli che sono venuti ad aiutarci. Spero di dare la mia opera ancora per tanti anni“. Aldo che ha salvato un uomo che era caduto in un crepaccio per 84 metri su una lastra di ghiaccio. Sotto scorreva il torrente: meglio tenersi leggeri o pesanti? Aldo si è fatto calare a testa in giù nel crepaccio per poterlo imbragare e, insieme ai suoi compagni, lo ha salvato.
Aldo serve ai tavoli del campo di Mirandola e si spaccia per il Nonno di Heidi. Il nonno di Heidi che dice che il freddo fa bene.
(Questa è una delle tante storie dei volontari che lavorano a stretto contatto con le popolazioni colpite dal terremoto. Voi ne conoscete altre? Potete raccontarle qui).