Cosa sta accadendo in Emilia ad 1 anno dal sisma?
Cavezzo, Mirandola, Camposanto, San Felice sul Panaro, Reggiolo o Medolla sono alcuni dei Comuni colpiti dal terremoto del 20 maggio 2012 ma, oltre alla trasparenza amministrativa, doverosa ed in linea con le più avanzate pratiche di e-goverment, i racconti di chi vive il territorio possono farci conoscere meglio ciò che è successo allora. E ciò che sta accadendo adesso. Senza intermediazioni.
Grazie a OpenRicostruzione, dati e grafici rendicontano donazioni e progetti in corso. Ma cosa sta accadendo nel cratere del sisma emiliano tra imprese ed associazioni, sindaci e mamme, negozi e squadre di calcio?
Dal cratere emiliano, storie di Open Ricostruzione è un progetto di raccolta di memorie per non perdere sguardi e parole di donne e uomini che hanno vissuto la tragedia del sisma.
A quasi 1 anno da quel maledetto sabato sera di primavera, vogliamo andare oltre la rendicontazione istituzionale per costruire e condividere una memoria.
Attraverso interviste a sindaci, amministratori, imprenditori, attivisti, giovani dj, mamme, negozianti, birrai artigianali e sdore, vogliamo far emergere le storie e le “tribolate umanità” per raccontare e monitorare ciò che sta accadendo ora.
Pensiamo che ognuno abbia una storia da raccontare e che le parole di chi ha vissuto il sisma, cristallizzate in un ambiente digitale, possano contribuire ad una migliore comprensione e informazione. Come citizen journalist, ci muoveremo assieme ai partner del progetto Open Ricostruzione, alla ricerca di racconti e dando la possibilità di segnalare dal basso le esperienze che vanno raccontate. A tal fine, abbiamo predisposto questo semplice form.
In linea con i bisogni che emergeranno, capiremo se sarà necessario munirsi di altri strumenti. Faremo incontri territoriali cercando nodi informativi disposti a condividere racconti per non dimenticare e per monitorare. Ogni martedì, pubblicheremo un frammento dal cratere emiliano, perchè di storie di Open Ricostruzione ne abbiam bisogno sia noi che ascoltiamo sia chi le ha vissute in prima persona. L’obiettivo è creare un racconto “non unidirezionale” che faccia emergere emozioni, ricordi e riflessioni per avviare una costruzione della memoria collettiva, una sorta di mappatura emotiva che possiamo condividere grazie ad una nuova piazza, i media digitali.