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Parigi, gli anni meravigliosi

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Erano i primi anni Sessanta del diciannovesimo secolo quando quattro giovani pittori, allora quasi sconosciuti, iniziavano a Parigi un lungo percorso che li avrebbe portati ad influenzare profondamente la pittura francese e europea del decennio successivo.

Si chiamavano Camille Pissarro, Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir e Claude Monet. I quattro giovani condividevano l’interesse per la scossa che era arrivata alla pittura francese da artisti come Corot e Courbet, da un lato, e Manet dall’altro. Sentivano in modo diverso la forza della luce e il colore, rovesciando, nei loro dipinti, il ruolo dell’ombra, e cominciando a dare al paesaggio un volto nuovo.

Questo sguardo radicalmente diverso sulla realtà, che modificava anche la rappresentazione di un volto o di una figura, prendeva le distanze dalle opere più formali ed accademiche presentate in quegli anni ai Salon parigini da artisti come William Adolphe Bouguereau.

La sua “Grande Bagnante”, esposta nel 1864, si contrappone alla tela dal medesimo soggetto dipinta negli stessi anni da Edouard Manet. “Le bagnanti sulla Senna” di Manet se ne distanzia, con la sua corporea vitalità, fino ad apparire l’atto di nascita di un nuovo mondo nella pittura, che per lungo tempo si sviluppa in parallelo all’arte dei Salon.

Galleria fotografica

Questi due mondi, contrapposti ma strettamente intrecciati, vengono ripercorsi dalla mostra “Parigi. Gli anni meravigliosi. Impressionismo contro Salon”. Curata da Marco Goldin e aperta presso a Castel Sismondo di Rimini fino al 27 marzo 2011, l’esposizione presenta un centinaio di dipinti e sculture provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo.

La mostra di Rimini vuole indagare e raccontare, per la prima volta in Italia, un capitolo affascinante della storia dell’arte, il periodo che ha fatto di Parigi e di tutto il territorio francese il centro del mondo artistico.

L’arte degli impressionisti e la loro nuova visione del mondo e della luce non resta però a lungo esclusa dai Salon. Come scriveva nel 1877 Frédéric Chevalier, «l’impressionismo ha finito per entrare al Salon ufficiale. Da questo punto di vista, analizzando non per partito preso le opere dei diversi artisti contemporanei, ci si rende conto della sua importanza entro il movimento naturalista dei giorni nostri e si dà il giusto valore agli elementi di rinnovamento che esso contiene».

Oltre a Manet, al Salon vengono accettati a più riprese Monet e Pissarro, Sisley e Degas, Bazille e Renoir, Cézanne e Guillaumin, Morisot e Fantin-Latour, solo per citare i principali artisti, più o meno riconducibili all’impressionismo, tutti presenti a Castel Sismondo, con opere sia esposte nei Salon che rifiutate.

Dopo una breve introduzione, composta da tre soli quadri – di Ingres, Bouguereau e Carrière – la mostra si sviluppa in tre sezioni tematiche. La prima è dedicata a “Volto, corpo e figure”, la seconda a “Nature sospese” e la terza a “Lo specchio della natura”.

Completano l’esposizione riminese una serie di fotografie originali, provenienti dalla straordinaria collezione del Musée d’Orsay di Parigi, dedicate agli allestimenti del Salon nella seconda metà dell’Ottocento ed eseguite da uno dei maggiori fotografi dell’epoca, Gustave Le Gray, ed un allestimento che ricostruisce la Parigi del XIX secolo.

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Scritto da luxu

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