#OpenRicostruzione:Quando il Parmigiano Reggiano si salva grazie al web

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Un crollo che ha fatto il giro del mondo. Immagini che hanno scatenato sgomento e messo in moto una catena di solidarietà senza uguali, nel terremoto più social che abbiamo mai vissuto.

Erano passate poche ore da quel 20 maggio 2012 che tutto ha stravolto e modificato nella Bassa Padana quando una delle immagini più forti ed emblematiche che giravano sul web erano 20 secondi di un video muto, una sequenza inquietante di migliaia di forme di Parmigiano Reggiano, placide sulle loro scalere, che crollano al suolo frantumandosi in un irreversibile effetto domino.

Sono crollate e rovinate al suolo circa 42 mila forme di parmigiano, una tragedia. Il lavoro di due anni di stagionatura andato in fumo in 30 secondi…” E’ ancora scossa quando racconta quei concitati momenti, Elisa Casumaro, allevatrice e produttrice di latticini di Solara di Bomporto in provincia di Modena, e socia della caseificio La Cappelletta, la struttura di San Possidonio che ha riportato il grave danno.

“Siamo accorsi tutti lì, ognuno di noi ha subito diversi danni alle strutture, alle stalle, io ho perso anche alcuni capi, ma è chiaro che i danni al caseificio sono apparsi subito molto più gravi. Abbiamo dovuto attivarci subito per non perdere il lavoro di due anni, il tempo della stagionatura del formaggio. Noi avevamo già dato da mangiare agli animali per tutto quel tempo e se ora il formaggio andava perduto avremmo avuto un danno ulteriore, oltre a quello che già stava causando il sisma alle strutture.”

E’ così che è venuta l’idea di chiedere aiuto al web: un appello lanciato nella notte ad acquistare il formaggio solidale danneggiato, 10 euro al Kilo, con spedizione a casa. Rilanciato da varie associazioni del territorio, ha fatto in 24 ore il giro del mondo, arrivando ad ricevere ordini da tutta Europa.

Milioni di visite al sito che hanno mandato in tilt il server ma permesso di vendere tutto il formaggio in pochi giorni.

E’ stata una risposta incredibile, non me lo sarei mai immaginata. Basti pensare a tutto quello che ha messo in moto dopo: i mercati contadini, la vendita al dettaglio, la gente che veniva qui solo per vedere come stavamo noi e ci portavano le proprie cose. Una coppia di pensionati di Brescia ci ha regalato la roulotte delle loro vacanze perché avevamo la casa inagibile e volevano farci sentire che erano colpiti quanto noi dalla tragedia. Momenti forti”.

Passati i primi mesi, adesso le cose come vanno in azienda?

Abbiamo ricostruito la stalla ed il magazzino anche se siamo ancora un po’ precari nell’abitazione.

Dobbiamo darci delle priorità: prima di tutto il lavoro. Stiamo ripartendo anche se il primo formaggio che venderemo sarà fra 1 anno. Allo stato attuale, dunque, non ci sono grossi introiti. Facciamo un po’ di vendita diretta dei latticini freschi, qualche mercato della zona, ma è chiaro che non siamo solo noi a patire, tutta l’economia del territorio soffre, quindi a chi vendiamo? Purtroppo anche la solidarietà oltre un certo punto non può arrivare”.

Avete perso degli animali per causa del terremoto?

“Si, purtroppo. Abbiamo perso dieci vacche fra i crolli e lo stress dei primi giorni, ed il caldo e le condizioni precarie delle settimane successive. Piano piano le stiamo ricomprando. Anche qui, visto il buon successo dell’operazione Parmigiano Solidale abbiamo lanciato la campagna “adotta una mucca” come fanno le malghe in Trentino. Speriamo che questa iniziativa possa avere esiti positivi”.

E la ricostruzione del Caseificio la Cappelletta come procede?

“Abbiamo appena terminato la sua ricostruzione. Una ditta toscana ha rifatto i magazzini e le scalere: tutto molto bello e nuovo. Fa un po’ paura l’ idea che lo dobbiamo ancora pagare ma ci penseremo. Intanto lo stiamo riempiendo con le prime forme di Parmigiano che vedranno il mercato fra almeno altri 12/18 mesi”.

Chi vi sta aiutando?

“Noi. Nell’attesa di ricevere i finanziamenti ci rimbocchiamo le maniche, sostenendoci l’un l’altro. Per fortuna, anche se a volte c’è voglia di mollare e chiudere, poi passa. E lo scoramento viene a tutti ma in momenti diversi, così che c’è sempre qualcuno in forze che può far coraggio agli altri. Così ci sosteniamo come i formaggi sulle scalere, altrimenti quando crollano hai visto che botto?”

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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