Sono ingegnere. Da ragazzo mi pareva (ed era) poco figo: negli anni ’70, ai tempi degli “indiani metropolitani”, l’ingegnere era un loffio a prescindere. Ora va un po’ meglio e, comunque, me ne sono fatto serenamente una ragione.
Bene. L’ingegnere, tra i suoi tanti difetti, ha quello di vedere il mondo suddiviso tra “processi lineari” e “non lineari”. Il mondo lineare è quello della proporzionalità tra causa ed effetto. Una cuccagna della semplicità dove tutto è, non solo semplice, ma addirittura