Olimpiadi 15. Dopo Rio il mondo girerà dalla parte dell’Oriente

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Come gira il mondo, il mondo dello sport che ne è buona parte, dopo Rio? Terminate Olimpiadi e Paralimpiadi cala anche il sipario sul Sudamerica, almeno parzialmente, visto che nel 2018 ci saranno a Buenos Aires gli Yog. La sigla sta per Youth Olympic Games, sono i Giochi Olimpici Giovanili a cui il Cio tiene molto perché sono un momento fornativo non solo sportivo per ragazzi tra i 14 e i 18 anni. E sono anche un livello di manifestazione accessibile per chi non ha i mezzi per puntare alle Olimpiadi cercando però lo stesso tipo di attenzione da parte del Cio stesso, degli sponsor e delle tv, sapendo bene che una manifestazione del genere è ancor più una semina i cui risultati si devono misurare nel tempo.

Ad esempio, pensare che nel silenzio più assoluto Napoli si sta avvicinando alle Universiadi 2019, ormai siamo a meno 3 anni, senza aver dato segnali di grande vitalità, come se un evento simile non meritasse ad esempio anche la discesa in campo del Miur per provare ad avvicinare, grazie allo sport, talenti degli atenei di tutto il mondo, dimostra quali sono i limiti del nostro approccio organizzativo: un grande sforzo per vincere la cosiddetta bid, ovvero per far vincere la candidatura, poi fin troppa rilassatezza nell’avvicinamento all’evento. Quando invece proprio una agenda dei lavori sensata è la prima garanzia per fare bene e se non risparmiare almeno non sforare il budget.

LA STAGIONE DELL’ORIENTE

Quella che verrà è la stagione dell’oriente, un oriente persino largo se consideriamo i Mondiali di calcio del Qatar del 2022, che, assieme alla assegnazione alla Russia della stessa manifestazione nel 2018, sono stati la causa degli ultimi terremoti, dalle accuse alla Fifa allo scandalo doping, nel mondo dello sport.

Nell’ordine: Giochi Invernali in Corea e Mondiali di calcio in Russia nel 2018 (e Yog in Argentina); Coppa del Mondo di Rugby in Giappone nel 2019, e si parla di rugby tradizionale, a Rio ha esordito il rugby a 7 che è il solo format gestibile col calendario ristretto delle Olimpiadi; Giochi Estivi del 2020 in Giappone (e Yog Invernali in Svizzera, a Losanna ); Giochi invernali del 2022 in Cina, a Pechino ( prima città ad ospitare entrambe le Olimpiadi ) e Mondiali di calcio in Qatar.

I GIOCHI EUROPEI

Non è nemmeno finita qui. L’anno scorso, in ritardo sugli altri continenti, per la storia diversa, anche sportiva, che ha l’Europa sono partiti i Giochi Europei. Attenzione: non Giochi Olimpici Europei, semplicemente Giochi Europei.

Come esistono i Giochi Panamericani ad esempio. Li organizza il Comitato Olimpico Europeo e qui entriamo in una sfera anche più politica. La prima edizione, con un preavviso ristretto, che di solito è di 7 anni, è stata assegnata a Baku, Azerbajgian. Per la seconda si era candidata Rotterdam, che poi si è tirata indietro perché il governo ha fatto mancare il suo appoggio. Adesso la seconda edizione è nel limbo: la Russia è pronta per il 2019, Kazan la sede, ma può il Comitato Olimpico Europeo prendere una decisione così in contrasto con le distanze che il Cio ha preso dal Paese di Putin? E aggiungiamo pure un’altra considerazione: uno degli sponsor più munifici dello sport europeo, dal calcio al basket, è Turkish Airlines.

L’unica che parla di futuro è Los Angeles

Non serve aggiungere altro. Se non che, per noi italiani, le date sono più vicine. A ottobre il dossier di Roma 2024 deve arrivare alla sede del Cio completo della firma del sindaco Raggi. Poi, nel settembre dell’anno prossimo, a Lima, sono assegnati i Giochi. E nel silenzio tutto politico di questi giorni, perché Roma 2024 ha spinto, ma il Comune nell’angolo ci è finito da solo, si aggiunge un elemento non da poco: a inizio ottobre Papa Bergoglio e Thomas Bach, il presidente del Cio, hanno organizzato in Vaticano un grande convegno sui valori dello sport, invitato le massime autorità politiche e religiose e pure i big dello sport, dirigenti e tecnici.

Ok, pausa. Altrimenti qualcuno si perde. Perù non si può non notare che dalle 4 città candidate per il 2024 arrivano segnali diversi. Budapest tace, anche se gli atleti ungheresi hanno qui a Rio sulle divise un bello slogan: Hun-be-lievable. Roma e Parigi hanno problemi col presente, ne sono ossessionati, e in questo si allontanano dal traguardo che è comunque una proiezione con data ben precisa. L’unica che parla di futuro è Los Angeles, per nulla preoccupata di essere subentrata a Boston, forte dell’appoggio indiretto che viene dagli sponsor Usa del Cio ( anche neutralizzati rispetto a un eventuale Atlanta bis, i Giochi secondo qualcuno assegnati dalla Coca Cola).

LOS ANGELES CREATIVA

“La nostra visione – ha detto Casey Wasserman – che noi chiamiamo segui il sole, è tutta basata sulla creatività, l’ottimismo, il pensiero innovativo. E ci stiamo occupando di come mettere queste caratteristiche che sono proprie di Los Angeles al servizio dei Giochi. Nella nostra città e nella nostra regione vivono molti delle persone con le idee più brillanti nel mondo dell’entertainment e della tecnologia. Il nostro obiettivo è quello di re-immaginare il modello dei Giochi, ad esempio a proposito della sostenibilità, poi per minimizzare i rischi e mettersi in contatto con l’audience giovanile dei prossimi 100 anni. Siamo troppo ottimisti? Ma l’ottimismo e la creatività sono la molla che ci fanno continuamente ridisegnare il futuro”.

Ci fosse ancora lui, spenderebbe qualche parola in mano, gli stessi concetti e ne uscirebbe uno slogan da sicura vittoria: Think Olympic.

LUCA CORSOLINI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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