#openMiur I 3 rischi della grande consultazione online sulla scuola

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Il ministro della Pubblica istruzione Maria Chiara Carrozza riparte dal web per capire che riforma fare per la scuola. Una sorta di “referendum” online, nonostante al Ministro questa definizione non piaccia, sta dando il via ad un originale ed esclusivo processo di partecipazione dal basso: “Vogliamo aprire un dibattito in tutto il paese su questo bene primario. Voglio capire cosa ne pensano, e come vorrebbero la scuola, presidi, insegnanti, studenti, genitori, partiti, fondazioni, associazioni”, ha dichiarato l’inquilino di viale Trastevere a “La Repubblica” nei giorni scorsi.

La Carrozza ha deciso persino di iniziare a usare la sua pagina Twitter per raccogliere le prime idee. Ha lanciato l’hastag #openMiur per discutere e partecipare alla #costituente. Ai suoi 34.340 follower, con una serie di cinguettii, ha chiarito che “la Costituente non è un referendum ma una consultazione nazionale”.

Dalla stessa piattaforma ha lanciato le prime domande: l’autonomia scolastica come si deve realizzare? Che tipo di dipendenza dai governi nazionali o regionali si deve attuare? Chi deve reclutare gli insegnanti? I dirigenti scolastici? Il Ministro? Gli uffici regionali? I sindaci? Cosa pensano gli italiani dell’alternanza scuola lavoro? E’ un modo efficace per combattere la dispersione?

Infine con un ultimo tweet si è impegnata pubblicamente a fare una consultazione sugli ordinamenti e sui cicli di studi oltre che sulle nuove materie da inserire negli studi. Il resto, dieci domande che saranno disponibili sul sito del Ministero fino a maggio, completeranno la grande opera della Carrozza decisa a rendere pubblici i risultati a giugno e a presentare le indicazioni percepite dal ministero il prossimo mese di settembre.

E’ chiaro che siamo di fronte ad un modo innovativo di fare politica, almeno in Italia. L’idea di usare la rete e Twitter per lanciare una campagna per la scuola è coinvolgente. Tuttavia questa modalità ha dei rischi.

Il primo: si registreranno le proposte più assurde, si scriverà un grande libro dei sogni, ci s’illuderà di poter finalmente compiere una rivoluzione epocale in un momento storico in cui l’istruzione in Italia non è ancora una priorità per la politica.

Il secondo: Matteo Renzi in campagna elettorale aveva già parlato di una grande consultazione degli assessori all’istruzione del Partito Democratico. Ora arriva anche la Carrozza. Speriamo non si tratti solo di una gara alla partecipazione.

Il terzo: la scelta di aprire il dibattito a tutti è profetica ma accanto ad una consultazione popolare (che rischia di avere il gusto di populismo) serve un lavoro fatto da chi da qualche tempo sta sperimentando nuovi modelli pedagogici, nuovi metodi all’altezza dell’era digitale, nuove forme di gestione delle scuole e della partecipazione di genitori e studenti.

La Carrozza dovrà inoltre fare i conti con il fatto che ad oggi la scuola italiana è ancora composta da una buona fetta di docenti che non sanno usare il personal computer: docenti che non sono stati aggiornati per anni e che pertanto nemmeno compileranno il questionario online.

Va detto, comunque, che l’inquilino di viale Trastevere ci sta provando. E ha le idee (almeno le sue che forse non corrispondono a quelle dei burocrati che la circondano) chiare: “Alla scuola manca la diffusione del digitale, un investimento sui laboratori, biblioteche e palestre”, ha risposto a Corrado Zunino nell’intervista a “La Repubblica”.

Il ministro si è reso conto del gap che la scuola vive in termini digitali e ha cercato di porre rimedio stanziando 15 milioni per 1554 istituti delle scuole secondarie di secondo grado. I progetti approvati serviranno ad ampliare i punti di accesso alla rete Wifi, a potenziare il cablaggio fisico e a realizzare o adeguare l’infrastruttura di rete. Un piccolo passo rispetto ai 2.074 progetti presentati ma siamo sulla buona strada. Consultazioni e costituente online a parte, la Carrozza e il Governo non possono perdere un solo attimo per tentare di colmare la voragine che il Paese ha in termini di competenze digitali.

Il 2014 dovrà essere l’anno in cui puntare sul libro digitale, sulla rete di ebook già in essere senza timore della voce degli editori; dovrà essere un anno decisivo per la formazione digitale dei docenti stanando anche il sindacato su questo tema. Il treno è già passato. Speriamo che la consultazione popolare non sia una scusa per prendere altro tempo in attesa che cambi di nuovo l’inquilino di viale Trastevere.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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