Le prove per il ponte aereo che sta svuotando velocemente Rio le abbiamo fatte un po’ tutti in questi giorni salendo verso il Pan di Zucchero in compagnia di gente di ogni nazione. La teleferica arriva prima al Morro do Urca, poi in cima a 400 metri. E’ ovvia la sensazione di dejavu e non solo perché tutti abbiamo in mente una delle cartoline più famose di Rio, ma anche perché sul bindnho, il nome delle cabine che hanno cominciato a viaggiare nel 1912, è stato girato anche il film Moonracker della serie 007. Tra l’altro, l’Italia ebbe un ruolo decisivo nel rifacimento della struttura inaugurato nel 1972: i dirigenti brasiliani vennero in Italia negli anni precedenti in viaggio di aggiornamento professionale per vedere le nostre di teleferiche, ed evidentemente furono convinti da quel che provarono perché scelsero per i lavori la Om Agudio, azienda italiana, che sviluppò un progetto dell’ingegner Achille Bonini.
LA SCELTA DI PANASONIC
Durante i Giochi la tecnologia esposta sul Pan di Zucchero non era relativa alla teleferica ma, una volta di più, al futruro. Con la Panasonic che ha scelto di stare via dalla pazza folla per un doppio motivo: il primo, ovvio, staccarsi dal gruppo; il secondo, meritevole, perché volendo mostrare anche il basket in carrozzina, dunque un primo segnale di attenzione alle Paralimpiadi, era richiesto di rispettare una sorta di esclusiva in tema di marketing dei partner dei Giochi. Poco male: l’occasione è stata sfruttata anche per stringere una alleanza con le autorità che gestiscono tutto il parco, di cui la teleferica è solo la parte più nota, e si tratta comunque di un sito Unesco, cominciando con la fornitura di pannelli fotovoltaici sopra il ristorante che si trova nella stazione al Morro do Urca.
I più attenti ricorderanno che una iniziativa simile Panasonic l’aveva presa già a Londra coprendo la Stazione del Blackfriars Bridge che noi italiani conosciamo bene.
Ma era l’interno dello Stadium of Wonders a svelare in effetti tre meraviglie che riguardano già la vita di noi tutti i i giorni. Ad esempio, Space player: sfruttando il fatto che i proiettori sono sempre meno ingombranti, può diventare proptagonista di una festa di compleanno riproducendo sul semplice tavolo di un ristorante immagini del festeggiato. Transparent window invece è una tecnologia che trasforma in schermo qualunque tipo di vetro. Facile immaginarne l’utilizzo se avete ad esempio un negozio: la vostra vetrina può cambiare continuamente, anche più volte nel corso della giornata, risparmiando contorsioni ai vetrinisti, e presto ovviamente sarà attrezzata per dialogare con i passanti, conoscendoli e riconoscendoli grazie ai loro device, dunque con inviti e proposte mirate.
Light ID viaggia verso la luce, la conosce e ne è riconosciuto. Basta inquadrare la fonte per ricevere in tempo reale sul proprio telefonino la traduzione del segnale che si è visto messo a fuoco
Il progetto però più interessante, visto che eravamo in una città mondo con tanti problemi con l’inglese, e considerato che abbiamo cominciato la marcia verso una città che certo ha più familiarità con l’inglese ma è ricca di ideogrammi non sempre comprensibili, è un altro. Si chiama Light ID, è sviluppato solo per iPad al momento, ed è una evoluzione efficacissima del QCode: per inquadrare questo, e attivarlo nelle sue funzioni, abbiamo bisogno di non avere ostacoli. Light ID viaggia invece verso la luce, la conosce e ne è riconosciuto. Basta inquadrare la fonte per ricevere in tempo reale sul proprio telefonino la traduzione del segnale che si è visto messo a fuoco.
LA LUCE PROTAGONISTA
A dire che la luce è sempre più protagonista dei Giochi: nelle cerimonie, nelle presentazioni, nei prepartita. Persino la Juventus ha raccolto il testimone da Rio e ha cominciato la nuova stagione allo Stadium cercando di avvicinare il modello Nba. Ma per quest’anno la medaglia d’oro va a uno degli animatori della Federazione Internazionale di Volley, perché lo staff dedicato allo spettacolo è appunto alle dipendenze della Fivb, che nel settore ha un leader italiano, Guido Betti. E’riuscito a far eseguire la ola agli spettatori della semifinale Brasile-Argentina semplicemente facendo utilizzare loro la luce torcia dei telefonini. Non far muovere nessuno in quelle discoteche intergenerazionali che sono le partite di volley è già un record, ma il bello è che in sottofondo c’era il Danubio blu.
LUCA CORSOLINI