#OpenRicostruzione ; Terre Mosse, la rete di imprese punta sul web

scienze

Cosa può servire ad un vivace tessuto imprenditoriale colpito a morte da un feroce terremoto quando decide di reagire e rimettersi a correre? Rafforzare la propria immagine di territorio produttivo e vitale, non cercare la pietà, ma far leva sulle parole d’ordine di sempre: qualità, efficienza, creatività.

È quello che è successo in queste settimane a circa 30 aziende del territorio modenese, dal manifatturiero al meccanico, dall’edilizia all’editoria, dall’agroalimentare al biomedicale, tutte accomunate dalla voglia di continuare a produrre e fare impresa, nonostante siano state duramente colpite dal sisma del 2012. Insieme hanno creato il marchio TERRE MOSSE, che accompagnerà per diverso tempo prodotti e manufatti, artigianali ed agricoli, nati sul territorio modenese dalle aziende terremotate.

«Terre mosse per sottolineare che sono prodotti fabbricati in un territorio mosso, dal terremoto ma anche da una grande vivacità, un movimento perpetuo che non si è mai arrestato nonostante il sisma e la difficile ricostruzione», spiega Alberto Nicolini – nella foto sopra, ospite di Radio 24 – imprenditore editoriale, presidente di Radio Pico a Mirandola fra i promotori della rete.

È un network che vuole puntare sulla qualità, facendo leva sul marketing territoriale e il web per potersi diffondere, sulla scia dei rapporti di solidarietà telematica che si sono messi in moto durante e dopo il sisma del 2012.

Cosa implica far parte della rete?

«Essere parte della rete Terre Mosse porta ad avere facilitazioni per l’accesso ad agevolazioni fiscali e a finanziare la partecipazione a programmi di ricerca e innovazione in collaborazione con università e centri di ricerca pubblici e privati. Inoltre i soci usufruiscono di formazione e contatti. Formazione che stiamo estendendo anche ad altri territori, che in simili situazioni di emergenza possono creare reti di imprese e rafforzarsi sul mercato».

Quindi voi non cercate una solidarietà caritatevole…

«Tutt’altro, quella ci farebbe dei danni.

Noi vogliamo rimettere in moto processi produttivi che lavoravano alla grande e che si sono fermati a causa dei danni del terremoto, oltre che per la crisi economica. Danni a cui le singole aziende hanno dovuto far fronte autonomamente, perché solo adesso, dopo 15 mesi, stanno arrivando i primi fondi per la ricostruzione».

A proposito di ricostruzione, le aziende associate che periodo stanno vivendo?

«Sono preoccupate, è chiaro. Molte hanno pensato di chiudere o andare via, ma alla fine sono rimaste. Nonostante non ci fosse stata nessuna forma di aiuto economico. A noi sarebbe bastato che una volta constatato l’ammontare dei danni ci fosse stato concesso un prestito per ripartire, soldi che avremmo poi restituito una volta arrivati i finanziamenti veri e propri.

Ma nulla. Aspettare 15 mesi per ricevere i finanziamenti può portare al paradosso che arrivano i soldi quando l’azienda ha magari già chiuso i battenti perché strangolata: è come se arrivassero le medicine a paziente morto».

Quali sono i prossimi passi della rete?

«Stiamo facendo conoscere il marchio, soprattutto attraverso il web. A quegli utenti che fin da subito, attraverso l’acquisto di Parmigiano Reggiano terremotato o di prodotti di filiera provenienti dalle nostre zone, hanno voluto non solo esprimere solidarietà ma hanno anche riconosciuto il valore dei nostri prodotti e della nostra capacità di fare impresa. Quindi molto web marketing e comunicazione virale del marchio: delle aziende, della rete e dei prodotti. E poi stiamo già lanciando l’operazione “pacco di Natale”, con una confezione regalo contenente prodotti a marchio TERRE MOSSE. Vogliamo ribadire che noi ci siamo, e continuiamo a fare impresa ad alto livello pur in un momento di grande difficoltà».

Bologna, 6 settembre 2013

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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